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 2019  agosto 17 Sabato calendario

La mamma multata sul bus mentre aveva le doglie

Le avevano detto di passeggiare, di salire e scendere le scale, come si consiglia sempre di fare alle donne in procinto di partorire. La sua Maria Vittoria stava per arrivare e Federica Caroccia ha deciso di uscire da sola, in strada, per distrarsi e non pensare. Stava bene.
Ma dopo pochi passi e ha avvertito un dolore. E alla paura per la salute del piccolo nascituro si è aggiunta la mancanza di tatto per la sua delicata situazione. Federica è stata trattata male, come donna, come persona in difficoltà, come futura mamma.
Perché, anziché chiamare un’ambulanza, la giovane mamma ha fatto la cosa più naturale del mondo: ha visto passare un autobus (che pure a Napoli non è una cosa molto comune) ed è salita. Mancavano poche fermate all’ospedale Cardarelli, il più grande del Sud.
Nascita imminente o malore, voleva sentire subito un medico. «Ho avvertito forti dolori intercostali e sotto la pancia. Non si erano rotte le acque, ma c’erano quelle che tutti chiamano “patenze”, l’inizio del parto».
Che cos’ha fatto allora?
«Ero molto presa da quello che mi stava succedendo. Ho avuto paura, era il mio primo figlio. Non ho pensato al biglietto che non avevo comprato né timbrato, e neppure a un eventuale controllo. Volevo scendere più vicino possibile al pronto soccorso. Ho preso l’autobus in prossimità dell’ospedale e il controllore è salito alla fermata successiva».
Come mai non aveva chiamato un mezzo di emergenza?
«L’avevo pensato: un taxi, qualcuno di famiglia, amici. Mi sono venute diecimila idee, ma la cosa più importante era arrivare prima possibile in ospedale».
E quindi?
«Ero vicina, il bus doveva fare pochi metri. Ho chiesto più volte a una signora bionda che mi sedeva accanto tra quante fermate fosse il pronto soccorso. Quando ci sono arrivata avevo 2 centimetri di dilatazione, la dottoressa che mi ha visitato mi ha consigliato di andare a casa e fare un bagno caldo, per poi tornare inospedale. Infatti mi hanno riaccompagnato in pronto soccorso alle 20 e alle 2.40 di notte è nata Maria Vittoria».
Ma prima è successo qualcosa di molto poco piacevole.
«Sì, il controllore mi ha chiesto il biglietto. Io ho detto “non ce l’ho” e ho subito preso il portafogli con i documenti per farmi fare la multa.
Per come stavo male, era l’ultimo dei miei pensieri. Ma il controllore ha cominciato a visionare i biglietti degli altri viaggiatori senza restituirmi il mio documento. “Devo scendere al pronto soccorso”, gli ho detto, e lui ha risposto: “Non si preoccupi, scendo con lei”. Quando gli ho domandato se era proprio il caso di farmi la multa, mi ha gelato: “Sono qui in veste di pubblico ufficiale, lei sta aggravando la sua posizione”. Ero nel panico, ho intascato la multa e ho dovuto percorrere altri 600 metri per arrivare al pronto soccorso».
Il controllore non l’ha accompagnata?
«Assolutamente no».
Cosa ha pensato?
«Che non ha operato con coscienza. Ma la rabbia più grande è verso l’azienda che non ha accettato il mio ricorso, replicando che il mio stato non giustificava l’essere senza biglietto. Mi auguro che dopo il mio caso nessuno si comporti più così con una donna incinta: ci vorrebbero più tatto e sensibilità».
Ci è tornata sopra ieri, l’azienda dei trasporti, e ha scritto una lettera di pubbliche scuse: «I nostri controllori elevano quasi 3.000 verbali al mese.
C’è stato eccesso di zelo nei confronti della signora, che andava invece aiutata e confortata». Il Ceo dell’azienda, Nicola Pascale, ha promesso poi che riesaminerà la pratica «trattata in modo troppo burocratico». Ma la famiglia Caroccia ha già perdonato, come sottolinea il padre Giancarlo: «Ci fermiamo qui, a patto che nessuna donna debba più subire il trattamento che è stato riservato a mia figlia».