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 2019  agosto 14 Mercoledì calendario

Calatrava multato per il ponte di Venezia


Il padre della discussa opera costata 11,5 milioni di euro
Caterina Maniaci nAlla fine ha dovuto cedere, sia pure di stretta misura: l’archistar Santiago Calatrava è stato condannato a pagare i danni per il suo fallimentare ponte a Venezia. A parte la discutibile qualità artistica, l’opera ha provocato numerosi incidenti e parti del suo insieme non hanno mai funzionato o sono state inservibili praticamente da subito. Dopo l’assoluzione in primo grado, dunque, Calatrava è stato condannato dalla Corte dei Conti di Venezia a pagare 78mila euro per danno erariale nella realizzazione del quarto ponte sul Canal Grande. Un mini risarcimento, in realtà. Perché la Procura regionale della Corte dei Conti chiedeva il pagamento di una somma pari a 3,5 milioni di euro al Comune veneziano, ma secondo i giudici romani una parte dell’aumento dei costi non fu provocata da errori del progettista, mentre il danno rimanente è coperto da prescrizione per il troppo tempo trascorso. La multa riguarda comunque una «macroscopica negligenza», come scrivono i giudici contabili nella sentenza, perché l’architetto viene ritenuto responsabile di un aggravio di costi legati alla sottostima delle dimensioni di alcuni tubi ma anche dei tempi di usura dei gradini, in parte in vetro. Da ricordare che proprio su quei gradini sono scivolati in parecchi, e si sono rischiati incidenti anche peggiori di quelli verificatisi. E infatti quei gradini, secondo il progetto, dovevano durare almeno 20 anni, ma immediatamente si è dovuto ricorrere a costose sostituzioni e rattoppi, che continuano ancor oggi. Ne sono stati sostituiti ben otto, con una spesa di 36mila euro, ora messa a carico dell’archistar. In totale l’opera è costata 11 milioni e 5mila euro, a fronte dei 7 milioni previsti. La costruzione del ponte della Costituzione, sua denominazione ufficiale, è iniziata nel giugno 1999 ed è terminata nel 2008. Nella sentenza si legge poi che la negligenza è «tanto più grave e meritevole di essere stigmatizzata in quanto proveniente da uno stimato professionista di fama mondiale, di elevatissima competenza, con lunga e provata esperienza proprio nella costruzione di ponti». Parole amare da rivolgere ad uno come Calatrava. Del resto, il ponte era nato sotto cattivi auspici, tra polemiche accese per la forma e per la struttura. Non piaceva a molti, a molti di più non sembrava necessario, anche se così si sono accorciati i tempi di collegamento tra la stazione ferroviaria e piazzale Roma, con la terraferma. Poi sono cominciati gli incidenti di residenti e turisti, che sono stati centinaia negli 11 anni di vita del ponte. Specie nei giorni di pioggia e di gelo si trasforma in una sorta di pista di pattinaggio o da sci: le lastre di vetro opaco ai bordi diventano scivolose e fatali per cadute e conseguenti traumi a gambe e braccia. Poi c’è stato il complesso capitolo dell’ovovia. Progettata e costruita per il trasporto dei disabili, è costata ben due milioni di euro e non è quasi entrata in funzione, essendo spesso e volentieri guasta. Al punto che ne è stata decisa la rimozione, con una spesa aggiuntiva di 40mila euro. L’ovovia è stata inaugurata nel novembre 2015; oltre alle difficoltà tecniche e ai guasti continui – nel 2015, tanto per citare un caso, due turisti americani ci sono rimasti chiusi dentro sotto il sole a picco – per la sua realizzazione c’è stato quell’investimento milionario, che aveva fatto scattare anche un’indagine della Corte dei Conti. Per il trasporto dei disabili tra piazzale Roma e la stazione, il Comune ha optato per una soluzione che, tutto sommato, era davanti agli occhi di tutti: far usare loro il vaporetto gratuitamente. La geniale ovovia per anni è rimasta abbandonata, esposta all’usura e alle intemperie, un relitto sui cui soprattutto si è sfogato a lungo il vandalismo del turismo-spazzatura.