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 2019  agosto 14 Mercoledì calendario

L’omertà russa: da Chernobyl al test fallito del missile


Non è cambiato molto da quando le autorità sovietiche nascosero la verità sulla catastrofe nucleare di Chernobyl. Ci sono voluti sei giorni perché il Cremlino ammettesse che l’8 agosto è avvenuta «una tragedia» in una piattaforma marittima della base militare di Njonoksa nella regione Nordovest di Arkhangelsk. «Gli incidenti avvengono»: dichiarazione che non ha rasserenato gli abitanti della vicina Severodvinsk precipitatisi da giorni a fare scorte di iodio per la psicosi radiazioni.
Secondo Greenpeace, subito dopo l’esplosione, si sarebbe registrato un picco di radiazioni 20 volte sopra i livelli normali, benché breve. L’agenzia meteorologica russa Rosgidromet ieri ha finalmente riconosciuto di avere registrato per due ore e mezza un aumento dei livelli di radioattività «tra 4 e 16 volte» quelli consueti: una stazione avrebbe registrato 1,78 microsievert per ora, sopra la media di 0,6, ma sotto i livelli d’allarme. Per l’Oms il rischio di cancro aumenta a partire dai 50mila microsievert, mentre l’Istituto francese di radioprotezione e sicurezza nucleare raccomanda l’evacuazione sopra i 10mila.
Le informazioni incomplete e contraddittorie però non aiutano, come la notizia dell’evacuazione degli abitanti di Njonoksa, diffusa ieri e subito smentita. Da giovedì le autorità hanno dapprima riferito di un’esplosione al «motore di un missile a combustibile liquido», poi ammesso la morte di cinque ricercatori impegnati nella «manutenzione di una fonte isotopica di energia per un motore a combustibile liquido», infine spiegato che le vittime lavoravano alla «creazione di piccole fonti di energia con l’utilizzo di materiali radioattivi», ossia «mini-reattori nucleari».
Secondo Jeffrey Lewis del Centro James Martin per gli Studi sulla non proliferazione, è probabile che l’incidente abbia coinvolto un 9m730 Burevestnik, o Ssc-X9 Skyfall nella terminologia Nato. Missile a propulsione nucleare che Vladimir Putin aveva definito «invincibile» durante il suo ultimo discorso annuale al Parlamento. Il picco di radiazioni sarebbe compatibile con un test fallito. Eppure i residenti di Severodvinsk sui social protestano: «C’è stata una mini-Fukushima e pretendono che non sia successo nulla di spaventoso». Come direbbe Valerij Legasov, protagonista della popolare serie Hbo Chernobyl, è il prezzo delle bugie: «Dopo averne ascoltate così tante non si riconosce più la verità».