Corriere della Sera, 12 agosto 2019
Ancorra dubbi sulla morte di Epstein
Solo per sei giorni Jeffrey Epstein è stato sotto sorveglianza speciale o «suicide watch»: dal 23 al 29 luglio. Non lo era più al momento della morte. Il detenuto numero 76318-054 fu riportato nella «Shu», la «Special Housing Unit» per prigionieri di alto profilo o pericolosi del Metropolitan Correctional Center di Manhattan, la stessa unità in cui era stato trovato disteso con segni al collo il 23 luglio. Il compagno di cella però era stato trasferito: fu lasciato solo, una violazione delle normali procedure. La prigione informò il dipartimento di Giustizia che una guardia lo avrebbe controllato ogni mezz’ora. Ma la notte della sua morte questo non avvenne.
Piovono critiche sulle autorità carcerarie dopo la morte del finanziere di 66 anni incriminato per traffico sessuale di minorenni. Un «apparente suicidio»: così lo ha definito il ministero della Giustizia, che però sottolinea pure come la vicenda sollevi «serie domande» e ha aperto un’inchiesta.
Come si è impiccato?
Anche il sindaco di New York e candidato alla nomination democratica per la Casa Bianca, Bill de Blasio, nota che la scomparsa di Epstein è «troppo conveniente». «Quello che molti di noi vogliono sapere è: che cosa sapeva? Quanti altri milionari e miliardari erano coinvolti nelle stesse attività illegali?».
La prima domanda ancora senza risposta è: perché Epstein non era più sotto sorveglianza speciale? Le autorità carcerarie avevano disposto quelle misure di sicurezza dopo il 23 luglio, pur non essendo certe se avesse davvero tentato il suicidio o fosse stato aggredito. Chi ha preso la decisione di dichiararlo «non più a imminente rischio di suicidio»? La seconda questione: come si è impiccato? Anche nella «Special Housing Unit», secondo un ex detenuto intervistato dal New York Post è «impossibile che si sia ucciso. Tra il pavimento e il soffitto ci sono circa due metri e mezzo, non puoi legarti a niente. Hai le lenzuola ma hanno la consistenza della carta, non sono abbastanza forti per un uomo sui 90 chili. Il letto è di ferro ma non si può spostare e non ha sbarre». Terzo: esiste un video? L’ex procuratore di New York Preet Bharara suggerisce di sì: «Quasi certamente c’è un video del suicidio di Epstein all’Mcc. Si spera che sia completo e al sicuro».
Il mancato controllo
Venerdì sera, la notte della diffusione di 2.000 pagine di carte degli investigatori, le guardie non hanno rispettato il protocollo che prevede si controllino i prigionieri ogni 30 minuti (per quelli sotto sorveglianza speciale ogni 15 minuti). Epstein era solo in cella: Nicholas Tartaglione, ex poliziotto sotto accusa per quattro omicidi, era stato trasferito. Si ipotizzò che potesse essere lui l’aggressore del 23 luglio, ma lui sostenne di aver «salvato» il finanziere. Venerdì sera, Epstein incontrò uno dei suoi avvocati, secondo un collega che li ha visti parlare «come ogni sera». Il 31 luglio, il giudice lo aveva informato che il processo non sarebbe iniziato prima del giugno 2020, e da allora incontrava i suoi avvocati per lunghe sedute, anche di 12 ore: continuavano a chiedere di farlo uscire su cauzione. Ora uno dei legali, Marc Fernich, dà la colpa a tutti: carcerieri, procuratori, politici, giudici, e ai media «isterici». «Epstein è stato accusato di nuovo di vecchi crimini per quali aveva da tempo pagato il suo debito con la società, solo perché ha avuto la sfortuna di essere un uomo ricco nell’era #metoo».
La «messinscena»
Fonti anonime «vicine a Epstein» dicono che il finanziere «era di umore positivo negli ultimi giorni» ma aveva riferito che «le guardie avevano cercato di ucciderlo». Parole pesantissime diffuse dal Washington Post, avvolte da molti dubbi. E poi ci sono le teorie del complotto: la morte sarebbe una messinscena o lo avrebbero ammazzato per evitare che incriminasse qualcuno dei suoi potenti amici come i Clinton o Trump. Il presidente ha contribuito a rilanciarle ripubblicando su Twitter il video di un comico che accusa i Clinton di omicidio, nonché la notizia (falsa) secondo cui ci sarebbero prove precise contro Bill. Il principe Andrea, anche lui ex amico di Epstein, appariva sorridente ieri, mentre con la regina Elisabetta si recava a Messa.