la Repubblica, 19 agosto 2019
210 miliardi il valore del sommerso
Un euro e ottanta centesimi per ogni ora di lavoro. Succede in Italia, nel 2019. Senza che questo provochi indignazione collettiva, sconcerto, vergogna. Così è passata quasi inosservata la notizia di un giovane (il fatto che fosse bengalese non ha, ovviamente, alcun rilievo) pagato 1,80 euro all’ora per lavorare dalla mattina alla sera, per quasi undici ore consecutive, come pastore a Casamassima, in provincia di Bari. Il suo sfruttatore (un pregiudicato di 46 anni) è stato arrestato. Meglio, però, non voltare pagina, non abbassare lo sguardo o fare spallucce, e provare, invece, a capire perché possa succedere in un Paese che resta tra le otto grandi economie mondiali, che ha una forte tradizione sindacale, che ha messo il lavoro nel primo articolo della sua Costituzione anche per proiettarsi nel futuro e cancellare il passato corporativo. Ci sono i numeri che aiutano a raccontare i nostri comportamenti. In Italia, quella che l’Istat definisce “l’economia non osservata”, e cioè il sommerso economico e le attività illegali, vale circa 210 miliardi di euro, pari al 12,4 per cento del Pil. Il 37,2 per cento di questa quota importante dell’economia deriva dal lavoro irregolare. Ci sono 3,7 milioni di lavoratori irregolari, pari a circa il 15,6 per cento del totale. La maggior parte di questo lavoro nero o grigio si svolge nel settore dei servizi alla persona (poco più del 47 per cento), nell’agricoltura (il 18,6 per cento), nelle costruzioni (il 16,6 per cento) e negli altri servizi. Insomma il sommerso è tra noi. Come ben sappiamo quando non chiediamo la ricevuta fiscale all’idraulico o al meccanico, sedotti dallo sconto presunto e, invece, complici consapevoli di una catena di grandi e piccole irregolarità (fiscali e contributive) che conducono fino al pastore di Casamassima. Non chiudiamo gli occhi: è così. C’è una responsabilità collettiva che produce l’economia sommersa così estesa, uno scarso senso civico, una carenza di solidarietà, una miopia disarmante. Nel nostro Paese c’è un vicepremier ancora in carica, nonché ministro dell’Interno, che recentemente ha detto (tra gli applausi) che non ci dovrebbe essere alcun limite all’uso del contante. «Ognuno è libero di pagare come vuole e quanto vuole». Anche per questo Casamassima è così lontana da Stoccolma.