Corriere della Sera, 19 agosto 2019
Mentre Tokyo studia un asfalto speciale per proteggere i maratoneti dal caldo, Doha fa partire le corse a mezzanotte. Ecco come il riscaldamento globale cambia lo sport
In un mondo in cui i salmoni dell’Alaska muoiono bolliti nell’acqua innaturalmente calda del fiume Yukon, anche i Giochi olimpici e i Mondiali hanno un cerchio alla testa.
A 339 giorni dalla XXXII Olimpiade estiva (24 luglio-9 agosto 2020), che tra meno di un anno verrà ospitata da una Tokyo in piena emergenza afa, gli organizzatori hanno chiesto disperatamente aiuto a Toshihiko Seko, 63 anni, maratoneta che ha rappresentato il Giappone ai Giochi ‘84 e ‘88. Come preservare gli atleti dai colpi di calore è diventata l’ossessione di un evento che, non a caso, aveva ospitato l’edizione ‘64 in pieno ottobre. I test event che si sono susseguiti a Tokyo per tutta l’estate hanno emesso un intenso odore di disastro imminente. Accorciata la gara di corsa del triathlon femminile (da 10 a 5 km), senza poter impedire una raffica di svenimenti. Gregorio Paltrinieri, stella del nuoto azzurro, si è riportato a casa in valigia le serie perplessità per una prova in acque libere cominciata alle 7 del mattino con una temperatura dell’aria già superiore ai 30°, falcidiata da ritiri («La gara più calda mai fatta» ha detto il tunisino Mellouli, tre medaglie olimpiche). Nel test del triathlon paralimpico, sabato, gli atleti non sono nemmeno entrati in acqua: oltre alla temperatura folle (la Federazione cancella la prova se alla partenza si è sopra i 30,9°), la baia di Tokyo presentava un livello di E. coli più del doppio sopra il limite.
Come se non bastasse, in un’estate in cui da fine luglio già 57 persone in tutto il Giappone sono decedute per le complicazioni dell’eccezionale ondata di calore, il morto per infarto in un cantiere olimpico ha alzato l’ansia oltre il livello di guardia.
In acqua
La baia giapponese registrava 30 gradi alle 7 del mattino ai «test event» di luglio
Il global warming, insomma, non risparmia nessuno. E si cercano in tutta fretta contromisure. Toshihiko Seko è stato ingaggiato per suggerire, da maratoneta, consigli che vadano oltre le spugne bagnate a ogni rifornimento e le nuvole di acqua vaporizzata già viste in azione a Pechino 2008, quando il caldo in Cina non fece sconti. E allora ecco l’idea dell’asfalto speciale con cui catramare il percorso delle martone della corsa e della marcia, in grado di respingere una percentuale di raggi infrarossi tanto da abbassare la percezione del calore di dieci gradi. In soccorso agli atleti anche l’ombreggiatura di alberi che non verranno più potati, mentre agli edifici lungo il tracciato verrà chiesto di aprire agli spettatori il piano terra refrigerato.
Non è solo Tokyo 2020 a doversi adattare ai cambiamenti climatici. Mentre dall’anno prossimo tutti e quattro i tornei del Grande Slam di tennis avranno almeno un campo con tetto retrattile (Parigi sarà l’ultima ad uniformarsi), l’ingordigia dell’emiro Tamim bin Hamad Al Thani metterà il Qatar al centro del rovente playground dello sport dal 27 settembre, quando con la maratona donne programmata alle 23.59 (ora locale) per evitare il caldo torrido scatterà il Mondiale di atletica leggera, al novembre 2022: per la prima volta nella storia, il calcio ridisegnerà tutti i suoi calendari per permettere al Campionato del mondo di svolgersi nell’inverno boreale, in una zona di mondo che si sta attrezzando con stadi refrigerati (a quale costo per le risorse del pianeta?) in vista di una finale il 18 dicembre, a ridosso di Natale. La giovanissima attivista svedese Greta Thunberg era solo una scolara quando il 2 dicembre 2010 il Congresso della Fifa guidato da Sepp Blatter, il padrone del vapore nel frattempo caduto in disgrazia, votava a maggioranza la prima sede mediorientale di un Mondiale di calcio dal 1930.
Pista notturna
La maratona donne slitta per la prima volta alle 23.59 in Qatar, per scongiurare l’afa
E non dormono preoccupate (poco, data la canicola) solo le Olimpiadi estive, l’atletica e il calcio. Se l’aumento della temperatura mondiale da qui al 2030 non verrà tenuto sotto 1,5° rischiano l’estinzione anche i Giochi della neve, di cui l’Italia si è aggiudicata l’organizzazione nel 2026 con Milano-Cortina. I lungimiranti organizzatori russi di Sochi 2014 avevano ingaggiato come consulente Mikko Martikainen, snowmaker finlandese: stipate 594.360 mq di neve di riserva e incrociate le dita che non faccia troppo caldo, aveva sentenziato l’esperto. Funzionò.