la Repubblica, 17 agosto 2019
Corbyn vuole diventare premier per ritardare la Brexit
Prove da premier per Jeremy Corbyn. Il leader laburista le ha innescate da qualche giorno con un’offerta agli altri partiti: in settembre il Parlamento potrebbe votare la sfiducia a Boris Johnson e subito dopo dovrebbe formare un nuovo governo, sostenuto da tutti i gruppi d’opposizione. Corbyn si candida a guidarlo per un breve periodo, con il solo scopo di rinviare di qualche mese la scadenza della Brexit e indire elezioni anticipate o un secondo referendum, in cui il popolo dica come la pensa sulla questione che da tre anni paralizza la Gran Bretagna.
Il problema è che non tutti sono disposti a mettere lui a Downing Street, neppure per pochi mesi. In teoria, lo Snp (indipendentisti scozzesi), i nazionalisti gallesi e i verdi gli dicono di sì. Ma i liberaldemocratici hanno detto prima no, poi ni: la loro leader Jo Swinson accetta di incontrare Corbyn e parlare di un governo di unità nazionale anti-Brexit, però non crede che Jeremy sia il premier in grado di ottenere una maggioranza parlamentare. Segnale negativo arriva anche da Dominic Grieve, capofila della pattuglia di ribelli conservatori pro-Ue, già accusati di “tradimento” dall’ala più brexitiana del partito: «Non intendo consegnare Downing Street a Corbyn». Troppo ambiguo sulla Brexit, per alcuni; troppo di sinistra sul resto, per altri.
Ci sarebbero candidati meno controversi per il posto di premier ad interim anti-Brexit: la leader lib-dem propone il conservatore europeista Kenneth Clarke, detto “il padre della camera” (dei Comuni) perché è il deputato con maggiore anzianità di servizio, o la laburista moderata Harriet Harman, l’eletta da più tempo fra i parlamentari di sesso femminile. Entrambi, assicura Swinson, sono pronti a ricoprire l’incarico. Corbyn sarebbe tuttavia disposto a fare un passo indietro, nonostante sia il capo del maggiore partito d’opposizione? Con tanti interessi divergenti, il progetto di un governo di unità nazionale per fermare la Brexit appare estremamente complicato. Perciò indiscrezioni da Berlino indicano che la Germania si prepara al “no deal”, la Brexit senza accordo, l’ipotesi più catastrofica. È il paradosso di un Parlamento che ha una maggioranza anti-Brexit ma non ha ancora trovato il modo di tradurla in realtà. E al 31 ottobre, la scadenza fissata per l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue, mancano soltanto 75 giorni.