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 2019  agosto 12 Lunedì calendario

Cartabia, Flick, Cottarelli e Draghi. Il governo tecnico che vorrebbe Mattarella

Quattro carte da giocare sul Colle più alto. Quattro ipotesi di governo: uno solo per portare il Paese alle urne, altre tre proposte con obiettivi diversi. Solo una potrebbe essere quella con cui, quando finirà la fase 1 di questa crisi (sfiducia o dimissioni di Conte), il Presidente della Repubblica tenterà di mettere ordine nel caos della legislatura. Sotto il profilo del premier un Professore, o una Professoressa, avrebbero più chance di un politico. Dal punto di vista dei numeri – il Magic Number è 161, la maggioranza al Senato – escluso il gruppo Lega (58 senatori) tutte le carte “giocano” partendo dalla necessità di un patto Pd (51 senatori) e M5s (107) a cui si aggiunge buona parte del gruppo Misto (15 senatori) dove siedono i 4 senatori di Leu e i 4 ex M5S (Buccarella, Martelli, Nugnes, De Falco). Il totale fa 166 voti.
Garanzia elettorale
Sulla prima carta, la prima ipotesi, c’è scritto «governo di garanzia elettorale». Si tratta di un esecutivo che dovrebbe portare il Paese al voto il prima possibile. Molto difficile prima di novembre. Da qui ad allora sarà necessario avere un governo elettorale visto che molti costituzionalisti concordano sul fatto che non si possa fare una campagna elettorale da candidato premier al ministero dell’Interno, che è anche la macchina elettorale. Anche Salvini lo sa. Si fanno i nomi di due ex presidenti della Corte Costituzionale: Valerio Onida e Giovanni Maria Flick. Possibile però anche l’incarico a Giuseppe Conte (Conte bis) o a Giovanni Tria. Nel caso l’esito elettorale non garantisse subito una nuova squadra di governo, Tria potrebbe restare in carica per definire la manovra. Il centrodestra compatto non darebbe l’appoggio a questo esecutivo.
Governo no Tax
La seconda carta si chiama «governo no Tax», altrimenti detto «di tregua». Presuppone un esecutivo che resta in carica fino a febbraio-marzo e scrive la legge di bilancio. Nell’ambito dei parametri europei. Il candidato premier sembra poter essere solo uno: il professor Carlo Cottarelli che già nel maggio 2018 entrò col trolley al Quirinale per poi uscirne dopo la nascita del patto Lega-M5S.
Governo istituzionale
La terza carta è «il governo istituzionale», quello ipotizzato da Renzi e a suo modo vagheggiato anche da Grillo per «fermare i barbari». Questa carta è più impegnativa rispetto alle altre perché prevede il voto a maggio del 2020 e avrebbe in agenda alcune importanti riforme: la legge di bilancio, il taglio dei parlamentari, condizione imprescindibile per i 5 Stelle, con tutto quello che si porta dietro (referendum e riforma dei collegi) e correzione delle legge elettorale che diventerebbe un proporzionale puro. In questo caso la scelta del premier diventa per il presidente Mattarella un po’ più creativa. Dal mazzo delle opzioni potrebbero uscire i nomi della presidente del Senato Elisabetta Casellati se l’obiettivo dovesse essere quello di strizzare l’occhio al centrodestra e convincere un pezzo di Forza Italia. Oppure quello di Roberto Fico per blindare il consenso del M5S. Ma il Capo dello Stato potrebbe tirare fuori dal mazzo un jolly: la vicepresidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia, 56 anni, entrata alla Corte nel 2014 nominata proprio da Mattarella. Una soluzione innovativa.
Governissimo
C’è infine la quarta carta, l’unico vero «governissimo» che presupporrebbe un accordo politico oltre che tecnico. Nessuno ne parla a voce alta, visto che resterebbe in carica fino al 2022. Dunque anche per l’elezione del successore di Mattarella che, in caso contrario, sarebbe eletto dal governo Salvini. Un azzardo, non c’è dubbio. Il cui scalpore – la Lega resterebbe fuori – potrebbe essere taciuto solo con una carta choc per tutti: Mario Draghi, che a novembre lascerà la guida della Bce. In alternativa anche Giuseppe Conte, il nuovo leader del Movimento. Dipende, anche, come andrà il faccia a faccia con Salvini a palazzo Madama. Da non perdere.