il Fatto Quotidiano, 13 agosto 2019
Ritrovato a Pompei il tesoro della Fattucchiera
Lo hanno denominato “Il tesoro della fattucchiera”. Rinvenuto tra gli scavi ancora in corso della Regio V, la Casa del Giardino, nel Parco Archeologico di Pompei. Monili che rimandano a rituali per propiziarsi la buona sorte: ambre, lucidi cristalli e ametiste. Ma anche bottoni in osso e scarabei dell’oriente. Oggetti del mondo femminile utilizzati come ornamento personale.
STRAORDINARI perché raccontano microstorie, biografie degli abitanti della città che tentarono di sfuggire all’eru – zione secondo il direttore generale Massimo Osanna. La cassetta in legno e metallo – che fungeva da scrigno –si trovava in un ambiente di servizio, lontano dalla stanza da letto della matrona e anche dall’atrio della domus dove gli archeologi hanno ritrovato gli scheletri di dieci persone, prapotrebbe trattare di monili indossati per rituali, più che per mostrarsi eleganti” le considerazioni di Osanna. Sono stati rinvenuti anche numerosi oggetti preziosi, tra cui due specchi, elementi decorativi, un unguentario vitreo, amuleti fallici, due frammenti di una spiga di circa 8 centimetri.
GLI ESPERTI hanno assicurato che molti degli antichi pezzi si contraddistinguono per l’a ltissima qualità dei materiali e della forgia. “Potrebbe trattarsi dell’armamentario di una persona, forse anche una schiava, dotata di particolari capacità taumaturgiche e di un rapporto privilegiato con gli aspetti più magici del vivere quotidiano” illustra Osanna. Questo rinvenimento richiama ciò che nel mondo romano aveva a che fare con la fertilità, la seduzione, il buon esito di un parto o di un matrimonio: dai falli alle pigne, dalla spiga di grano alle ambre. Sempre nella Casa del Giardino era stata peraltro ritrovata l’iscrizione che ha cambiato la data dell’eruzione del Vesuvio posticipandola dal 24 agosto al 24 ottobre del 79 d.C. Gli elementi che compongono questo nuovo tesoro diventeranno la mappa sulla quale gli specialisti del “Grande Progetto Pomp ei” lavoreranno per ricostruire l’intera composizione del nucleo famigliare che abitava in quella porzione dell’antica Pompei.