La Stampa, 13 agosto 2019
Le spiagge scompaiono e i sindaci devono spendere milioni
Detto semplice le spiagge scompaiono, la sabbia costa sempre più cara e fa litigare sindaci e consigli comunali, costretti a sborsare milioni di euro per interventi che poi così risolutivi non sembrano. Detto in linguaggio un pelo più tecnico, in Italia contiamo circa 8mila chilometri di coste: sono tra le aree più popolate, così nel tempo sfruttamento ed eventi naturali hanno determinato un preoccupante aumento dei fenomeni erosivi. La tecnica alternativa alle opere rigide di difesa del litorale – scogliere e moli artificiali – è il ripascimento.
Come spiega l’Ispra, l’istituto per la protezione e la ricerca ambientale, le prime attività di dragaggio di sabbie relitte risalgono al 1994. Da allora per “rimpolpare” le spiagge veneziane di Cavallino e Pellestrina sono stati prelevati circa 7 milioni di metri cubi di sabbia dal deposito tra le foci dei fiumi Tagliamento e Adige. Un deposito di sabbie al largo di Anzio, provincia di Roma, è stato usato per il ripascimento del litorale di Ostia, e così via.
L’elenco degli interventi è lungo, le cifre aumentano sempre più: per il biennio 2018 – 2019 la Toscana ha stanziato oltre 9 milioni di euro, raddoppiando quanto destinato negli anni precedenti. La Regione Lazio invece ha deciso di investire 500mila euro nell’acquisto di una draga, per lavorare tutto l’anno e organizzare in autonomia interventi sul litorale e spostare la rena dal porto, dove si accumula, a dove invece manca. Con la certezza di non incappare nel disastro del 2006, quando nella sabbia di Terracina finirono anche sabbie e ciottoli che hanno peggiorato la situazione.
Perché tutto funzioni, raccomanda l’Ispra, oltre a fare i prelievi senza danneggiare l’ambiente, bisogna «individuare sabbie che siano compatibili per granulometria e chimica con quelle del sito di destinazione». A Marina Palmense, provincia di Fermo, quest’anno l’amministrazione comunale ha sborsato 3 milioni di euro. «Un intervento del tutto inutile» tuona l’opposizione dei Verdi, pronto a ricorrere al Tar perché «le caratteristiche della spiaggia sono diverse dalla ghiaia prelevata dal fiume Ete». «Si sa che nei primi anni si perde il 30 per cento, nessuno sperpero», ribatte la maggioranza.
Il caso di Alassio
E si litiga pure ad Alassio, nella riviera ligure, dove gli ombrelloni stanno schiacciati a ridosso delle case. Scaricare tonnellate di sabbia a inizio stagione non basta più, perché le mareggiate sono anche in piena estate. Uno studio degli ingegneri del Dicca, il Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica e Ambientale dell’università di Genova su innalzamento delle temperature e quindi anche del mare, spiega che la cittadina sarà sommersa dall’acqua anche nelle strade più distanti dalla costa. Alla fine di questo secolo, ombrelloni e lettini potrebbero essere uno sbiadito ricordo.