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 2019  agosto 17 Sabato calendario

La Rai è fuori dalla Champions

 Il «no» del Tribunale di Milano, il secondo dopo quello del 26 giugno, è definitivo: la Rai è fuori dalla Champions League. Respinto anche il secondo ricorso intentato verso Sky che ha concesso in sublicenza a Mediaset, per le prossime due stagioni, la trasmissione in chiaro di una partita a settimana della ex Coppa dei Campioni. «È stato stabilito in via definitiva che Sky non ha l’obbligo di concedere in sublicenza alla Rai il diritto di trasmettere le partite di Champions», sottolinea lo studio legale Cleary Gottlieb, che ha difeso Sky attraverso gli avvocati Mario Siragusa, Ferdinando Emanuele e Roberto Arge. Il contenzioso risale al 25 gennaio scorso, quando Rai comunica di voler esercitare l’opzione prevista dal contratto concluso nel 2018 (sotto la presidenza Maggioni) e quindi, a fronte dei 40 milioni pattuiti, ottenere da Sky la sublicenza a trasmettere una partita di Champions in chiaro per i prossimi due anni. La pay tv satellitare il 30 gennaio replica però di non considerare efficace l’opzione perché con l’ingresso in campo di Dazn, Sky non aveva più gli stessi diritti del triennio precedente e, quindi, cadeva uno dei paletti dell’intesa con la tv pubblica. Dopo il fallimento dell’incontro conciliativo del 7 febbraio, il 28 febbraio Sky cede a Mediaset la sublicemza e il 5 aprile Rai deposita ricorso.
I SOLDI SUL TAVOLO
Pier Silvio Berlusconi alla presentazione dei palinsesti nell’annunciare il ritorno in campo delle sue tv (dopo i Mondiali di Russia finite fuori gioco) aveva quantificato la spesa della sua azienda «vicina» ai 40 milioni di euro messi sul piatto dalla Rai (la cifra oscillerebbe tra i 42 e i 45 milioni di euro). Sulla carta, quindi, la Rai questa corsa alla ex Coppa dei Campioni l’avrebbe persa per appena 2-5 milioni di euro. In realtà già nella prima ordinanza del 26 giugno il Tribunale aveva giudicato «erronea» la convinzione della Rai di poter esercitare l’opzione proprio in virtù delle mutate situazioni di mercato. Diritto di opzione che, infatti, ieri il Tribunale di Milano, alla luce delle obiezioni mosse da Sky, «è allo stato seriamente revocabile». Al di là dei malumori di dover pagare un canone per un prodotto impoverito, per il cittadino cambia poco: potrà comunque vedere una partita di Champions a settimana su una delle tre reti del Biscione (le telecronache saranno di Pierluigi Pardo, erede di Sandro Piccinini che non tornerà).
LA RABBIA E L’ORGOGLIO
Nell’ordinanza viene definita «infondata» la pretesa di coinvolgere Mediaset nel secondo ricorso, ben sapendo dell’accordo fin dal primo ricorso: «È in quel momento – si legge nell’ordinanza – che la ricorrente, se davvero avesse ravvisato la necessità di integrare il contraddittorio con l’attuale sublicenziatario (cioè Rti, ndr), avrebbe dovuto prospettarla al giudice chiedendo di poter notificare le proprie domande cautelari anche a Rti, necessità sulla quale l’elemento del prezzo corrisposto da quest’ultima, comprensibilmente oscurato nel documento osteso in udienza da Sky, non spiega alcun rilievo processuale». «Rai si è attivata in modo tempestivo, puntuale e rigoroso» si difendono da viale Mazzini. Ma in una nota Usigrai e cdr di Rai Sport auspicano «che il prossimo cda metta all’ordine del giorno della prima riunione il tema dei Diritti Sportivi». «Abbiamo la Nazionale, l’Under 21, la coppa Italia in esclusiva e siamo i primi a trasmettere in chiaro gli highlights della serie A – sottolineano in casa Rai – Trasmetteremo le Olimpiadi e le Paralimpiadi di Tokyo e tanti altri eventi extra calcio». Ma il passo indietro è evidente. «Noi oggi non potevano andare ad un rilancio», dicono da viale Mazzini.