Corriere della Sera, 12 agosto 2019
Il single che ha adottato due bambini. È il primo caso nel nostro Paese
Padre single di due bimbi sudafricani. Giona Tuccini, pisano, 44 anni, si è visto riconosciuta anche da un tribunale italiano la doppia adozione monoparentale. È il primo caso nel nostro Paese. «Affermato l’interesse superiore dei piccoli», questa la motivazione dei giudici. I bambini, di 5 e 8 anni, erano stati adottati in Sudafrica.
«I miei primi otto anni da babbo single? Straordinari, fantastici, commoventi. Guardo i miei figli crescere sereni, felici. E molto vivaci». Sorride babbo Giona Tuccini, 44 anni, originario della provincia di Pisa, docente di Italianistica all’università di Città del Capo, padre single di due bambini adottati: Achille e Dario, rispettivamente di 8 e 5 anni. Dopo i giudici sudafricani anche il tribunale dei Minori di Roma ha riconosciuto la doppia adozione monoparentale. «Sì, sono il primo babbo single riconosciuto in Italia ad aver adottato due bambini non fratelli biologici – conferma il professor Tuccini —. Non avevo bisogno di una nuova certificazione di padre, ma ne sono felice, soprattutto per i miei figli che si sentono anche italiani, se pur con due nazionalità. Credo che sia stata una vittoria del buonsenso e della dignità umana».
Il tribunale dei Minori italiano ha trascritto per la prima volta la doppia adozione decisa da due giudici sudafricani in nome del «superiore interesse dei due minori». Babbo Giona (da toscano ci tiene molto a non essere chiamato papà dai figli) racconta di non aver avuto mai problemi in Sudafrica. «L’apartheid appartiene al passato e oggi le leggi sudafricane sono molto avanzate anche nel settore delle adozioni – spiega —. A scuola i miei figli hanno compagni con famiglie di ogni tipo: eterosessuali, omosessuali, single formate da una sola madre o da un solo padre, allargate e multirazziali. Mai si sono sentiti diversi anche perché in Sudafrica la diversità è quotidianità. E ora sono contento che per loro non sia un problema anche in Italia dove noi andiamo spesso a trovare i nonni e gli amici».
Racconta il professore che il desiderio di diventare padre lo aveva da molti anni. «Ancora prima di partire per il Sudafrica – ricorda – e indipendentemente dai miei legami di allora. Ma in Italia non c’erano le premesse perché questo desiderio potesse realizzarsi. Poi, dopo aver insegnato in alcune università italiane e straniere, dieci anni fa sono arrivato a Cape Town e tutto è cambiato».
Il primo a essere adottato è stato Achille. «Un percorso lungo e severo – racconta Giona Tuccini —. Come previsto dalla legge sudafricana lo ho avuto in affido e poi l’ho adottato all’età di quattro mesi. Ero solo ma preparato dopo un periodo di apprendistato obbligatorio in un orfanotrofio per imparare ad accudire un neonato. Dario è arrivato a casa due anni e mezzo dopo. Anche lui era molto piccolo ma è andato tutto in modo perfetto».
Babbo Giona si ferma un momento. I due fratelli si stanno contendendo un gioco e la disputa sta per diventare una zuffa. «Qui si rischia di cambiare il nome di Dario in Ettore, vista la litigiosità con Achille», dice il professore. Che poi si smentisce: «Sono bravissimi, si vogliono un sacco di bene». E alla domanda se mai i figli gli hanno chiesto perché hanno un solo genitore, Giona risponde senza giri di parole. «Mai, crescono sereni, hanno tutto l’amore di cui hanno bisogno e io mi sento un padre molto appagato. Anzi, un babbo».