la Repubblica, 18 agosto 2019
La propaganda anti ong sui social
Il vecchio cavallo di battaglia è già pronto, collaudato. Le organizzazioni non governative impegnate nei salvataggi dei naufraghi nel Mediterraneo centrale, le teorie del complotto «migrazionista», accordi – mai provati – tra gli operatori umanitari e i trafficanti libici. È bastato che a Sabaudia risuonasse il richiamo alle urne e la macchina della propaganda è ripartita. Non solo le strutture di comunicazione della Lega, la «Bestia» guidata da Luca Morisi. Qualcosa di più sottile, meno visibile, ma organizzato e strutturato. Un network tra think-tank, influencer, mediattivisti e organizzazioni identitarie. Un asse che puntò a monopolizzare l’attenzione sul tema delle migrazioni e delle Ong già nel 2017, tirando la volata alla politica «porti chiusi» di Matteo Salvini.
Dai primi giorni di agosto su questo tema – e sul Mediterraneo, strettamente collegato con la politica italiana – è tornato particolarmente attivo il centro studi Gefira, con sede in Olanda. Diversi tweet su Ong, sui flussi migratori, riproponendo la teoria del pull-factor (l’accusa rivolta a chi salva i naufraghi di essere un fattore di attrazione per i flussi migratori). Gli obiettivi sono, ancora una volta, le Ong: «Open Arms e Medici senza frontiere stanno organizzando una catastrofe umana per motivi politici. Dovrebbero scaricare queste persone a Tripoli», è il tweet pubblicato il 16 agosto. E ancora, poco prima, con l’immagine di Salvini: «Appello a falsi concetti di umanità? Porti aperti? Non in mio nome, Italia, rialza la testa!». In diversi post il centro studi olandese parla di un «un’onda umana» che sta attaccando l’Europa. Molti tweet riprendono le immagini e la propaganda di un altro account molto noto nel giro sovranista, «Migrant Rescue Watch», in stretto collegamento con Tripoli, specializzato nel diffondere materiale video e fotografico della Guardia costiera libica.
Gefira non è un think-tank qualsiasi. Dal suo sito, alla fine del 2016, partì la campagna di delegittimazione dei salvataggi umanitari e l’accusa di connivenza tra Ong e trafficanti di uomini attivi in Libia, ipotesi mai provate. Fu una sorta di punto zero della propaganda prima delle elezioni politiche del 2018. L’analisi di Gefira venne ripresa da alcuni influencer legati alla destra sovranista, come Luca Donadel, studente di comunicazione che elaborò un video ispirato alle tesi del centro studi olandese. Con un sistema collaudato: si crea il format per rilanciarlo nelle reti social. Il peso del think-tank attivo nella campagna anti Ong e che torna ad occuparsi del nostro Paese è visibile tracciando le carriere dei membri del board, con un filo che dall’Olanda porta fino al Parlamento italiano. Proviene direttamente dal centro studi olandese uno dei principali analisti dell’associazione Machiavelli, think-tank fondato dal sottosegretario leghista agli Esteri Guglielmo Picchi, ispiratore di molte politiche anti Ong del vice premier Salvini. Si chiama Carlo Sacino ed è l’autore di punta dei principali dossier su Ong e migrazione del Machiavelli.
Accanto a Gefira si muovono alcuni network organizzati, veri motori della propaganda anti Ong sulle reti social– soprattutto su Twitter – pronti ad attivarsi prima delle elezioni, offrendo un supporto di analisi ai partiti della destra estrema. Non più di cinque o sei account, quasi sempre anonimi, ma in grado di preparare e disseminare pacchetti pronti all’uso per la propaganda. Dal marzo 2017, ad esempio, inizia ad operare un gruppo ristretto, specializzato nel monitoraggio delle attività delle Ong nel Mediterraneo. Tra i più attivi c’è un account riconducibile ad un attivista lettone (che in rete si fa chiamare JB) in grado di raccoglie dati sui movimenti delle navi umanitarie. Mappe nautiche, rotte e big-data pronti all’uso, rilanciati dagli account della destra radicale e filo Lega per accusare di connivenza con gli scafisti le organizzazioni umanitarie. La campagna dura fino alle elezioni politiche italiane. Alla fine del 2018 l’obiettivo è la Spagna, con un supporto agli account Twitter legati al partito Vox a ridosso delle elezioni politiche di aprile. E ora, da meno di un mese, l’attenzione è tornata di nuovo sull’Italia.