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 2019  agosto 12 Lunedì calendario

Renziani e zingarettiani nome per nome

OGGIX
ROMA – La convocazione è per le 14 di oggi nell’ufficio di Franco Mirabelli: tutti i senatori vicini a Zingaretti sono invitati. Un chiarimento prima della riunione del gruppo del Pd che è stata fissata alle 15, in vista della capigruppo delle 16 a Palazzo Madama. È un percorso ad ostacoli per il segretario Zingaretti affermare la linea del “voto subito” nei gruppi parlamentari, che sono filo renziani a stragrande maggioranza, e dove perciò l’appeal della proposta di un governo istituzionale, lanciata a sorpresa da Renzi, è molto forte. Di stretta fede zingarettiana sono 12 senatori su 50. L’elenco quindi è breve: Antonio Misiani, Monica Cirinnà, Assuntella Messina, Anna Rossomando, Tatiana Rojc, Luigi Zanda, Bruno Astorre, Franco Mirabelli, Roberta Pinotti, Annamaria Parente, Paola Boldrini, Valeria Fedeli. Anche se, tanto per fare un esempio, Fedeli, ex ministra dell’Istruzione, nella chat dei senatori dem ha indicato come indispensabile ieri una discussione dentro il partito, perché non va minimizzato il dibattito. Non solo. Mirabelli, Pinotti e Astorre sono filo Dario Franceschini, la cui posizione è stata da mesi di dialogo con i 5Stelle, proprio per disarticolare la coalizione grillo leghista di governo. Guidato dal renziano Andrea Marcucci – e con alcuni senatori del Giglio magico come Francesco Bonifazi, ex tesoriere del Pd a guida Renzi, e Davide Faraone – il gruppo dei senatori è quindi saldamente legato all’ex segretario. Davanti all’ipotesi di una scissione è probabile che si sfrangerebbe, ma per sostenere un governo di scopo con i grillini, i 38 senatori ci starebbero tutti, o quasi. Tra di loro, i tre di area Matteo Orfini (Francesco Verducci, Vincenzo D’Arienzo, Valeria Valente) sono più propensi a un governo istituzionale piuttosto che al salto verso il voto subito. «Ovvio che ci vogliono alcuni paletti, se un governo di scopo si fa, per votare il taglio dei parlamentari bisogna che preveda anche una riforma della legge elettorale in senso proporzionale», spiega Verducci. Così l’indicazione che viene da Maurizio Martina, sfidante di Zingaretti alle primarie, è di riaprire un confronto nel Pd per decidere insieme la linea. Afferma Martina: «Vorrei che il Pd ora ragionasse con lucidità e assoluta consapevole perché nessuno può avere certezze granitiche. A un certo punto bisogna prendersi la responsabilità di indicare una via. Vorrei che lo si facesse prima di tutto nei gruppi dirigenti a partire dalla direzione nazionale e dai gruppi parlamentari da convocare appena capiti i tempi fondamentali della crisi». Urge insomma una Direzione del partito per confermare o rivedere le decisioni di 15 giorni fa che erano: mai con i 5Stelle. Alla Camera i numeri dem sono questi: su 111 deputati, una settantina sono renziani, tra questi sei di area Orfini. Una quarantina sono quelli vicini a Zingaretti, compresi i 15 franceschiniani e perciò a favore di un governo del presidente o istituzionale. Il capogruppo Graziano Delrio non ha ancora convocato l’assemblea dei deputati del Pd. Ma a Montecitorio i nodi si aggrovigliano: quanti dem infatti sarebbero disposti a votare il taglio dei parlamentari, perno di un accordo con i 5Stelle che deve essere discusso alla Camera? Le perplessità sono forti, perché a qualla riforma, il Pd ha votato finora contro giudicandola incompleta e priva di visione complessiva.