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 2019  agosto 14 Mercoledì calendario

Ponte Morandi, tutti i danni del crollo

Lacrime e sangue per i 43 morti, i nove feriti e i 533 sfollati di Genova, vittime del crollo del ponte Morandi avvenuto un anno fa. Ma lacrime e sangue anche per ciò che la distruzione del viadotto significa per l’economia e il tessuto sociale, non solo del capoluogo ligure, ma per l’intera regione e per il Paese. I dati emergono dal rapporto dell’osservatorio statistico dei Consulenti del Lavoro: «Gli effetti del crollo del Ponte Morandi su economia, occupazione e integrazione sociale» che è stato acquisito da Regione, Comune, Camera di Commercio e Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, come base sulla quale impostare il lavoro di ricostruzione e rilancio della città. Dati scritti in punta di penna e certamente inferiori ad una realtà, ancora in mutamento negativo. Dei 422 milioni di euro di danni segnalati dalle imprese (ma un censimento completo ancora non è stato effettuato, ci sono situazioni che sfuggono ed altre che peggiorano), a essere maggiormente colpito risulta il settore del commercio e dell’artigianato con 121 milioni di danni (28,7%), seguito dall’industria (118 milioni) e dai trasporti (95 milioni). Gli effetti del crollo si sono diffusi a macchia d’olio ben oltre l’epicentro del torrente Polcevera. Infatti nelle zone rossa e arancione della città, si concentrano il 37,6% dei danni economici (158 milioni di euro); mentre nel resto del territorio comunale il 41% (pari a 173 milioni), ai quali si aggiungono 11,7 milioni degli altri centri della provincia e 79 milioni del resto di Italia. Per ciò che riguarda il mercato immobiliare, i due portali Web Mutui.it e Facile.it registrano un calo per ciò che riguarda l’erogazione di mutui: «A Genova – spiega Ivano Cresto, responsabile Bu mutui di Facile.it – faceva capo l’1,37% delle domande di finanziamento presentate in Italia. Un anno dopo, nel primo semestre del 2019, il valore rilevato tramite il nostro osservatorio è sceso allo 0,98%. Nell’ultimo periodo, però, stiamo assistendo ad una leggera inversione di tendenza e questo fa ben sperare». INDENNIZZI Di positivo c’è che «dallo scorso febbraio – dice Franco Ravera, presidente del comitato “Quelli del ponte Morandi” -, sono stati indennizzati tutti gli aventi diritto; ossia gli abitanti di via Porro dal numero 5 al 16, di via del Campasso 39 e 41. Ogni proprietario ha ricevuto 2.025,50 euro di indennizzo per ogni metro quadro di casa». Il Decreto Genova ha previsto gli indennizzi allargando agli sfollati del ponte Morandi il Pris (Programma regionale di intervento strategico), inizialmente previsto per gli espropriati dalla gronda. Un’ultima nota positiva giunge dal ramo assicurativo grazie a un protocollo tra Ania e le associazioni dei consumatori. Tra i benefici, la proroga dei termini per il pagamento dei premi o delle di tutte le polizze in essere. LA FLESSIONE Il crollo del viadotto sul Polcevera ha avuto pesanti ricadute anche sull’occupazione. Nel 2018 in provincia di Genova i datori di lavoro (artigiani, piccole, medie e grandi aziende) hanno effettuato 94.974 assunzioni, 1.902 in meno rispetto al 2017. Sebbene nei primi due trimestri del 2018 si sia registrato un forte aumento delle assunzioni, questa tendenza si è «bruscamente interrotta – si legge nel rapporto «Gli effetti del crollo del ponte Morandi su economia, occupazione e integrazione sociale» – nel terzo trimestre, portando ad una variazione negativa su base annua. La maggiore flessione si registra nel mese di agosto (-42,6%) e la dinamica negativa continua fino a dicembre». Il crollo del ponte ha anche provocato una forte contrazione della domanda di lavoro «pari al 18,9%, e ciò se si tiene conto dei soli mesi che vanno da settembre a dicembre, e del 22,5%, se si considera anche il mese di agosto». In termini assoluti, se si prende in considerazione il calo registrato tra agosto e dicembre, il 37% sarebbe dovuto all’impossibilità dei lavoratori che vivono fuori Genova, ad accedere a nuovi posti di lavoro e il restante 63%, alle difficoltà denunciate dagli stessi residenti nel capoluogo ligure. Il crollo del ponte, unito alla mancanza di infrastrutture, ha comportato disagi sulla viabilità genovese. In particolare, un allungamento di 120 chilometri per l’attraversamento di Genova e di 70 in senso inverso. «Questo – sottolineano dall’osservatorio statistico dei Consulenti del Lavoro – ha generato un aumento di costi (pari a 270mila euro) per circa 4 mila Tir che entrano ed escono ogni giorno dal porto genovese, mentre per le 31mila auto, il costo aggiuntivo è stato di 2 milioni di euro giornalieri».