Corriere della Sera, 17 agosto 2019
In morte di Peter Fonda
Era l’anno di Woodstock. L’America si faceva crescere i capelli e viaggiava su moto dai manubri lunghi come quelli dei bisonti. La musica lasciava i juke box e si scatenava con ritmi mai sentiti prima. L’America bigotta e perbenista si scopriva debole e indifesa. SproFondata nella palude del Vietnam.
Era la nuova America di Peter Fonda, un cognome che voleva dire cinema. L’attore che, ieri, è morto a Los Angeles. Aveva 79 anni. Da tempo era malato ai polmoni. Figlio di una leggenda come Henry e fratello di Jane, la barricadera attrice icona dei diritti civili. E padre di Bridget che recitò con Bernardo Bertolucci. E anche Peter aveva capito che il suo mestiere aveva un valore sociale.
In quel 1969 che capovolgeva il mondo usciva Easy Rider, la pellicola di una generazione nuova. C’era dentro tutta la voglia di un Paese che cercava di spostare i confini della Nuova Frontiera. Quella evocata dai Kennedy che avevano pagato con un tributo di sangue il sogno di un Paese più giusto. Peter Fonda incarnava gli ideali ribelli. «C’era nell’aria in quei tempi un’atmosfera rivoluzionaria: Hollywood era pronta per essere reinventata, la vecchia guardia aveva perso il contatto con il pubblico, soprattutto i giovani – disse in un’intervista di qualche anno fa – Ed ecco che arriviamo noi, giovani e pieni di idee che la vecchia generazione non capiva; mentre i giovani ci capivano benissimo, e non a caso hanno subito amato Easy Rider. E non eravamo soli: tanti film all’ epoca andavano fuori dalle regole, film come Bonnie and Clyde, per esempio. Ma Easy Rider era speciale perché noi protagonisti facevamo davvero parte della generazione del sesso, droghe e rock ‘n roll».
Ma Peter Fonda era anche un attore talentuoso. Che ha ottenuto meno riconoscimenti di quanti meritasse. Ha ricevuto il Golden Globe per il miglior attore in un film drammatico e la nomination all’Oscar al miglior attore per il film L’oro di Ulisse (1997). È stato inoltre nominato all’Oscar alla migliore sceneggiatura originale per il film Easy Rider, da lui prodotto nel 1969. Poco per un attore come lui. Pagò la vendetta della majors e di un mondo che negli anni Settanta cercò la restaurazione.
E un ribelle come Peter dava fastidio.La sua moto di Easy Rider tormentava gli incubi dei benpensanti americani. Lui e Dennis Hopper, l’altro attore protagonista era diventati dei simboli da abbattere.
Peter venne anche arrestato durante una delle manifestazioni degli anni Sessanta. Era amico dei Beatles e di tutto quel mondo artistico e musicale dell’epoca. Ci sono anche ombre nella vita di questa star di una Hollywood così poco usuale. Come l’uso di droghe e atteggiamenti ben al di là della trasgressione. Ma come per altri grandi talenti gli è bastato il successo planetario di Easy Rider per passare alla storia. Il road movie dove recitò anche un giovane Jack Nicholson. Vedere il film, il viaggio in moto da Los Angelkes alla Louisiana di questi motociclisti con bandana sulla testa e un chopper sotto di loro, come un cavallo dei primi pionieri del West.
C’erano gli echi dei romanzi di Jack Kerouac, l’andare su una strada dove non era importante la destinazione, ma solo il viaggio. L’America faceva i conti con una gioventù che non ne poteva più delle menzogne del potere. Ma Easy Rider fu anche il punto più alto della rivolta, lo spartiacque dopo il quale il Paese tornò a impaurirsi sotto la presidenza Nixon. Ma Peter Fonda restò un’icona fi un futuro possibile.