Corriere della Sera, 15 agosto 2019
Biografia di Jorge Luis Andrade da Silva (noto come Andrade, il Marajà o er Moviola)
Certe volte era proprio impossibile capire quando Nils Liedholm parlava sul serio o scherzava. Perciò non sapremo mai se, nel dire che Jorge Luis Andrade da Silva (noto come Andrade) era «un regista alla De Sisti», lo pensasse davvero. Mentre è alquanto probabile che fosse serissima la sua precisazione: «Certo, non è velocissimo». Arrivò nell’esta-te del 1988, a 31 anni e dopo 4 campionati brasiliani vinti nel Flamengo di cui si dice gover-nasse il centrocampo con Zico, Junior, Edinho e il soprannome di «Marajà». Dai rossoneri di Rio arrivò anche il centravanti: Renato Portaluppi. Di cui tutti ricordano un altro sopran-nome, che si guadagnò a Roma («Pube de Oro») e che non richiede spiegazioni. Del suo compagno Andrade, lo stesso Renato disse che era un Falcao nero. Ah, il gioco degli opposti: discoteche, donne e Bibbia sul comodino per il centravanti. Moglie, figlie, casa e «Dio dentro di me» per il centrocampista nato nel Minas Gerais un 21 aprile come Toninho Cerezo, per citare un’altra leggenda giallorossa. Col quale altre somiglianze non si ricordano. Perché Andrade era lento. E il calcio italiano fu velocissimo a scaricarlo. Mentre Liedholm provava a difenderlo dicendo «col caldo giocherà meglio», lui già a dicembre fece sapere di sentirsi «fatto fuori». E così fu, con sole 9 presenze. Da Roma, il «Marajà» se ne ripartì che era «er Moviola». Non certo aiutato da quel-l’articolo su un settimanale in cui, per spiegare che bravo padre fosse, si raccontava del tempo giornaliero che impiegava a cambiare l’acqua ai pesci rossi della figlia: un’ora.