Il Messaggero, 18 agosto 2019
Il gelato vale 7 miliardi
Neanche il ferragosto ha rallentato le riunioni dei nuovi manager per avviare i programmi di rilancio del ramo gelati della Pernigotti di Novi Ligure. Il marchio Mastri Gelatai è stato infatti appena rilevato da Giordano Emendatori, uno dei big del gelato italiano fino al 2014, quando cedette a un fondo americano la sua Mc3, che nel Riminese fatturava 110 milioni di euro producendo (e vendendo in 120 paesi del mondo) materie prime per gelati. Con Mastri Gelatai, Emendatori spera di raggiungere in pochi anni i 200 milioni di ricavi.
I DATI
Il mercato dei gelati – considerato anticiclico – è del resto un comparto che non sembra subire crisi. Lo dimostrano i dati economici, nonostante la brutta primavera che aveva ridotto i consumi del freddo che si mangia. Ma in queste settimane di agosto gli acquisti sono ripartiti alla grande, stando alle rilevazioni provvisorie dell’Istituto Gelati Italiani sui prodotti confezionati. Anche se è presto per capire se si torna ai livelli del 2017: nel 2018 la produzione è stata di 210.270 tonnellate in calo dell’1,3% sul 2017, con un fatturato in lieve crescita dello 0,8% a quota 2.080 milioni di euro. I gelati industriali italiani piacciono anche all’estero: ne vendiamo per 230 milioni di euro (per il 20% in Germania e poi in Uk, Francia, Spagna e Paesi Bassi) a fronte di 109 di import.
«Il cono – commenta Michelangelo Giampietro, presidente dell’Igi – domina incontrastato con il 41% delle preferenze». Del resto, l’icona del gelato industriale da passeggio è il Cornetto Algida che quest’anno ha raggiunto i 60 anni di vita. «Il cono – aggiunge Giampietro – è seguito ad una certa distanza dal barattolino o dalla vaschetta con il 22%. Il biscotto piace al 13% dei consumatori, la coppetta al 12%, lo stecco all’11%, infine il ghiacciolo viene preferito dal 5%». La forte fidelizzazione al gelato industriale italiano è merito anche della diversione di prodotto delle aziende che hanno puntato sulle novità di gusto e formati, al bio, vegan e al senza (senza glutine, lattosio, uova, eccetra).
GLI ADDETTI
Imponente anche il giro d’affari delle gelaterie artigianali. Le previsioni dell’Osservatorio Sigep indicano un 10% in più di fatturato sui 2,7 miliardi di euro del 2018 grazie alle 39 mila gelaterie italiane (il record a Roma con 1.409 botteghe e 4.286 addetti, seguita da Napoli e Torino). Secondo la Camera di Commercio di Milano gli addetti in tutta Italia sono quasi 75 mila. Altri 2,1 miliardi – valuta la Cna Alimentare – sono frutto della filiera del gelato artigianale. Come i 535 milioni di euro dell’industria delle macchine e degli arredi per la gelateria (l’Italia è leader nel mondo con il 90% del mercato mondiale detenuto da 23 aziende specializzate) e i 600 milioni di euro spesi per gli ingredienti per gelato e semilavorati. Le gelaterie artigiane italiane ogni anno comprano circa 220 mila tonnellate di latte, 64 mila tonnellate di zuccheri, 21 mila tonnellate di frutta fresca e 29 mila tonnellate di altre materie prime.
Infine un dato estremamente significativo sul made in Italy: ogni nuova gelateria artigianale aperta nel mondo genera per l’Italia un export di 125 mila euro.
LA QUALITÀ
Il mercato mondiale non sembra soffrire crisi: 100 mila – valuta Cna – sono le gelaterie di qualità nel mondo, con circa 500 mila addetti e un giro d’affari di 17 miliardi di euro. Con questi numeri alle spalle, la scommessa di Emendatori sui gelati Pernigotti sembra un rischio calcolato. «Sono tornato al vecchio amore – ha dichiarato – perché quello della produzione del gelato artigianale è in forte espansione, noi italiani siamo leader. Chi vuole imparare a fare un ottimo gelato deve venire da noi per comprare la nostra materia prima e i nostri macchinari. Da Sidney all’Alaska da New York al Sud Africa il gelato parla italiano».