il Fatto Quotidiano, 18 agosto 2019
Plusvalenze e scambi a rate. Il nuovo mercato dei calciatori
L’estate di Lukaku e De Ligt, forse di Icardi e Dybala, sicuramente di Spinazzola e Pellegrini, Radu e Pinamonti, Neto, Jordao e decine di altri carneadi: non giocatori, plusvalenze viventi. I top player magari cambieranno il volto della Serie A, ma sono i piccoli nomi che la tengono a galla. Centinaia di operazioni apparentemente insignificanti eppure preziose: al giorno di Ferragosto, in Serie A ci sono state 524 cessioni e 644 acquisti (fonte Transfermarkt). Oltre mille movimenti sui bilanci: il calciomercato oggi serve ad aggiustare i conti, più che le squadre. E non è ancora finita: il “baraccone”, come l’ha definito il mister dell’Atalanta Gasperini, proseguirà fino al 2 settembre, oltre l’inizio del campionato (la Figc di Gravina ha cancellato la fine anticipata, una delle poche cose buone fatte dal commissariamento Coni)
Tanti acquisti, pochi soldi (veri)
Dietro ogni transazione ci sono calcoli complicati, formule fantasiose. Prendiamo i due acquisti dell’estate, Matthijs de Ligt alla Juventus e Romelu Lukaku all’Inter: pagati 85 e 75 milioni, somme mostruose che però diventano abbordabili se pagabili in comode rate in 5 anni. Oppure Nicolò Barella, dal Cagliari ai nerazzurri per oltre 45 milioni di euro, il centrocampista italiano più caro di sempre. Sulla carta: in realtà il trasferimento è in prestito, per cui l’Inter ha sborsato per il momento solo 12 milioni (il resto dopo).
È così che oggi si fa il mercato, e che spese apparentemente insostenibili si conciliano con i bilancio. Lo spiega bene il portale Calcio e finanza, che ha dedicato degli approfondimenti al mercato delle big. Nonostante una campagna da 200 milioni (“la più cara di sempre”, è stato scritto), il costo della rosa dell’Inter è aumentato di “soli” 40 milioni. Il Milan, che per i suoi conti in rosso è stato addirittura escluso dall’Europa League, sembra stia spendendo e spandendo: Leao, Hernandez, Krunic, Bennacer, Duarte. “Come fa?”, si chiedono in tanti. In realtà il costo della rosa è addirittura inferiore di 25 milioni rispetto all’anno scorso. Al contrario, la ricca Juventus si trova in imbarazzo per dover vendere diversi giocatori che gravano sulle casse. E questo anche perché alcuni acquisti a parametro zero, a zero non lo sono affatto: i vari Rabiot e Ramsey, arrivati in scadenza e quindi teoricamente gratis, costano decine di milioni in stipendi o commissioni agli agenti, veri padroni del mercato.
Quanti scambi fra big: una mano lava l’altra
Dietro ai colpi che accendono i sogni dei tifosi, c’è un’infinità di trasferimenti, prestiti, scambi. Plusvalenze. È la parola magica: si tratta del guadagno derivante dalla differenza fra il prezzo di cessione del calciatore e il suo costo a bilancio (diverso dal prezzo d’acquisto). Parte dal principio che i giocatori sono considerati alla stregua di “beni”, in quanto “patrimonio” del club. Ed è questo che fa scattare il meccanismo perverso, quasi incontrollabile: creare ricavi dal nulla per gonfiare i bilanci.
Ormai è una prassi: Il Fatto ha già dedicato un’inchiesta ai casi borderline, ma anche senza sfiorare l’illecito questo mercato non ha fatto eccezione. Anzi, visto che il giochino funziona, ormai le grandi hanno preso addirittura a scambiarsi i giocatori fra loro. Se io ti compro un giocatore a 50, e tu uno mio più o meno alla stessa cifra, entrambi metteremo a bilancio un guadagno. Così Quella 2019 è stata l’estate del “gioco delle coppie”: Spinazzola e Luca Pellegrini tra Juventus e Roma, Manolas e Diawara tra Roma e Napoli, Danilo e Cancelo tra City e Juve. Ma si potrebbero citare anche Demiral e Rogerio, Radu e Pinamonti, ecc. Scambi di dubbia utilità tecnica ma finanziariamente convenienti per tutti. Difficile spiegare, ad esempio, perché i bianconeri hanno ceduto Cancelo per acquistare un altro terzino poco difensivo come Danilo (difetto che veniva contestato al portoghese). Tutto ha più senso, però, nel momento in cui si scopre che l’ipervalutazione di entrambi i cartellini (gonfiata addirittura fino a 65 e 37 milioni) ha permesso ai club di realizzare una grossa plusvalenza. All’orizzonte potrebbe esserci già il prossimo caso, il più clamoroso: anche la telenovela Icardi rischia di finire in un altro scambio, magari alla Juve per Dybala. Situazione diversa (quello del centravanti nerazzurro è un caso particolare), la soluzione è la stessa.
Il report Figc: il 22% dei ricavi è gonfiato
Messa così, sembra la panacea di ogni male: il fatturato lievita, il bilancio respira. Infatti le operazioni si moltiplicano. Il problema, però, è che è quasi tutto virtuale. Dietro quelle cifre non ci sono risorse vere: la plusvalenza si segna tutta subito, anche se i soldi arrivano dopo o non arrivano mai (spesso gli scambi di giocatori reciproci sono a flusso zero). L’effetto è gonfiare il bilancio. Lo certifica anche il “Report calcio 2019” della Figc: nel 2017-2018 sono cresciute sia le plusvalenza (713 milioni, letteralmente esplose nelle ultime due stagioni) che i debiti, vicini a 4 miliardi. E questo perché il 22% del fatturato di un club è fatto di questi ricavi spesso fittizi, mentre le spese sono sempre tutte vere. Dopo questo mercato i dati peggioreranno ancora. Il presidente Figc Gravina vorrebbe intervenire ma è dura, l’inchiesta del 2018 su Cesena e Chievo Verona conclusa quasi in nulla: non esiste un criterio per stabilire il valore oggettivo di un calciatore (e quindi sanzionare i responsabili). Così il “baraccone” va avanti finché non finisce la liquidità in cassa per pagare stipendi e scadenze: è abbastanza difficile che succeda in Serie A, dove c’è un miliardo l’anno di diritti tv, unica vera fonte di sostentamento del calcio italiano. Per mettere a posto i conti ci sarà sempre un’altra sessione di trasferimenti: in fondo a questo serve davvero il calciomercato.