la Repubblica, 13 agosto 2019
Un partito renziono starebbe attorno al 5 per cento
La politica stavolta si è mossa ancor più veloce delle ipotesi in campo testate regolarmente dai sondaggisti, complice anche la stagione estiva in corso; per questo di recenti rilevazioni ad hoc sul potenziale di un partito di Matteo Renzi non ce ne sono. I sondaggisti sono cauti: per l’ex segretario del Pd ricominciare fuori dal suo perimetro classico potrebbe rivelarsi più complicato del previsto. Bisogna ricordare intanto che nell’ultimo Atlante politico di Demos & Pi curato da Ilvio Diamanti (luglio 2019), nella classifica di gradimento dei leader Renzi era in penultima posizione, con tre punti in meno rispetto alla rilevazione precedente (maggio 2019). Un gradino sotto a Silvio Berlusconi, uno sopra a Beppe Grillo.
I dati in possesso di Alessandra Ghisleri quotavano un partito di Renzi al 3 per cento. Secondo Renato Mannheimer, per fare una valutazione precisa è presto perché «dipende molto dalla campagna elettorale e da quali saranno eventualmente i temi proposti da Renzi: oggi gli elettori si spostano velocemente ma la proposta del candidato è fondamentale». Detto questo, «non credo che l’ex premier possa portarsi dietro neanche la metà del Pd. Se dovessi fare una stima direi che un partito renziano vale tra il 5 e il 10 per cento. Vedo una strada in salita per lui, anche perché c’è tutto il tema delle alleanze da considerare. Con chi andrebbe Renzi? Forza Italia sembra tornare nell’alveo di centrodestra...».
Per Carlo Butturoni, presidente dell’istituto di ricerca Tecnè, «Renzi parla più ad un elettorato di centro e centrodestra e ad un altro sganciato dalle dinamiche destra- sinistra, più speculativo. Penso poi che buona parte dell’attuale elettorato del Pd non lo seguirebbe. Se la Lega fosse andata da sola al voto come sembrava volesse fare Matteo Salvini, allora un Renzi in corsa da solo avrebbe avuto più chance. In un quadro di schieramenti classici, di bipolarismo o tripolarismo, gli spazi si fanno ristretti». Insomma, la fascia ipotetica di “Azione Civile” oscilla tra il 4 e l’8 per cento.
Antonio Noto, direttore della società Noto Sondaggi, aveva fatto stimare il partito di Renzi la scorsa primavera, prima delle europee, quando ci furono altre avvisaglie di una possibile scissione. Il responso fu del 5 per cento. «Oggi il contesto è ovviamente diverso – ragiona – e penso in peggio, per lui. Un conto è far nascere un soggetto con finalità politiche a tutto tondo, un altro in una fase del genere, le ragioni potrebbero venire intese come meno nobili». Il rischio è di rifare una specie di Ncd, partito nato da un pezzo di Forza Italia. «In generale comunque – conclude Noto – i nuovi partiti sono più robusti quando nascono da una base e non da un vertice».