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 2019  agosto 15 Giovedì calendario

Il contro-inciucio di Salvini

Il giorno dopo il Pd non rifarebbe quel che ha fatto il giorno prima al Senato, nel senso che non chiederebbe più di posticipare al 20 agosto le dichiarazioni del premier, ma le anticiperebbe per far precipitare subito la crisi di governo e finalmente formalizzarla. Perché il timore dei dem è che Salvini per evitare l’inciucio possa tentare il «contro inciucio», che possa cioè usare questa settimana per tornare sui propri passi e cercare un nuovo, spericolato accordo con Di Maio.
È una preoccupazione palpabile, nonostante ieri il leader della Lega abbia annunciato che il 20 voterà la sfiducia a Conte, malgrado nel Carroccio respingano sdegnati l’eventualità: «Perché se facessimo retromarcia, dopo aver perso la possibilità di andare alle elezioni perderemmo anche la faccia». «La faccia non mancherebbe a Salvini», ribattono dal Nazareno, persuasi della minaccia per via di certi segnali «inequivocabili».
Il fatto è che il sistema circolare dell’informazione tra partiti non consente più di tenere riservate le notizie. Per esempio i leghisti hanno saputo che il leader pd Zingaretti, dopo aver dato garanzie a Salvini sul voto anticipato, è stato «dissuaso da una perentoria telefonata di Prodi». Allo stesso modo ieri i democratici hanno intercettato lo sfogo di Giorgetti contro la mossa del suo «Capitano»: «Per mesi gli ho detto “stacca stacca”. E quando gli ho detto di non farlo, lui ha annunciato la crisi. Ma andasse...». Così, come a voler rimarcare quali sono ora le sue priorità, il sottosegretario alla Presidenza ha rinnovato l’abbonamento al Southampton. Sarebbe quindi singolare se avessero fondamento le informazioni raccolte da FI, se Salvini avesse davvero affidato a Giorgetti il tentativo di riavvicinare Di Maio.
Certo i problemi politici (diversi) dei due vicepremier sono evidenti, ed è su questo presupposto che si basa la tesi del «contro inciucio». Il capo dei grillini è apertamente sotto accusa nel M5S, nel Carroccio invece il processo al leader per ora avviene sottovoce: «errori politici» e «sgrammaticature istituzionali» sono i capi d’accusa, accompagnati da video irriverenti su Salvini che gli stessi leghisti fanno circolare nelle loro chat. E c’è addirittura chi paragona il blitz agostano del «Capitano» alle manovre del generale libico Haftar «che in due giorni pensava di arrivare a Tripoli e si è impantanato».
Più o meno quel che teorizzano in Forza Italia, dove il siciliano Gianfranco Miccichè si è messo a ridere di gusto: «E chi poteva immaginare che Salvini avrebbe rimesso in gioco Berlusconi». Il presidente dell’Ars è acerrimo rivale del leader della Lega ma è anche l’unica persona che Giorgetti ha voluto incontrare quando è andato a Palermo. Si vedrà se i due partiti diversamente alleati troveranno l’accordo in caso di elezioni, ma ad Arcore la proposta (liquidatrice e quindi irricevibile per il Cavaliere) di una lista unica è parsa di chiara impronta verdiniana: guarda caso ricalcava quella fatta da Renzi a Ncd prima delle elezioni del 2018. Un’offesa per Berlusconi, che già fatica a digerire Salvini: «Per riuscirci mi serve qualcosa di più forte di un Alka-Seltzer».
In nome di un bene superiore, però, si sopporta tutto. Renzi ha persino trangugiato l’appello pubblico ai grillini, che era la pre-condizione imposta da Zingaretti per aprire a un «eventuale» governo: perché accettare i «consigli» (non solo di Prodi) va bene, ma poi essere infilzato da Renzi non l’avrebbe sopportato. Il 20 salirà il sipario: c’è da capire se Salvini reagirà all’inciucio con un «contro inciucio».