Libero, 18 agosto 2019
Le giraffe stanno sparendo
Non attaccano quasi mai. Fosse per loro se ne starebbero tutto il giorno a racimolare le foglie più alte degli alberi. A mangiucchiarle tra i denti e a ruminare con la loro dentatura spessa che assomiglia a una gigante dentiera per vecchi. Ma le giraffe non vengono lasciate in pace. I più temibili predatori della savana sono in agguato dietro i cespugli e quando il vento dell’Africa si placa, il sole è alto e gioca a colorare le nuvole che si arrotolano su loro stesse, spuntano fuori, rincorrono gli eleganti mammiferi dalle gambe lunghe. E le giraffe preferiscono scappare piuttosto che dar battaglia ai leoni e alle tigri. Il loro carattere mansueto non le aiuta e or ora è uscita persino una ricerca che attesta una silenziosa, ma inesorabile, estinzione della specie. In Africa, in trent’anni, dal 1985 e il 2015, sono diminuite del 40%. Migliaia sono state uccise. I forconi aguzzi dei cacciatori, gli spari feroci e meschini dei fucili, le hanno fatte fuori. L’Unione internazionale per la conservazione della natura (Uicn) ha lanciato l’Sos. Il mammifero più alto del mondo, che dorme in piedi, strappa centinaia di foglie al giorno dagli alberi e osserva il mondo guardando all’ingiù, è in pericolo. Oggi popolano l’Africa solo 98mila esemplari. Sorprende che ce ne siano così poche e che l’estinzione di questi animali sia un rischio concreto. La giraffa la incontriamo nelle riserve naturali, nei parchi chiuse dietro le sbarre dei recinti o grandi vetrate. Col muso che sorride, fanno sbellicare dalle risate i bambini negli zoo. Protagoniste indiscusse di cartoni animati, film, libri disegnati. Pupazzi, giocattoli, magliette, ne riproducono l’aspetto originale. Le gambe che più lunghe e sottili non si può, le corna, il pelo chiazzato e il collo talmente affusolato che guardato dal basso, dove siamo noi, sembra poter sfiorare le nuvole. Anche se a sorreggere l’enorme gola, hanno solo sette vertebre cervicali, esattamente come l’uomo, di venticinque centimetri l’una. «VULNERABILI» Eppure già nel 2016 l’allarme era stato lanciato. Per le associazioni ambientaliste non è una novità. L’Uicn da tre anni ha inserito le giraffe tra le specie “vulnerabili”. Per decenni, sull’altopiano di Laikipia, in Kenya, le giraffe sono state uccise dai locali per dare da mangiare al villaggio per una settimana interna, mentre la pelle veniva utilizzata come cure e per fabbricare oggetti mentre la coda pelosa era regalata agli anziani come simbolo. Le ossa e il cervello delle giraffe, per anni, sono stati considerati un rimedio contro l’Aids. E così sono state sterminate, centinaia e poi migliaia, per soddisfare le cieche credenze umane. In Africa Orientale la situazione è ancora più preoccupante. Qui il calo è stato del 60%. Per non parlare della giraffa nubiana scomparsa al 97%, mentre quella del Kordofan è diminuita del 85% in Africa centrale. In Somalia, Sud Sudan, Centrafica e Repubblica democratica del Congo, sono i conflitti ad essere colpevoli degli stermini. Il bracconaggio è una pratica quotidiana e le guerre tra gli uomini distolgono l’attenzione dal fenomeno. Mentre ci si ammazza, vengono fatte fuori pure le giraffe, senza controllo, senza che gli animali abbiano il tempo di fuggire, inconsapevoli che i colpi di fucile uccidono. La carne della giraffa è richiesta. Viene venduta in via clandestina dove non si può, o tra i banchi del mercato dove invece viene ammesso. Sono tre sottospecie di giraffe ad essere minacciate: la nubiana e la Kordofan, classificate in pericolo critico, e la Rothschild considerata quasi minacciata. Anche la perdita del loro habitat le ostacola in tutti i modi. Il continente africano che immaginiamo, con la savana sterminata e gli animali che corrono liberi per chilometri e chilometri, è in parte cambiato. L’aumento della popolazione umana in alcune zone dell’Africa, ha fatto perdere terreno agli animali, confinati in spazi sempre più stretti, a contatto coi predatori selvaggi, dai quali è diventato quasi impossibile fuggire. Le giraffe se da lontano annusano l’odore aggressivo dei carnivori, corrono. Si muovono sinuose tra gli arbusti a una velocità di 56 chilometri orari. Velocissime, agili, saltano come piume. La loro nascita è un brusco evento. I cuccioli di giraffa, appena nati, cascano da un metro e mezzo di altezza. Hanno la pelle dura pure da piccoli: si rialzano subito e dopo un’ora dal parto sono già capaci di reggersi in piedi. Ancora un po’ maldestre, inesperte, ma già veloci e dure. «La giraffa è un animale molto grande che si vede facilmente nei parchi, dando l’impressione che le cose vadano bene. In realtà non è così e oltretutto la maggior parte dei problemi si verifica fuori dalle aree protette», ha dichiarato Julian Fennessy, co-presidente del gruppo esperti dell’Uicn per le giraffe.