la Repubblica, 15 agosto 2019
L’ultimo saluto a Nadia Toffa
Fanno la fila fin dal mattino lungo via della Rocca, all’ombra del castello di Brescia, per portare l’ultimo saluto a Nadia Toffa nella camera ardente allestita nel piccolo teatro di Santa Chiara. E alla fine sono migliaia, amici, colleghi, semplici conoscenti, gente che l’ha vista solo in televisione ma vuole dire addio all’“angelo biondo” che contagiava tutti con il suo sorriso. Sul palcoscenico, accanto a lei, la famiglia accoglie tutti con una stretta di mano, un saluto, una parola. Due i messaggi speciali, adagiati come una carezza sulla bara bianca, firmati dagli avvelenati di Taranto e da un gruppo di cittadini sardi. Persone incontrate facendo il suo lavoro di giornalista, raccontando le loro storie, affiancando per un po’ le battaglie e le sofferenze degli altri. Arriva a Brescia anche il collega delle Iene, Giulio Golia: «Per me era una sorella spiega commosso – abbiamo condiviso tante cose insieme. Entrambi abbiamo scelto di essere dalla parte dei più deboli». Soprattutto i cittadini di Taranto ammalati d’inquinamento e quelli della Terra dei fuochi, inchieste che Nadia ha svolto per il suo programma con passione e tenacia. Passa a salutarla nel piccolo teatro bresciano anche l’autore che ha condiviso la maggior parte dei servizi con lei, Marco Fubini: «Abbiamo lavorato sempre insieme per otto anni, ormai molte cose non dovevamo più dircele: ci si capiva al volo. Nadia era instancabile nel lavoro, non lavoravamo mai meno di 60 ore a settimana per studiare i documenti e riportare quello che vedevamo nel modo più semplice e lineare, con meno retorica possibile». La storia che più l’ha coinvolta, quella sulla Terra dei fuochi: «Tutto è iniziato con un’intervista doppia a don Gallo e don Patriciello – prosegue Fubini – che ci raccontato di Caivano e del dramma della Terra dei fuochi e così, studiate le carte, siamo andati giù per documentare questa tragedia. Cinque degli intervistati di allora nel frattempo sono morti, tra cui il pentito Schiavone. Nadia aveva anche in progetto un servizio sui problemi ambientali della sua città, Brescia, e i veleni industriali che fanno ammalare la gente. Ci teneva moltissimo, purtroppo non ci siamo riusciti». Ma sulla Nadia privata resta il massimo riserbo: «L’ho vista l’ultima volta un mese fa. Quello che voleva dire sulla vita e sulla sua malattia l’ha consegnato ai libri e ai giornali, tutti gli altri sono discorsi personali che non mi va di raccontare perché non sarebbe d’accordo. Per lei era sacra la sua sfera privata, per rispetto innanzitutto del suo lavoro che era raccontare la realtà e non se stessa». Intanto la gente continua a sfilare, senza tregua, per portare un omaggio alla “nostra bresciana”. Il cantante Omar Pedrini, l’ex ct degli azzurri Cesare Prandelli. Ma soprattutto tante persone comuni che l’hanno apprezzata in tv e si commuovono: «Era come una di famiglia. La guardavo e vedevo una di noi», racconta una signora che con gli occhi lucidi all’uscita della camera ardente. Mentre Ornella, una giovane partita dal trentino, dopo averla incontrata un giorno per strada si è tatuata sul braccio sinistro il suo autografo. Accanto alla bara, il padre Maurizio, la mamma Margherita, le sorelle Mara e Silvia e la nipote non hanno parole. Nel pomeriggio consegnano ai social una foto in cui sorridono insieme a lei: “Cara piccola grande Nadia, figlia amata, adorata sorella, dolcissima zia, guerriera potente in ogni sfida, coraggiosa anche nell’ultima, la più difficile. Non ci sono parole per dire il vuoto che lasci in tutti noi. Si spegne con te una luce calda, cristallina, ma rimane tutto l’amore che ci hai donato”.