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 2019  agosto 18 Domenica calendario

Intervista a Elisabetta Trenta. Parla dei migranti e di Salvini

È arrivata da pochi minuti la notizia dello sbarco, nel porto di Lampedusa, dei 27 minori presenti sulla nave Open Arms dopo sedici giorni in mare. «Finalmente», dice la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta. E sarebbe difficile sintetizzare meglio l’attuale distanza da Matteo Salvini e dalla «politica dei porti chiusi e dei muri che non funziona, serve semmai più Europa», dice infatti Trenta, ma anche da chi crede che si possa tenere in piedi questo governo, perché «chi ha tradito una volta lo farà ancora. E a questo punto, la porta della Lega io non la riaprirei».
A bordo della Ong rimangono però ancora 107 migranti. Lo sbarco dei minori è stato il primo passo verso una risoluzione della vicenda?
«Non ne posso ancora avere contezza, ma dopo tanti giorni in mare la situazione a bordo è certamente negativa. Ecco perché mi sono attivata personalmente per risolvere la questione dei minori a bordo».
Salvini parla di «presunti minori».
«Tra di loro ci sono due neonati di nove mesi, uno dei quali con problemi respiratori. Dal 13 agosto, ad ogni modo, ci siamo coordinati con il presidente Conte, il ministro Toninelli, e abbiamo coinvolto anche Salvini ma lui non ha mai risposto ai nostri messaggi. Avevo persino chiesto al Capo di stato maggiore della Difesa se ci fosse una nave vicina che potesse intervenire e prendere a bordo i minori; poi è arrivata la sentenza del Tar che ha sospeso il decreto sicurezza bis e non ce n’è stato più bisogno».
Lei si è anche rifiutata di firmare il divieto di ingresso nelle acque italiane che voleva Salvini. Solo una questione di «umanità»?
«Ho deciso di non controfirmare il decreto anche perché l’ho considerato un atto elusivo della decisione di un giudice, senza che fossero intervenute delle novità sostanziali. Ho ritenuto più forti le ragioni della sospensiva del Tar».
Ma è d’accordo con i contenuti del decreto sicurezza bis?
«Condivido l’idea che le migrazioni vadano gestite e controllate. E l’ho firmato, anche se credo non sia sufficiente. La fermezza sui confini, la politica dei porti chiusi e dei muri, non funziona di fronte a un fenomeno come quello migratorio. Serve un maggiore coinvolgimento dell’Europa e un intervento massiccio per stabilizzare economicamente e politicamente alcune regioni dell’Africa».
Per le sue posizioni è stata messa recentemente alla gogna da Salvini e dalla galassia social leghista. Come ha reagito?
«Ho subito attacchi incredibili sui social. E voglio dirlo chiaramente: partiranno tantissime querele. Abbiamo strumenti per poterci difendere e dobbiamo lottare contro questi strumenti di manipolazione dell’opinione pubblica, utilizzati spesso per destabilizzare un esecutivo».
In questo caso, sarebbe un pezzo del governo che ne destabilizza un altro. Non le sembra assurdo?
«Dopo il tradimento di Salvini, le giudico medaglie. Se lui mi identifica come il nemico da abbattere, vuol dire che sto lavorando bene. Eppure, proprio ieri rileggevo dei vecchi messaggi che gli avevo inviato. Il tono era collaborativo, amichevole. Gli dicevo di essere convinta come lui che ci dovesse essere una regolamentazione dei flussi migratori».
E adesso è tutto finito?
«Vedo che ogni strada è ancora aperta. Le confesso che la prima reazione è stata di grande tristezza. Ci sono ancora così tanti dossier aperti sui quali stavo lavorando, soprattutto per il personale della Difesa, e che temevo di dover abbandonare incompiuti. Ma tanta gente ci sta dicendo di andare avanti».
Il punto è con chi. Lei tornerebbe con la Lega?
«Io penso che chi ha tradito una volta, tradirà di nuovo. E che quella della Lega sia una porta che non vada riaperta».
D’accordo, resta solo il Pd.
«Non saprei. In questo momento serve silenzio e tempo per trovare una soluzione. Ho assoluta fiducia nel Presidente Mattarella e nella capacità di negoziazione del premier Conte».
Senza Lega cambierebbe la politica migratoria?
«Qualsiasi governo arriverà, dovrà puntare i piedi e al tempo stesso collaborare con l’Europa. Non si può aprire a tutti, come era prima. Dall’altra parte, però, se decidiamo di aprire in un certo modo, dobbiamo avere la capacità di comunicarlo e di non creare attriti tra le fasce più deboli della popolazione».
Intanto Angela Merkel ha annunciato di voler riaprire la missione europea Sophia per il pattugliamento del Mediterraneo e di voler mettere alla guida la Germania. L’Italia resta a guardare?
«Sarebbe un errore enorme perdere l’unica missione europea, finora a guida italiana, che ci permette di giocare un ruolo centrale nel Mediterraneo. Se la Germania o la Francia o un altro paese europeo ne si metterà al comando, lasceremo il controllo di un’area strategica per il nostro Paese. Credo sia ancora possibile riprendere il timone di Sophia. Ne sto parlando con Conte e lui è assolutamente d’accordo con me».—