Libero, 13 agosto 2019
La Ferrari di Lauda varrà battuta all’asta per 8 milioni
Che le Ferrari più importanti della nostra storia automobilistica se le siano tutte accaparrate gli stranieri è cosa nota. E agli italiani rimane la magra consolazione di guardare le monoposto di Maranello sul piccolo schermo sperando nel miracolo ad ogni sorpasso, mentre americani, inglesi, svizzeri si godono in garage, qualcuno in salotto, i modelli milionari che i Gran Premi una volta li vincevano veramente. È già dall’altra parte del mondo, affacciata sul Pacifico, uno dei simboli degli anni d’oro del Cavallino, la Ferrari 312T con cui Niki Lauda vinse nel 1975 il suo primo titolo mondiale. Vettura che aprì un lungo ed emozionante periodo di supremazia tecnica della Rossa. L’auto già nelle mani di un collezionista americano dal 2008, verrà venduta dalla casa d’aste americana Gooding & Co. nella Car Week di Monterey in California il 16 agosto con un prezzo di stima dai sei agli otto milioni di dollari. Una cifra allineata alle quotazioni di queste monoposto, considerando che la Ferrari F1 con cui Michael Schumacher vinse il GP di Monaco del 2001 è stata battuta all’asta due anni fa a 6,4 milioni di euro. IL 12 CILINDRI 3.0 La 312T fu fondamentale non solo per il primo titolo mondiale di Niki Lauda ma soprattutto per quello vinto dalla Casa di Maranello, che non conquistava il titolo costruttori dal 1964 con John Surtees e Lorenzo Bandini. L’auto è quella contraddistinta dal telaio 022, con il celebre 12 cilindri 3.0 creato dall’ingegnere Mauro Forghieri, nata per sostituire la vecchia 312 B3/74. “T” stava ad indicare la trasmissione trasversale, un capolavoro di ingegneria per quei tempi (la 312T rappresenta la “rivoluzione trasversale” di Forghieri) con un cambio costruito in fusione di magnesio collocato in basso davanti all’asse posteriore, che oltre a migliorare la distribuzione dei pesi e le prestazioni in curva, e a preservare le gomme dall’usura, garantiva interventi di manutenzione più veloci. Il propulsore restava il 12 cilindri piatto 015 da 495cv, che all’epoca risultava essere il più potente dell’intera F1, con aggiornamenti più che altro votati al miglioramento nell’erogazione, mentre la carrozzeria era più stretta della 312 B3/74 così da incanalare meglio i flussi d’aria verso i radiatori. Una macchina bilanciatissima che, come raccontava Lauda, «si guidava come una bicicletta». Erano gli anni di un giovanissimo Luca di Montezemolo direttore sportivo della scuderia e della scalata del manager in carriera anche grazie ai trionfi della 312T, che in tutte le sue varianti regalò alla Ferrari 3 campionati mondiali piloti, 4 campionati costruttori e 27 vittorie. BELGIO E SUDAFRICA Sempre la monoposto telaio 022 venne guidata da Clay Regazzoni nel 1975 al Gran Premio del Belgio – quinto posto assoluto – e nel 1976 in Sud Africa, dove dovette ritirarsi per un problema al motore. Negli anni ’80, la 312T fu acquistata dal collezionista francese Jacques Setton, che rimase in possesso dell’auto per quasi vent’anni, prima di venderla a John Bosch nei Paesi Bassi. Custodita in ultima battuta in una importante collezione americana arriva all’asta di Gooding & Co restaurata in ogni dettaglio e riportata alla sua originale livrea Rosso Corsa. La vettura avrebbe potuto essere nella collezione privata del pilota austriaco recentemente scomparso se non fosse stato per un malinteso con Enzo Ferrari: Lauda raccontava che alla fine del mondiale del 1975 Ferrari gli disse che avrebbe potuto tenersi la vettura; lui andò a Maranello per prenderla ma non si trattava di un regalo, bensì di una concessione del “Vecchio”, e per la sua monoposto avrebbe comunque dovuto pagare. A quel punto Lauda, rendendosi conto della superiorità del modello che i meccanici stavano predisponendo per il campionato del ‘76, decise di non comprare l’auto ormai “obsoleta”, e se ne pentì: come dichiarò alla rivista tedesca Auto Motor Sport qualche anno dopo «Hätte ich ihn nur gekauft, er wäre heute viel wert» (l’avessi comprata oggi varrebbe veramente molto). Non resta che aspettare di vedere quanto sarà disposto a sborsare il prossimo collezionista. riproduzione riservat