Corriere della Sera, 17 agosto 2019
I gabbiani fanno precipitare gli aerei. In Russia un Airbus A321 ha fatto un atterraggio d’emergenza in un campo di grano
Un po’ di abilità dei piloti e un po’ di fortuna (il terreno piatto, nessun edificio nei paraggi) hanno evitato quella che poteva essere la peggior strage dei cieli dell’anno. A Ferragosto un Airbus A321 della Ural Airlines con 233 persone a bordo, subito dopo essere decollato dall’aeroporto Mosca-Zhukovsky, ha perso l’uso di entrambi i motori dopo aver risucchiato alcuni gabbiani, in zona chissà se per le riserve d’acqua o per il cibo offerto dalle discariche.
Il comandante Damir Yusupov, ex avvocato 41enne, ha «accompagnato» il velivolo verso un vicino campo di mais, badando a non fare troppi danni per evitare l’incendio visto tutto il kerosene nei serbatoi. «Non ho avuto paura, ho visto un campo agricolo davanti a me e ho sperato di atterrare delicatamente», ha detto ai giornalisti locali. Ieri lui e il co-pilota hanno ricevuto dal presidente russo Vladimir Putin il titolo di «Eroe della Federazione russa», il più alto riconoscimento del Paese. Yusupov è stato paragonato a Sully Sullenberger, che nel gennaio 2009 fece ammaraggio nel fiume Hudson a New York – dopo che i volatili avevano messo fuori uso i motori – salvando 155 persone.
Ma l’incidente di due giorni fa allarma le agenzie che si occupano della sicurezza del trasporto aereo perché conferma i loro timori. «L’impatto violento tra volatili e aeromobili è in costante aumento nel mondo», dicono dall’Enac, l’ente nazionale dell’aviazione civile. Questo non solo perché si vola di più e si segnalano gli eventi con maggiore frequenza, «ma anche per l’incremento di molte popolazioni di animali selvatici negli ultimi decenni», scrivono nell’ultima relazione redatta con Bird strike committee Italy. A far salire il rischio è pure l’evoluzione fisica di diversi volatili, cresciuti rispetto a quarant’anni fa del 3-5% in peso e apertura alare, stando a uno studio su Global Change Biology. I motori – sottolineano gli esperti – sono realizzati per reggere nella maggior parte dei casi l’impatto. Ogni giorno centinaia di uccelli finiscono risucchiati. Ma le lame non sono fatte per reggere l’urto con un esercito di volatili o con quelli di grandi dimensioni, così la turbina finisce per smettere di funzionare. Se di solito si verifica un «wildlife strike» ogni 13 milioni di voli – stima Gilberto Lopez Meyer, vicepresidente e responsabile della divisione Sicurezza e operazioni di volo della Iata, l’associazione internazionale delle compagnie aeree – è ancora più raro che i volatili mettano fuori uso entrambi i motori. Quello del 15 agosto è il secondo caso in un decennio.
Dal 1988 a oggi – calcola l’Enac – a livello globale l’impatto con gli animali ha causato la morte di almeno 282 persone e la distruzione di 262 aerei. Negli Usa gli incidenti a causa della fauna selvatica sono passati dai 1.847 del 1990 a 14.661 (+694%) del 2018, in Italia dai 348 del 2002 a 825 del 2017 (ultimo dato disponibile) dopo il picco di 1.313 nel 2016. Nel mondo, sostiene l’Icao (l’agenzia dell’Onu per l’aviazione civile) dal 2001 al 2015 sono stati almeno 140 mila. Tra riparazioni e ritardi ai voli l’aviazione Usa spende quasi un miliardo di euro l’anno, l’Italia una quarantina di milioni.
Gli aeromobili risucchiano diverse specie di uccelli. Nel nostro Paese si tratta soprattutto di rondini, gheppi, gabbiani e piccioni. Gli incidenti seguono il ciclo di vita degli animali, luglio e agosto sono i mesi con più casi – con picchi alle 8 del mattino – e le fasi di volo maggiormente coinvolte sono la decelerazione/l’atterraggio (44,8%) e l’accelerazione (20%). La presenza delle discariche non aiuta perché attira in particolare i gabbiani reali: la chiusura nel 2014 di un impianto vicino a Fiumicino – svela il dossier italiano – «ha ridotto la presenza della specie del 43%» in un anno.
Per tenere alla larga gli uccelli gli aeroporti usano diversi sistemi di dissuasione come quelli che emettono «richiami d’angoscia» oppure le pistole a salve, le sirene bi-tonali o le luci ad alta intensità, i cannoncini a gas o i laser. Ma, dati e fatti alla mano, non sempre è sufficiente.