la Repubblica, 19 agosto 2019
L’ipotetico programma dell’alleanza Pd-M5s
Quale potrebbe essere il programma di una eventuale coalizione tra Partito democratico e Movimento Cinque Stelle?
Se su salario minimo, ruolo dell’Italia in Europa e diritti le posizioni di dem e grillini sono vicine, restano comunque punti di divisione notevoli: sulle grandi opere e sulla riforma della giustizia non sembra esserci alcuna possibilità di accordo Mentre potrebbe aprirsi una discussione
sul taglio dei parlamentari
Accordo possibile
Iva e salario minimo
Scongiurare l’aumento dell’Iva dal primo gennaio 2020. Su questo M5S e Pd convergono.
Bisogna però trovare 23,1 miliardi senza massacrare la spesa sociale. Accordo possibile anche su salario minimo orario a 9 euro – ma senza penalizzare la contrattazione decentrata, chiede il Pd – tutele per i rider, taglio del cuneo fiscale, meglio se permanente e legato alle assunzioni dei giovani per il Pd. Altro punto di contatto, una politica fiscale a favore della famiglia, con l’ipotesi di assegno unico e revisione dei bonus. E la parità di genere nelle retribuzioni.
Euro e deficit
La vecchia proposta di Renzi spingere il deficit alla soglia del 3% per 3 anni – potrebbe essere rispolverata. Ma né Pd né M5S vogliono uscire dall’euro, far volare lo spread o rompere con Bruxelles. Il voto condiviso per Ursula von der Leyen alla Commissione Ue lo dimostra. Altri punti in comune: togliere gli investimenti pubblici dal calcolo del deficit, rivedere il Fiscal Compact (le regole sui bilanci), dirottare più risorse su scuola, sanità, pubblico impiego, non autosufficienza. Chance per l’idea del Pd di eurobond fino al 5% del Pil dell’Eurozona per finanziare ricerca e crescita.
Diritti e ambiente
Un grande piano per rilanciare la Green Economy, l’economia verde e sostenibile, è un altro punto di vicinanza tra M5S e Pd. E anche sui diritti civili – dal biotestamento al fine vita – le convergenze sono a portata di voto. Financo sulla cannabis, in Parlamento ci sono diverse proposte dem a favore della legalizzazione, altrettante di matrice pentastellata. La chiusura dei cannabis shop invocata dalla Lega e avallata dalla sentenza della Cassazione – è stata un danno per i piccoli esercizi, cari ai Cinque Stelle.
Sulla chiusura domenicale dei negozi, Pd e M5S hanno idee diverse, ma l’intesa è possibile.
Accordo difficile
Reddito e pensioni
Le due misure bandiera del governo gialloverde sono destinate a una profonda revisione in caso di governo giallorosso. Il reddito di cittadinanza non sarebbe cancellato, ma il Pd chiederebbe di tornare alla filosofia di un Rei allargato: assistenza ai poveri separata dal sostegno ai disoccupati. In bilico Quota 100. La misura pensionistica vale 3 anni. Ma il Pd l’ha sempre giudicata un fardello sui conti pubblici e per le tasche di figli e nipoti. Si potrebbe tornare a un sistema simile all’Ape sociale, per consentire un’uscita anticipata a chi fa lavori pesanti e gravosi.
Meno parlamentari
Sul taglio dei 345 parlamentari, provvedimento bandiera del Movimento, le posizioni di Pd e 5 Stelle sono diverse. I dem in passato, quando c’era Renzi, volevano ridurre i senatori ma in un’ottica di riforma complessiva del sistema bicamerale. Una convergenza non è impossibile e anzi, un accordo si porterebbe dietro la revisione dei collegi elettorale e della legge elettorale. Magari rimarcandone la natura proporzionale. Altro ambito di riforme è quello dell’autonomia, tema di scontro tra 5S e Lega. La versione soft richiesta dall’Emilia – governata dal Pd – può essere la via mediana.
Sicurezza e migranti
Decreti sicurezza, immigrazione e poi chissà, anche lo ius soli. Sui primi due punti tutta la “sinistra 5 Stelle” e Pd più Leu concordano che, rispetto all’anno e oltre di chiusure nette del Viminale e pugno duro contro chi salve le vite in mare, bisogna tornare ad un approccio più umano. Il M5S ha sempre subito la veemenza di Salvini, col Pd la fase di propaganda sulla questione può cambiare. Da rivedere, forse, anche gli accordi con la Libia ai tempi siglati da Minniti.
Complicato riformare il sistema di cittadinanza, materia che lo stesso Pd al governo con Gentiloni decise di evadere.
Accordo impossibile
Tav
Il Pd è per la Tav. I Cinque Stelle da sempre contro. Il tema è di quelli che possono far fibrillare qualsiasi coalizione. Ma anche qui l’intesa non è impossibile, visto che già il premier Conte tra lo sconcerto degli elettori pentastellati – aveva tolto il nodo dal tavolo, dichiarando che i costi per l’Italia di un eventuale abbandono della linea ferroviaria ad alta velocità tra Torino e Lione sarebbero oramai – ad opera avviata superiori ai benefici. La mozione contraria del M5S bocciata a inizio agosto – è sembrata più un atto dovuto che un ritorno allo storico cavallo di battaglia.
Ilva e trivelle
Il sogno di fare un parco giochi al posto dell’Ilva di Taranto oramai è derubricato a vecchia battuta di Beppe Grillo.
L’acciaieria è nelle mani di ArcelorMittal, nonostante le minacce di Di Maio di chiuderla. Anche l’immunità penale per le violazioni ambientali antecedenti la gestione anglo-indiana è stata rinnovata dal ministro del Lavoro pentastellato, seppure a tempo fino al 2023. Di certo, le infrastrutture possono essere motivo di frizione tra Pd e M5S, incline al no alle opere con impatti ambientali: la Gronda di Genova o le trivelle in mare per la ricerca di petrolio.
Riforma della giustizia
Da una parte un approccio “giustizialista”, dall’altro uno più di stampo garantista. Sulla carta le distanze tra 5 Stelle e Pd – specie quello renziano sembrano incolmabili. In gioco c’è lo stop alla prescrizione che, se non ci saranno modifiche, diventerà effettivo dal 2020. I 5 Stelle fissano a nove gli anni di durata massima dei processi, altro punto sensibile. Ci sarà poi eventualmente da trovare un equilibrio tra due diritti: quello alla informazione trasparente e quello alla privacy, con la pubblicazione delle intercettazioni con rilevanza penale e di contesto.