Corriere della Sera, 12 agosto 2019
Dovizioso e il sorpasso perfetto su Marquez
Lui se l’aspettava, l’altro ci ha provato, chi l’ha visto è balzato in piedi. Sorpasso capolavoro, inatteso eppure evocato, all’ultima curva, sempre quella. Dove Marc e Andrea ogni volta si danno appuntamento, per affrontarsi a viso aperto.
Lì sul veloce tracciato di Spielberg. Lo sanno ancor prima del via che tutto, comunque vada, finisce sempre all’incrocio fatale. L’incrocio delle loro strade sportive, metafora dei loro destini. Marquez voleva sfatare il tabù del Red Bull Ring (quattro sconfitte di fila), soprattutto voleva battere la Ducati, il suo incubo sulla pista austriaca. Aveva tutto per riuscirci, una Honda velocissima, unita al suo talento esplosivo. Aveva anche il ricordo degli smacchi subiti, la consapevolezza di dover evitare l’ultima curva. L’esperienza insegna, si dice. Eppure, come in un copione scontato, il finale era già scritto. Ancora una volta, i duellanti si sono ritrovati nello stesso punto. Marquez arrivato davanti s’aspettava l’attacco di Dovizioso («ma non sapevo cosa fare, se entrare all’interno più veloce o più lento per uscire forte…»), Dovizioso sapeva di doverci provare («non potevo fare altrimenti, alla peggio sarei andato lungo…»), alla fine è venuta fuori un’opera d’arte. Di quelle da incorniciare e raccontare a chi non c’era. «Una cosa da pazzi, non pensavo di riuscirci» così Dovizioso, visibilmente emozionato.
Il romagnolo ha costruito la vittoria con una strategia impeccabile: scelta di gomme azzeccata, gestione magistrale del loro consumo, buon lavoro di squadra in prova. E poi nervi saldi e polso fermo, al momento giusto. «Ho preparato bene il sorpasso, uscendo veloce dalla curva precedente. Marquez era più forte in staccata e in accelerazione – ha spiegato Desmodovi –, ma il grip in più mi ha permesso di attaccare».
Lo spagnolo conferma: «gomma sbagliata». Il 93 ha provato a sfiancare il ducatista nei primi giri, per metterlo in crisi nel finale, ma il Dovi ha ribattuto punto su punto. Al penultimo giro, il Fenomeno ha tentato la zampata, per scrollarselo di dosso, ma Dovi era ancora lì. Fino all’ultima, decisiva curva a destra.
«Non si può vincere tutto», così Marquez dopo il traguardo. Filosofia spicciola di chi può gestire 58 punti di vantaggio in una classifica in cui il ducatista è costretto a inseguire, senza troppe illusioni. Ma intanto può prendersi questa rivincita, sul marziano e su chi ha messo in dubbio il suo ruolo in Ducati.
Lo spettro di Lorenzo è svanito con la conferma di Miller in Pramac, il timore di essere messo in discussione è invece rimasto. A Bologna servirebbe una riflessione sulla gestione dei piloti. Sul talento di Dovizioso invece non ha dubbi Rossi, quarto e secondo delle Yamaha dietro l’ottimo Quartararo (al terzo podio quest’anno). «Dovizioso è un campione», parola del Dottore.