Corriere della Sera, 14 agosto 2019
Intervista a Stephanie Frappart,la prima donna che arbiterà la finale della Supercoppa
Gaia Piccardi
«Bonjour Frappart, devo chiamarla madame o monsieur?». «Tu a cosa pensi che somigli di più?».
Dall’ironia mal riposta di quel giocatore che pochi istanti prima del fischio d’inizio di Dijon-Clement (Ligue 2) aveva provato a metterla in difficoltà, sono passati cinque anni. Stephanie Frappart, 35enne, figlia della Val-d’Oise e di genitori operai, ha mantenuto la voce bassa e ferma degli inizi, la stessa con cui stasera dirigerà Liverpool-Chelsea, Supercoppa europea a Istanbul: «I calciatori sono competitivi, che tu sia uomo o donna. Resto l’arbitro, cioé la figura che prende le decisioni. L’importante non è il sesso, ma che quelle decisioni siano giuste».
Steph la primadonna ce l’ha fatta. «È uno degli arbitri più bravi d’Europa e del mondo» dice chi l’ha scelta, Roberto Rosetti, designatore italiano dell’Uefa. «Non c’era volontà di fare qualcosa di diverso. La designazione si basa su una valutazione tecnica» spiega Michele Uva, vicepresidente Uefa e della Commissione calcio femminile. Radio-spogliatoio conferma: Frappart ha superato tutti i test maschili, riportando nel temutissimo Test di Cooper (12’ di corsa coprendo la massima distanza possibile) risultati al top. Steph, reduce dalla finale del Mondiale femminile tra Usa e Olanda (stasera avrà le stesse assistenti: l’italiana tesserata per la Francia Manuela Nicolosi e l’irlandese Michelle O’Neal; i colleghi maschi sono davanti alla Var), è pronta: «Dimostreremo che siamo fisicamente e tecnicamente come gli uomini. Non ho paura».
È l’onda lunga dell’estate delle ragazze. Un Mondiale di gran successo, sbranato dalle americane trascinate da Megan Rapinoe, la nuova pasionaria con i capelli lilla, un calciomercato che ha confermato i totem della Nazionale di Milena Bertolini («In Francia le azzurre hanno cominciato a rompere il muro del pregiudizio e adesso un italiano, Rosetti, aiuta a rompere il muro della diffidenza verso le arbitre»), Gama-Bonansea-Girelli contratto prolungato alla Juve e Guagni alla Fiorentina rinunciando al Real Madrid, la presentazione di Ganz sulla panchina delle rossonere con la stessa enfasi di Giampaolo su quella dei rossoneri. Qualcosa è cambiato e Frappart ne è la conferma. Senza sconti: «Credo di aver dimostrato che non sono un alibi per la causa femminista ma che sono qui per le mie capacità».
Né poliziotta né seduttiva. E nemmeno egocentrica. «Ha carisma e personalità. È diplomatica, spiega sempre le decisioni e si può parlarle perché non cerca mai di mettersi al centro del match» disse di lei a L’Équipe (quando guadagnava 1550 euro al mese per la preparazione e 1300 come gettone per la partita) Pierre Bouby, centrocampista dell’Orléans. Mettere d’accordo tutti anche sugli spalti, però, non è facile. E la mamma di Stephanie, nelle categorie inferiori, ha spesso dovuto abbandonare lo stadio per non sentire gli insulti.
Aspettando di dirigere il traffico in Liverpool-Chelsea e di tenere testa a Salah e Jorginho, a Istanbul l’accoglienza è stata positiva. «Onorato di far parte di un momento storico» ha detto Frank Lampard, la bandiera chiamata a riscattare subito il debutto da incubo in Premier con lo United. «Arbitra una donna, era ora: in Germania ne ho incontrate tante e brave – ha aggiunto il manager dei Reds, Jurgen Klopp —. Sarà una partita con grande tensione ma noi cercheremo di aiutarla, altrimenti mia madre mi rimprovera!».
Frappart incassa la battuta. Madame o monsieur, tre fischi per la storia. Parbleu.