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 2019  agosto 13 Martedì calendario

L’ondata di anticlericalismo in Francia tra il 1882 e l’inizio della Prima guerra mondiale

STORIACCIAX


Cento anni fa, il 20 agosto 1914, moriva Giuseppe Melchiorre Sarto, papa Pio X, nato a Riese (Treviso) il 2 giugno 1835 ed eletto al soglio di Pietro il 4 agosto 1903.

Papa semplice e umile, scherzoso come un buon veneto sa esserlo, ebbe in sorte la guida della Chiesa nei tremendi conflitti dell’epoca. Gli fu risparmiata la prima guerra mondiale ma non la lacerante contesa giurisdizionale di poco precedente che esplose in Francia nel XIX secolo diffondendosi in Italia e in Europa.

Nell’Ottocento, infatti, dopo il concordato di Napoleone stipulato il 15 luglio 1801 con Pio VII, la Chiesa di Francia si era ricostituita tramite il suo clero regolare e secolare. Le congregazioni religiose e le parrocchie si erano formate o ingrandite, attirando un numero sempre maggiore di fedeli e organizzandosi capillarmente. Questo aveva provocato, negli ultimi decenni del secolo, il timore in una parte della società di trovarsi in casa un nemico potente e quasi invincibile. Così si erano presi dei provvedimenti. Il 28 marzo 1882 si iniziò a convertire all’ateismo le scuole e a favorire la laicizzazione dei programmi tramite Jules Ferry, progetto che segnò un ulteriore passo il 30 ottobre 1886 con la legge Goblet diretta alla laicizzazione del personale dell’insegnamento primario.

Fu poi un crescendo. Il 14 novembre 1899 Waldeck Rosseau presentò un disegno di legge concernente le associazioni e le congregazioni cattoliche, rinfacciando a queste la loro ricchezza, i presunti maneggi politici e l’influenza sulla gioventù. Dopo alcune modifiche, la legge fu promulgata il 1 luglio 1901.

Il 3 giugno 1902 invece Emile Combes dette il via alla politica militante e anticlericale del Bloch des gauches (l’alleanza tra radicali e socialisti), ed applicò la legge del 1901 facendo chiudere più di 2500 scuole di religione.

Nel 1903 con l’elezione di Pio X le relazioni della Santa Sede con la Francia si aggravarono e nel maggio 1904 si giunse alla rottura diplomatica. Si arrivò infine, il 9 dicembre 1905, alla vera e propria legge di separazione fra Stato e Chiesa. L’iniziativa fu del deputato repubblicano socialista Aristide Briand, consigliato dal protestante Louis Méjan e dall’israelita Grunebeau. Lo Stato non riconobbe più alcun culto e abolì tutti i contributi pubblici per il loro esercizio. Si incamerarono i beni delle associazioni religiose per trasferirli a delle associazioni cultuali da costituire in breve tempo.

La legge rappresentò la rottura unilaterale del concordato del 1801, e fu condannata da Pio X l’11 febbraio 1906 con la Vehementer nos. Il papa protestò anche contro le spoliazioni e rifiutò la creazione delle associazioni cultuali incompatibili con la gerarchia ecclesiastica e le funzioni di vescovi e parroci.

Gran parte dei francesi fu dalla parte della Chiesa. Scoppiò la guerra civile. In molti luoghi ci si rifiutò di compilare gli inventari dei beni ecclesiastici. Il 6 marzo 1906 un manifestante fu ucciso con un revolver.

Il 10 agosto 1906 Pio X proibì ufficialmente la formazione delle associazioni di culto con l’enciclica Gravissimo officii. La legge tuttavia entrò lo stesso in vigore, e alla fine del 1906 i vescovi furono espulsi dalle sedi e dai seminari che diventarono proprietà pubblica.

Poiché tuttavia le associazioni cultuali tardavano a realizzarsi, la Chiesa continuò a utilizzare per il culto gli edifici anteriori al 1905, ai sensi dell’articolo 5 della legge del 2 gennaio 1907, che emanava norme in caso di loro mancata formazione. La legge del 13 aprile 1908 alla fine considerò le chiese come proprietà comunali e il decreto del 4 luglio 1912 fece sì che 87 cattedrali passassero sotto il controllo dello Stato, comprese le dipendenze e la totalità degli immobili di proprietà.

All’indomani dell’inizio della seconda guerra mondiale, il 2 agosto 1914, il governo, bisognoso di appoggio da parte dell’opinione pubblica cattolica, inviò un telegramma ai prefetti chiedendo che le congregazioni cattoliche, espulse, fossero di nuovo tollerate. Alla fine della guerra onorò la patrona Giovanna d’Arco proclamando festa nazionale la seconda domenica di maggio. Presto si ristabilirono le relazioni con il Vaticano e l’anticlericalismo militante entrò in declino.

Le conseguenze del conflitto fra Stato e Chiesa nelle coscienze dei cittadini e dei cristiani furono gravi e dolorose. Ancora oggi ne portiamo il peso. Una guerra interna forse più violenta perché nascosta agitò le famiglie, ruppe le amicizie, modificò i rapporti di lavoro, disorientò la gioventù.


(http://manoscritti.altervista.org/pio%20x%20conflitto%20stato%20chiesa.html)