la Repubblica, 17 agosto 2019
La General elettric, Bernie Madoff e un buco da 38 miliardi
Lo spettro di Bernie Madoff e di un nuovo maxiscandalo finanziario ha fatto tremare a Ferragosto la General Electric. Le azioni del colosso industriale sono crollate dell’11,3 per cento a Wall Street dopo la pubblicazione di un rapporto di 175 pagine in cui Harry Markopolos, il famoso “detective finanziario” che svelò le truffe di Madoff, ha accusato la GE di perdite potenziali per 38 miliardi di dollari, «più grandi di quelle di Enron e Worldcom messe insieme». E di essere quindi «sull’orlo della bancarotta».
Ieri le quotazioni GE si sono riprese. A metà mattinata avevano recuperato l’8 per cento, a conferma che gli investitori, dopo il disorientamento iniziale, sembravano schierarsi dalla parte di Larry Culp, che dall’ottobre scorso, da quando è stato nominato chief exectuive di GE, sta cercando di risollevare il gruppo da una crisi più che decennale. «Quella di Markopolos è una azione di aggiotaggio bella e buona», ha tuonato Gulp, che non solo ha denunciato le «falsità» contenute nel rapporto, evidenziando la manovra speculativa ai danni della GE, ma si è anche comprato titoli per 2 milioni di dollari per dimostrare ai mercati di credere in quel che diceva.
Al di là delle altalene a Wall Street e delle accuse incrociate, il giallo della GE è comunque destinato a continuare e infittirsi. Markopolos non è affatto uno sprovveduto. Ha 62 anni e una lunga esperienza nel leggere i bilanci aziendali e scoprire le malefatte dei manager. Fu lui a mettere in guardia la Sec, più di dieci anni fa, sui meccanismi piramidali usati da Madoff, che poi portarono alla scoperta della maxi-truffa e alla condanna del finanziere newyorkese a 150 anni di carcere. Su quella vicenda, scrisse un bestseller, su cui poi fu girato il film “Chasing Madoff”.
Nel rapporto sulla GE, Markopolos sostiene che il bilanci del gruppo fa acqua da tutte le parti: perché in realtà la multinazionale ha una esposizione debitoria più alta di quel che dichiara, livelli di cashflow molto più bassi, sottovaluta le liabilities delle sue attività assicurative a lungo termine, gonfia il valore della sua partecipazione del 50,4 per cento in Baker Hughes, l’azienda nel campo dell’estrazione petrolifera. Insomma, una lunga serie di falsi in bilancio, che potrebbero travolgere un gruppo industriale che produce motori di aerei, turbine, apparecchiature mediche e che ha 283mila dipendenti sparsi per il mondo.
D’altra parte la denuncia dello “sceriffo” Markopolos non è affatto disinteressata. Lui stesso ha ammesso che parteciperà agli eventuali profitti di un hedge fund (ancora senza nome) che specula sulle disavventure della GE con massicce vendite allo scoperto. Non solo: l’ex-accusatore di Madoff intende anche incassare eventuali ricompense da parte della Sec e del ministero della giustizia, che premiano i “whistleblower”, i cosiddetti “soffiatori di fischietto”, cioè quanti denunciano alle autorità frodi e irregolarità. Proprio su questo interesse privato di Markopolos si è concentrata la controffensiva di Culp. «Il suo – ha detto – non è affatto un rapporto obiettivo, ma è solo un tentativo di creare altalene nelle quotazioni, in modo da potersi arricchire».
Markopolos non ha alcuna intenzione di gettare la spugna: «Anche la Enron – ricorda – cercò di resistere, ma dopo 4 mesi dovette arrendersi». E per il gruppo industriale, che ancora non si è liberato della pesante eredità lasciata da Jack Welch, comincerà un fase di inchieste e analisi al microscopio dei bilanci. Senza contare che quest’anno perderà 1,4 miliardi di dollari per il blocco degli aerei Boeing 737 Max cui riforniva i motori.