il Fatto Quotidiano, 13 agosto 2019
Coppie scoppiate
Il cactus è la pianta che meglio esprime l’epopea del rock’n’roll e la sua relativa seduzione: le spine rischiano di pungere chiunque tenda all’ascolto, a immergersi nella vita degli artisti. È peraltro evidente che il fuoco generato dal Santo Graal del rock sia stato veicolato soprattutto dalle grandi coppie maudit più rappresentative. È questo il gancio sviluppato con cura e dovizia di particolari da Elisa Giobbi nel suo Love & Music Stories – Le storie d’amore più belle della musica, in libreria dal 28 agosto con Odoya.
Se negli anni Cinquanta era Elvis Presley a tenere banco con il suo carisma da demiurgo rockabilly e il suo ciuffo quale marchio di fabbrica – e la sua preferenza per le ragazzine in mutandine bianche –, dagli anni Sessanta si sono succeduti amori passati da un testimone all’altro, basti ricordare Janis Joplin con le sue frequentazioni promiscue (Jim Morrison, Leonard Cohen, Jimi Hendrix) e più tardi Nico (con Lou Reed, Dylan, ancora Jim Morrison e Cohen, Iggy Pop o Brian Jones). Sono slanci vitali, incontri fecondi, spesso fucina di canzoni poi entrate nella storia della musica, oppure solo capricci fatti di refrain validi per una sola estate. Stravaganti e bizzarri connubi per celare solitudini o sessualità represse (Michael Jackson, lo stesso Presley, Freddy Mercury) o tradimenti dolorosi con ferite mai rimarginate (Pattie Boyd da George Harrison a Eric Clapton).
E poi ci sono le due coppie icone degli snodi delle correnti musicali più ispirate, quelle che hanno lasciato il segno indelebile: il ’68 di Yoko Ono e John Lennon e il punk del ’77 con Sid Viciuos e Nancy Spungen. Se l’ultima citata è la coppia con il finale più tragico – l’accoltellamento di Nancy nella vasca da bagno del Chelsea Hotel –, quella tra Ike e Tina Turner è l’esempio fulgido di una emancipazione femminile portata avanti con tenacia e sacrifici, sfociata in una carriera solista di grande successo. Storie d’amore e musica diventate leggendarie per la loro carica emotiva e creativa, tali da forgiare, nel tempo, la carriera artistica di ciascun componente, come nel caso di Patti Smith e Robert Mapplethorpe. “Patti incontra Robert nell’estate del 1967”, racconta Giobbi, “in uno dei suoi primi viaggi nella grande Mela, mentre lui si sta facendo un trip con un acido. Entrambi sono profondamente devoti all’arte. Restano alzati tutta la notte per dipingere e ascoltare dischi in loop nel loro appartamento di Hall Street a Brooklyn, perdendosi nel disegno e nelle note, tracciando pennellate sulla tela come ossessi, finché l’alba non li sorprende abbracciati, vinti dal sonno. All’inizio della loro storia d’amore sono così poveri che dormono per strada. Eppure quando si svegliano, aprono gli occhi e vedono il volto dell’altro, sanno che non sono soli e che insieme ce la faranno. Non sbagliano: raggiungeranno il successo contemporaneamente, a metà degli anni Settanta. Robert come artista e fotografo e la Smith come poetessa del rock”.
Dal circolo virtuoso di Patti e Robert si passa all’abisso generato da incontri fortemente distruttivi, quello di Nancy e Sid. “Nancy insegna a Sid tutto sul sesso, le droghe, lo inizia all’eroina e allo stile di vita del perfetto rocker maledetto. Nonostante l’avversità della band dei Sex Pistols: Lydon cerca di tenere lontana Nancy dal suo amico e pure gli altri membri della band la detestano, la disprezzano, la trovano insopportabilmente prepotente, incredibilmente fastidiosa e viziata, tanto che la bandiscono dal tour del ’78. Ma Sid non l’abbandona, lei è il primo e unico amore della sua vita”.
La figura della mantide che divora l’uomo dopo averlo usato, simbolo del potere femminile negativo era esplosa dieci anni prima con la dirompente compagna di John Lennon. Yoko Ono ha rappresentato l’odio-amore dei fan dei Beatles, per alcuni astro dell’evoluzione del compositore e per altri colei che ha vissuto artisticamente di luce non propria. “Mentre sua moglie (Cynthia Powell, ndr) è in vacanza in Grecia, Lennon invita la Ono a registrare da lui. Trascorrono la notte a incidere e poi, all’alba, fanno l’amore. È la musica a far decollare il loro legame: il sentimento nasce intorno al loro primo album sperimentale e piuttosto inascoltabile, Two Virgins. Quando Cynthia torna a casa, trova la Ono con indosso il suo accappatoio mentre fa colazione sorseggiando tè verde con suo marito, che, quando la vede, le dice soltanto ‘Oh, ciao’”.
All’opposto della figura della Ono c’è Priscilla Presley: “Priscilla gioisce della possibilità di essere una vera moglie secondo i valori del tempo: cucinare, pulire e lavare per il marito. È felice: per lei Elvis è tutto, lo venera come un Dio. La canzone Personal Jesus dei Depeche mode del 1990 è stata ispirata proprio dal libro di Priscilla Elvis e io, la mia vita con un mito”. Secondo il cantautore Martin Gore Personal Jesus “è una canzone che parla dell’essere come un Gesù Cristo per qualcun altro, qualcuno che ti dà speranza e attenzione. Parla di come Elvis Presley sia stato il suo uomo e il suo mentore e quanto ciò avvenga nelle relazioni amorose; come il cuore di tutti sia in qualche modo un dio, una visione non molto equilibrata”.