Corriere della Sera, 15 agosto 2019
La Madonna di Tunisi
Con tutto il rispetto, è una statua uguale a mille altre. Manco bellissima. È pure una copia: la chiamano ancora la Bedda Matri di Trapani e la Madonna originale, quella bella davvero, sta in Sicilia. A Tunisi però non hanno altra Vergine all’infuori di lei. I cristiani. Ma anche i musulmani. Gli ebrei. E gli arabi e gli africani tutti. E i discendenti dei trapanesi che qui migrarono un secolo e mezzo fa. E i figli dei francesi che qui rimasero dopo l’indipendenza. Una Madonna interconfessionale, interculturale, internazionale. Custodita da due secoli nella chiesa della Goulette, la Petite Sicile, il sobborgo a 10 chilometri dalla Medina dove nacque anche Claudia Cardinale: «Questa statua la prega chiunque – racconta una vecchia siciliana —. Quand’ero piccola, ricordo che ogni 15 agosto veniva una nostra vicina musulmana, ci dava un dinaro e ci chiedeva d’accendere una candela per suo fratello malato».
Una volta era normale che a Ferragosto, per la messa dell’Assunta, la statua fosse agghindata di collane, coperta di baci e di fiori, illuminata di ceri, accompagnata dalle avemaria e dagli youyou festosi delle donne berbere, portata in processione giù giù al mare. Fu così fino al 1962. Fino a Bourghiba. Poi basta: con gli anni della laicizzazione, poi del regime di Ben Ali, infine della Primavera tunisina e della minaccia d’un certo Islam, per diktat e per prudenza la Madonna non è mai più uscita per le strade della Goulette. «Questo poteva essere l’anno buono per rifare la processione – dice l’arcivescovo di Tunisi, Ilario Antoniazzi —. Ma è appena morto il presidente Essebsi, non vogliamo si pensi che noi cristiani approfittiamo del vuoto di potere per affermare un nostro diritto. Sarebbe una provocazione. Ci limiteremo a portare la statua fuori dalla chiesa».
Una processione di 5 metri. Dopo 57 anni. Blindatissima. «Motivi di sicurezza», spiegano le autorità. Come l’estate scorsa e quella del 2017, la Bedda Matri uscirà pochi minuti sul sagrato e a scortarla ci saranno anche i goulettois musulmani devoti alla Maryam del Corano. I più ansiosi di portarla in spalla: è stata la sindaca islamista di Tunisi a insistere con monsignor Antoniazzi, perché s’avesse il coraggio di rifare la processione solenne d’una volta. «Questa festa della Goulette dura dal 1915 ed è sopravvissuta a tutto – spiega Habib Kazdaghli, storico dell’università di Tunisi —. Islamici ed ebrei vi s’uniscono da sempre, perché è un segno d’unità. Oltre le fedi».
La Tunisia è il Paese che ha dato più volontari all’Isis. E il partito islamico che sostiene il governo, Ennahda, pur professando moderazione, è affiliato ai Fratelli musulmani egiziani. In ogni caso, qui c’è una formale libertà di culto, i cattolici non hanno problemi nemmeno coi salafiti. Mai una chiesa profanata, mai una minaccia o una violenza. Le prove di dialogo non si limitano alla Goulette: nella sinagoga di Djerba, è usuale che i cattolici partecipino alla Pasqua ebraica e a Nabeul, per festeggiare l’Eid musulmano, si danno ai bambini i pupi di zucchero delle nostre feste dei morti.
Eppure, eppure. «L’opinione diffusa – dice monsignor Antoniazzi – è che questo sia un Paese tollerante. In gran parte è vero. Però a livello religioso non è proprio così: ci ascoltano più che in passato, certo, ma la porta per noi non è affatto spalancata». Due anni fa, quando si decise la prima e timida uscita della Madonna della Goulette, l’arcivescovo tremava: «Avevo paura. Molti spingevano perché la processione si facesse per intero. Ma noi cristiani sappiamo quali sono i limiti che ci vengono dati. Meglio essere prudenti. Prima o poi ce la faremo. Perché questa statua è anche un simbolo: ha attraversato il Mediterraneo da Trapani a Tunisi, l’inverso del viaggio che oggi fanno i migranti sui barconi. È lei che protegge chi va per mare, chiunque sia». Allora l’anno prossimo bisognerebbe invitare un noto politico italiano, devoto alla Madonna, che s’occupa tanto dei barconi… «Vedremo chi sarà ancora al potere».