Libero, 17 agosto 2019
Ecco perché gli uomini non ascoltano le donne
La storia è sempre quella: la donna si lamenta di non essere ascoltata dal compagno e questi non sa trovare il modo di smentirla, perché sa che le accuse che gli vengono mosse sono vere. I buoni propositi di prestare orecchio e di non perdere il filo del discorso, tuttavia, sono destinati a fallire, ed ecco che infatti, la volta successiva, egli ricade nell’errore. Se non siete ancora riusciti a trovare una risposta a tutto questo, oggi ve la offre la scienza: la voce femminile causa stanchezza al cervello maschile. Questo basterebbe a spiegare l’alienazione che coglie l’uomo durante quei discorsi per i quali, la partner, sollecita attenzione, ma per dimostrarvi che le dottrine in oggetto hanno un fondamento concreto, ve ne argomentiamo l’origine: un’indagine ad opera dell’Università inglese di Sheffield (Inghilterra) ha dimostrato, attraverso le scansioni cerebrali di 12 uomini intenti ad ascoltare voci maschili e femminili, che le vibrazioni vocali della donna, per essere recepite ed elaborate dall’interlocutore di sesso opposto, richiedono maggiore dispendio energetico rispetto a quello necessario alla comprensione delle vibrazioni vocali maschili, le quali avrebbero una gamma di frequenze meno complessa. Le donzelle saranno ben liete di sapere che non si sbagliavano accusando l’altro di noncuranza, ma saranno altrettanto gaudenti i garzoni, i quali potranno finalmente addurre una scusa plausibile al loro proverbiale stoicismo. Pare che tutto questo sia riconducibile alle scarse analogie tra la struttura delle corde vocali maschili e femminili: esse differiscono nella forma e nella laringe, e ciò non si ripercuoterebbe tanto sulle capacità comprensive della donna quanto su quelle dell’uomo, il cui encefalo, nell’udire la voce femminile, si attiverebbe su più aree per decodificarne il “suono ostico”: il risultato sarebbe la stanchezza o, nei casi limite, l’esaurimento. Come se non bastasse, a complicare le cose si aggiunge il fatto che le fanciulle hanno un marcato istinto ad esternare anche ciò a cui l’uomo non ritiene necessario dare parola, e questo le porta a paccare di quella che gli viene spesso imputata quale “logorrea”. Visti i limiti di comprensione tra maschio e femmina, non stupisce che molti uomini invidino il Neanderthal, al quale viene sovente attribuita una comunicazione di tipo telepatico, esente quindi da fraseggi ed elucubrazioni linguistiche. Ma ad oggi in cui i pensieri pretendono di essere espressi e veicolati attraverso il lessico e la parola, a metterci un po’ di buonsenso non dovrebbe essere tanto l’uomo – come fino ad ora gli è stato rimproverato di non fare – quanto la donna, la quale, se si aspetta di essere recepita ed ascoltata, dovrebbe intercalare le dissertazioni con qualche pausa utile a favorire l’assimilazione dei concetti che vuole trasmettere all’interlocutore di sesso opposto. Dopotutto quante volte capita, tra il serio ed il faceto, di sollecitare la partner a prendere fiato durante i suoi discorsi a metà tra la conversazione ed il soliloquio! Ebbene, in questi casi potrebbe non essere l’insensibilità maschile a parlare, quanto l’affanno di un cervello che non sa assorbire gli stimoli ricevuti, ed implora che gli venga concesso il tempo necessario a dargli ordine.