Robinson, 18 agosto 2019
Le donne di John Fante raccontate dal figlio Jim
Dicono che dietro ogni grande uomo ci sia una grande donna. Ma questo detto non vale per mio padre. Dietro di lui ci sono state quattro grandi donne. Senza ciascuna delle quali oggi non si celebrerebbe il quattordicesimo festival di John Fante.
La prima è stata la madre di John, Mary Fante, un’onesta italo americana di Napoli cresciuta a Chigago. John era il primo dei suoi quattro figli avuti con Nicholas Fante, un muratore che lavorò sia a Denver sia a Boulder in Colorado. La famiglia lottava per arrivare a fine mese. Gli inverni erano rigidi e il salario del nonno non era sicuro. Mary spesso sfamava la famiglia con quello che riusciva a mettere insieme tra negozi di alimentari economici ed avanzi. Anche dopo che mio nonno lasciò la famiglia, lei trovò sempre una soluzione.
Anche quando John andò a Los Angeles per seguire la carriera di scrittore, sarebbero rimasti in contatto e John avrebbe mandato i soldi a casa. Il rispetto per la tenacia di sua madre era illimitato. Andando avanti con gli anni, Mary venne a vivere con noi a Malibu. Oramai aveva più di settanta anni, era mentalmente confusa ed impegnativa. John sentiva che era un onore prendersi cura di lei. La adorava.
Nel 1937, John Fante incontrò a Roseville in California quella che sarebbe poi diventata sua moglie, Joyce Smart. Joyce si era laureata a Stanford, era un ex redattore notturno del quotidiano di Stanford, e un’autrice in erba a tutti gli effetti. Aveva ammirato un articolo di John dal titolo Spade e rose comparso su un giornale locale e ne aveva parlato con sua zia Addie la quale aveva incontrato John e organizzato un te con lui. John e Joyce avevano subito incrociato i loro sguardi, rimanendo fortemente attratti l’uno dall’altra. Però c’era un problema, perchè la madre di Joyce pensava alla figlia laureata a Stanford e a John semplice contadino, uno qualunque. La madre disapprovava pesantemente il loro rapporto e, per un certo periodo, diseredò sua figlia. Nel frattempo però Joyce aveva familiarizzato con il talento da scrittore di John ed era disposta a sacrificare la sua carriera per diventarne moglie e mentore.
Così iniziò una storia di 46 anni fra John e Joyce Fante. Lei fu la sua critica più severa, la sua maggior sostenitrice e la madre dei suoi quattro figli. Capì che John era un artista talentuoso e tutelò la sua capacità di scrivere con tutta la forza che poteva. Credeva fermamente che ogni cosa lui scrivesse fosse importante e lo era. Salvò e conservò tutto: le lettere di John, i manoscritti originali, le sceneggiature, qualunque cosa. Lo incoraggiò a tornare a scrivere i suoi romanzi anche quando non era più nelle grazie di Hollywood. Si prese cura di lui quando la sua salute peggiorò a causa del diabete, diventò cieco e subì una doppia amputazione. Lui scrisse il suo ultimo romanzo Sogni di Bunker Hill dettandolo a Joyce e lei trascrisse la sua prosa perfetta su di un blocco giallo, parola per parola. Quando mio padre ci lasciò nel 1983, Joyce continuò a sostenere e ad amministrare il suo lavoro. Era la sua missione, diceva. Era stata brava in questo.
Mia madre morì nel 2005. La sua migliore amica e confidente è stata mia sorella Vickie. Negli anni precedenti alla sua morte, Vickie non solo ha aiutato mia madre a gestire le situazioni personali e di salute, ma ha investito molto tempo a cercare di capire quello che nostra madre era stata per John Fante. C’erano diversi grandi schedari, organizzati in ordine cronologico, non solo con tutti i lavori di mio padre, ma anche con le tante lettere ed i contratti stipulati con tutti. Vickie studiò tutto e successivamente organizzò il trasferimento dei suoi archivi presso Ucla ( Università della California, Los Angeles). Oggi questi archivi sono a disposizione degli studenti di tutto il mondo. Ora, circa 36 anni dopo la morte di John Fante, con un piccolo aiuto da parte mia, Vickie è ancora la manager principale della sua carriera letteraria. Lei si assicura che la sua luce brilli ancora luminosa e che possa essere splendente come non mai.
Per concludere, la quarta grande donna nella vita di John Fante è sua cugina, Giovanna Di Lello. Ha iniziato ad occuparsi del lavoro di John Fante qualche anno fa e, con l’amministrazione comunale di Torricella Peligna, ha creato il Festival nel 2006. Oggi abbiamo un concorso letterario annuale su John Fante ed anche una linea di vini dedicati a lui e prodotti dalla nostra azienda locale vitivinicola Contesa.
John Fante sa ciò che queste quattro donne hanno fatto, sa perfettamente che non avrebbe potuto fare tutto questo da solo. Il suo lavoro era quello di mettere parole su carta e lo ha fatto molto bene. Questo è innegabile. Le donne della sua vita hanno fatto ogni sacrificio affinché quelle parole potessero continuare a vivere. Ed è proprio così, la leggenda continua.