Corriere della Sera, 13 agosto 2019
Forza Italia, il patto con la Lega e il no a Toti
Un lunghissimo vertice con i fedelissimi a Palazzo Grazioli, in continuo contatto con gli ambasciatori leghisti, ed una certezza: per Silvio Berlusconi, Forza Italia è tornata centrale, decisiva, nel gioco. È quello che ha intenzione di dire oggi (probabilmente stamattina) a Matteo Salvini, quando lo incontrerà per dettare le sue condizioni per un appoggio alla richiesta di elezioni subito e una indisponibilità ad altre eventuali maggioranze.
Nella riunione fiume gli azzurri hanno ragionato sui punti da sottoporre all’alleato: un programma che sia «lo stesso delle Politiche», ma soprattutto la «pari dignità politica» nel centrodestra del quale «siamo la seconda gamba». Il che significa un numero congruo di collegi sicuri da decidere non sui sondaggi ma «sui dati elettorali, delle Politiche e delle Europee, alle quali con l’Svp abbiamo preso attorno al 9%», senza contare poi «il valore aggiunto che darebbe Berlusconi...». Che, è il passo avanti rispetto ai giorni scorsi, non solo non accetta veti sulla sua persona o su altri ma sarebbe «pronto a candidarsi» per trainare il suo partito. Non solo: c’è anche un no secco ad allargare la coalizione a sigle che potrebbero danneggiare elettoralmente FI. Prima di tutti il neonato partito di Toti, Cambiamo: «Se vuole, la Lega gli faccia posto nelle sue liste». E addirittura c’è chi si lancia in prossimi assetti: Giustizia e Sviluppo Economico a FI, presidenze delle Camere a Meloni e Casellati.
Al di là dei boatos, è chiaro che l’accordo dovrebbe essere siglato, firmato e annunciato il prima possibile. Questo per impedire che si metta un moto un «tana libera tutti» tra i parlamentari inquieti, molti dei quali sarebbero già tentati di aderire a un eventuale nuovo governo pur di non affrontare il rischio di non rielezione. Già si parla di 20-25 senatori pronti al passo, tanto più se Renzi dovesse costruire una sua creatura: «Il vero rischio per noi è una scissione a sinistra che attragga i nostri», dicono gli azzurri. La situazione insomma è delicatissima, con Berlusconi che sa quanto sia difficile ottenere garanzie da Salvini ma anche viceversa: i movimenti di Pd, M5S e Leu preoccupano: «Sembra già formarsi un’altra maggioranza, il tentativo lo faranno...», è il pensiero dell’ex premier. E in quel caso, che farebbe Berlusconi? Oggi il no a qualsiasi governo è ostentato. Ma domani, di fronte all’ipotesi di poter assumere un ruolo nell’esecutivo o anche solo al timore di veder frantumarsi il suo partito, che farebbe il Cavaliere?