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 2019  agosto 18 Domenica calendario

Giosetta Fioroni parla con Arbasino, Ceronetti, Zanzotto, La Capria...

WIMBLEDONX
Giosetta Fioroni ama raccontare (e dipingere) storie. Questa vocazione da favolista è stata alimentata dalle sue costanti frequentazioni. Suo nonno farmacista era amico di Vincenzo Cardarelli. Gli anni di formazione – trascorsi all’Accademia di belle arti di Roma – sono segnati dalla lezione visionaria di Toti Scialoja. E ancora: nei primi anni Sessanta, si accosta alle esperienze della neoavanguardia promosse dalla rivista «Il Verri» e dal Gruppo 63. Proprio in quel periodo inizia la travolgente relazione con Parise. In questa costellazione, occupano un posto di rilievo i dialoghi e le collaborazioni (per spettacoli teatrali e per illustrazioni di libri) con personalità come, tra gli altri, Arbasino, Ceronetti, Zanzotto, La Capria. Non senza una certa nostalgia, ripensiamo a quel tempo nel quale artefici di drammaturgie dipinte e creatori di esercizi letterari condividevano necessità, istanze, tensioni.
Quelle voci attraversano la poetica di Fioroni, in bilico tra pop e lirismo. In linea con gli animatori della Scuola di Piazza del Popolo (Schifano, Angeli, Festa), mira a salvaguardare il gusto per la figurazione, evitando di spingersi verso i territori del concettualismo. La sfida: saldare il gusto comunicativo della Pop Art con la storia dell’arte. Arricchendo l’«impasto» di segreti rinvii autobiografici.
Autrice di un’involontaria Recherche, Fioroni si serve di media diversi per dipingere quadri abitati da barlumi fugaci: volti, gesti, sguardi. Come un archivio di momenti perduti. Impronte di quotidianità. Brandelli d’infanzia. Infine, iconografie perturbanti, tracce di angosce latenti, oscure disperazioni che agitano l’inconscio, in attesa di trovare possibili risonanze. L’arte si dà come diario privato portato in pubblico; tentativo di rielaborare emozioni e ferite.
Impegnata a disegnare i contorni di una sorta di neoromanticismo, Fioroni vuole arrivare a far coincidere dimensione esistenziale e artistica, trasformando ogni evento e incidente in un fatto estetico. È quel che emerge dalle opere realizzate per «la Lettura», nell’ambito del nostro progetto su arte e poesia. Due omaggi a un amico di anni lontani: Alberto Arbasino. Un dipinto basato sulla tecnica del collage. In basso, i profili dell’autore di Fratelli d’Italia e della stessa Fioroni: due sfingi, all’interno di una cornice. In alto, un cuore sanguinante, con i bordi gialli, su uno sfondo azzurro, interrotto da lampi granata. Accanto, poche parole («Il meraviglioso, anzi»): è il titolo di un divagante libro di viaggi attraverso musei e mostre di Arbasino (1985).
A questo quadro Fioroni ha aggiunto un piccolo «trucco» d’impronta dadaista. Una lettera a un poeta più «occasionale» e «sublime», in cui ha ritagliato alcuni versi tratti da Matinée (1983) e li ha rimontati con libertà, in una disinvolta riscrittura.
Per combinare eterogenee situazioni affettive, Fioroni modula un linguaggio elegante, tenero, sentimentale, intimamente femminile, a tratti melanconico, talvolta velato di ironie. Anche nelle sue più recenti prove si può cogliere quel talento che era stato elogiato con finezza da Giuliano Briganti. «Una caparbia aspirazione alla delicatezza, alla leggerezza, alla grazia, (…) una solitaria attitudine al gioco, come il ricordo dolcissimo, struggente, di stanze, di giardini, di piccole cose piene d’anima».