Corriere della Sera, 14 agosto 2019
Intervista a Matteo Salvini. Parla della crisi, del reddito, di Berlusconi etc.
«Quello a cui penso io? È un governo con Giancarlo Giorgetti ministro dell’Economia. Questo è quello che voglio e per cui lavoro». Nell’ennesima giornata politica show, Matteo Salvini dopo che i capigruppi della Camera hanno deciso il calendario d’Aula dei prossimi giorni: «Hanno fatto il cinema per mettere il taglio dei parlamentari dopo la discussione della sfiducia a Conte...».
Il capogruppo stellato Stefano Patuanelli dice che il taglio è possibile solo «se non viene votata la sfiducia, quindi ci aspettiamo che sia revocata».
«Ma che le devo dire? Quel che ho già detto: non siamo al mercato del pesce. Forse che loro hanno cancellato tutti i no degli ultimi mesi? Comunque, io ho preso tali e quali le parole di Di Maio di cinque giorni fa: diceva testuale che dopo il taglio delle Camere si poteva andare a elezioni. Ma se è dopo, significa che prima voti quello, e poi si apre la crisi».
Ma secondo lei il capo dello Stato sarà d’accordo nel rinviare alla prossima legislatura l’entrata in vigore di una riforma costituzionale come il taglio dei parlamentari?
«Io so che si è già fatto in passato, su materie rilevanti».
Siamo tornati al Matteo contro Matteo?
«Ho ascoltato il monologo arrogante e imbarazzante di Matteo Renzi in Senato. Che suonava così: “Abbiamo in tasca un accordo con i 5 Stelle”. Siccome mi sono venuti i brividi a immaginare una manovra Renzi, Boschi, Fico e Toninelli, mi sono detto: facciamoli uscire allo scoperto. Offrendo ai 5 Stelle quello che chiedevano, la discussione sul taglio dei parlamentari. Ma ancora non va bene...».
Le brucia il fatto che ieri i numeri d’Aula abbiano fotografato una maggioranza Pd-5 Stelle che...
«Che è l’inciucio. Però, voglio proprio vedere Paragone e la Boschi che votano insieme la commissione d’inchiesta sulle banche. Oppure quella sulle case famiglia tipo Bibbiano. Aggiungo che, a differenza di quello che dicono Renzi e Di Maio, con il nostro governo non è in discussione quota 100 e non si toglieranno gli 80 euro. Semmai, sarà doveroso verificare il reddito di cittadinanza. Ci arrivano centinaia di segnalazioni, molte delle quali a me personalmente, da parte di imprenditori che quest’anno non riescono ad assumere i lavoratori che avevano l’anno scorso».
La gente intasca il reddito e poi s’arrangia con i lavoretti?
«Appunto. Fanno fatica i ristoranti, fanno fatica in agricoltura, fanno fatica in moltissimi... Per carità, noi il reddito di cittadinanza lo abbiamo votato e speriamo che crei lavoro. Ma se lo toglie, bisognerà studiarlo».
Perché non ha incontrato Silvio Berlusconi?
«Ma dai... Ho letto cose da pazzi. Che si vogliono i notai per firmare gli accordi...».
A maggior ragione, perché non vi siete visti?
«Io sono stato per gran parte della giornata al Viminale, ci sono le navi di 5 Ong con 500 ospiti a bordo, c’erano due bimbi di sei mesi in difficoltà che eravamo pronti ad accogliere... E poi ho chiuso il dossier di Castel Volturno dove ci occuperemo di camorra, mafia nigeriana, rifiuti che scompaiono... Con Berlusconi ci siamo sentiti per telefono. Tra l’altro ci sono le Regionali, il 27 ottobre in Umbria, forse a dicembre in Emilia-Romagna».
Beh, secondo lei ci dovrebbero essere anche le Politiche...
«Io ho lanciato l’«Italia del sì» senza preclusioni, ma questo non vuole dire che già ci siano accordi o altro. Tra l’altro, le vecchie etichette sono del tutto superate».
È per questo che Forza Italia dice che lei vuole inglobare tutti in un listone a suo nome? Una sorta di nuovo Pdl sovranista in cui comanda Salvini?
«Figuriamoci se mi sono messo a parlare di listini e listoni. Nessuno vuole inglobare nessuno. Noi dialoghiamo con tutti quelli che la pensano come noi. E poi, nemmeno sappiamo se e quando si vota. Le opposizioni in qualunque parte del mondo hanno fretta di votare. Il Pd, invece, ha bisogno di tempo per inciuciare. La nostra priorità è sventare l’inciucio, con quale formula e quale squadra ci ragioniamo».
Quale percentuale di successo attribuisce alla nascita di un nuovo governo che vi taglia fuori?
«Il rischio c’è. Se avessi voluto una vita comoda, saremmo rimasti in sette sulle nostre poltrone, facendo finta che andasse tutto bene. E invece si è cominciato a litigare su tutto... Io voglio fare una manovra importante e coraggiosa con una persona di cui si fida il mondo come Giorgetti. Sfido Renzi piuttosto che Di Maio a dire altrettanto. Con l’Europa avevano già cominciato a dire che sì, avremmo tagliato le tasse, ma non tanto...».
È quello che l’ha spinta a rompere con i 5 Stelle?
«Ci sono state tante cose. Il voto sulla Tav, il voto europeo per la presidenza di Merkel e Macron, il ministro dell’Ambiente che non vuole gli inceneritori...».
Ma era proprio necessario arrivare a Ferragosto?
«Sì, sono contento. Mi è arrivata una marea di messaggi dell’Italia reale. Operai e imprenditori che stanno lavorando anche in agosto e non capiscono perché non possano farlo i parlamentari».
Però, le contestazioni in Calabria e Sicilia sono state dure. E anche sul web la protesta nei suoi confronti sta montando...
«Lei dice? La critica ci sta, in piazza e sul web. Ma il mio discorso in Aula ha fatto 40 mila visualizzazioni contemporanee. Chi può dire altrettanto?».