la Repubblica, 18 agosto 2019
Intervista a Manuela Nicolosi, l’arbitro che ha messo all’angolo anche il capitano dei Reds
Adesso chi avrà il coraggio di dire a una donna che non conosce il fuorigioco? La bocca del pregiudizio l’ha cucita Manuela Nicolosi a colpi di bandierina: uno, due, tre volte su, senza il minimo errore nella sfida di Supercoppa europea fra Liverpool e Chelsea, la prima diretta da un trio tutto al femminile.Manuela, sa che lei, Stephanie Frappart e Michelle O’Neill, avete preso a calci i pregiudizi di chi non ha fiducia negli arbitri donna?«Be’ sì, visto no? E questo è il primo passo».
Possibile grazie alla designazione per la sfida di Supercoppa Europea.
«Il primo a congratularsi è stato l’arbitro Paolo Valeri: era emozionatissimo, quasi più di me. Ci allenavamo insieme a Roma, poi abbiamo passato 45 giorni insieme durante il Mondiale femminile. La mia prima telefonata invece è stata alla mia famiglia: ero molto emozionata, loro erano presenti alla finale donne 20 giorni fa, li ho chiamati e ho detto: “Faccio un’altra finale…"».
Lei è italiana ma dirige in Francia, in Ligue 2, la loro B.
«Ma la mia carriera è iniziata in Italia: fui la prima donna arbitro nell’eccellenza romana. Poi ho preso una borsa di studio Erasmus e sono arrivata in Francia: ho una doppia laurea in economia aziendale, ho frequentato una scuola privata di management».
E l’Italia non le manca?
«Ho iniziato a lavorare in Francia, prima nella finanza come dipendente. Ora con tutti gli impegni internazionali ho dovuto cambiare: mi occupo dello sviluppo di attività immobiliari in Italia».
Che effetto fa dirigere due delle squadre più forti d’Europa?
«Dal fischio d’inizio non era più Liverpool-Chelsea, ma solo una partita: rossi contro blu. So che molti hanno notato quando al capitano del Liverpool ho fatto spostare il pallone su un corner in cui l’aveva posizionato male: ma non è che se sei il capitano del Liverpool fai come vuoi».
Tante chiamate di fuorigioco, da parte sua, e nemmeno un errore.
«Prima della partita abbiamo studiato tanto le tattiche delle squadre, valutato in quali zone fosse più facile un fuorigioco».
Il momento più difficile?
«Almeno due gol erano al limite, anche quello annullato: chiamate complicate, ma anche Stephanie è bravissima. Poi tra il primo e il secondo tempo mi sono trovata a discutere con Emerson che era un po’ agitato. Gli ho detto: “Se ti rivolgi così non lo accetto”. Si è scusato e ne abbiamo sorriso. Anche loro hanno realizzato che eravamo brave».
Pensava che sarebbe mai arrivato questo momento?
«Abbiamo dimostrato che si può fare, si fa. Ma è merito del coraggio dei nostri capi. Rosetti era alla prima designazione per una Supercoppa, aveva seguito il Mondiale femminile, ha preso informazioni da Collina, ha visto come avevamo arbitrato. Non ha avuto dubbi, è stato coraggioso.
Ma per nessuno fino a qualche settimana fa era immaginabile».
Il presidente Uefa Ceferin vi ha detto qualcosa?
«Prima della partita è venuto nello spogliatoio, ci ha dato l’in bocca al lupo: “Sappiamo che avete tutte le capacità per dirigere questa partita”.
Alla fine lui e Rosetti erano felicissimi, per loro è una scommessa vinta».
E una sfida ai pregiudizi: voi per essere lì avete superato gli stessi test fisici previsti per gli uomini.
«Ci alleniamo tutti i giorni, altrimenti non arrivi a farle queste partite. E non è finita qui. Dicono che il calcio femminile sia più lento, ma non è vero. Sfido chiunque a dirigere gli Stati Uniti o l’Olanda, squadre che corrono come gli uomini. È stato un anno di lavoro intenso, di preparazione. Ma due mesi di emozioni vere, una più forte dell’altra, impossibile dire quale di più. Gli arbitri si allenano durante le grandi competizioni tre ore al giorno. I test sono molto impegnativi, molti non lo immaginano. Siamo atleti a tutti gli effetti».
Le piacerebbe dirigere un giorno un match di Serie A italiana?
«Non è un mio obiettivo, l’obiettivo è la Ligue 1 francese, spero di dirigere un Psg-Monaco. Ovviamente non mi dispiacerebbe nemmeno Juve-Napoli, ma oggi è impossibile.
Chissà, magari un giorno le farò in Champions».
Una donna tra 22 uomini: le capita di sentirsi discriminata?
«Al mio livello no. Ma anni fa succedeva. E non è cambiato molto, visto che in Supercoppa avevano invitato due ragazze arbitro discriminate in Italia. Magari adesso dopo la nostra dimostrazione cambierà qualcosa. Magari adesso se qualcuna verrà offesa potrà rispondere: caro mio, una terna femminile ha diretto la Supercoppa Europea. E senza sbagliare un fuorigioco».