Libero, 11 agosto 2019
L’arte a Palazzo Colonna
Isabelle Hèlène Sursock apparteneva ad una famiglia di banchierimolto ricchi di origini bizantine. Era bellissima, colta, raffinata. Conobbe a Beirut il principe Marcantonio VII Colonna e se ne innamorò subito. Nel 1909 lui la portòin Italia per sposarla. Nonfu difficile per lei integrarsi con successo nella società romana: gran dama di corte dopo la caduta della monarchia, prese il posto di JoseMaria come la “regina sostitutiva” d’Italia, ospitando nel palazzo di Santi Apostoli a Roma ricevimenti regali cui erano ammesse unicamente teste coronate e, fra i borghesi, soltantofinanzieri e banchieri. Donna Isabelle Colonna occupò una posizione privilegiata tra l’élite della società romana per tutta la sua lunga vita (morì a 97 anni nel 1984) ed usò il suo potere anche per tutelare – soprattutto durante i periodi più bui di entrambele guerremondiali -la preziosa collezione artistica della famiglia custodita nello storico palazzoche, dopoaverfatto restaurare e riarredare, non abbandonò mai. Raccontano i ben informati che voleva che tutto fosse sempre perfettamentein ordine,edera capacedifare grandiose scenate perfinoa un giardiniere che nonavesse tagliato la siepe a dovere. Con grande premura si prendeva cura delle sale e del parco e studiava progetti e interventi per valorizzare le sue opere d’arte.
MUSEO NEL CUORE DI ROMA
Oggi Palazzo Colonna, oltre ad essere una dimora storica, è anche un piccolo museo nel cuore di Roma e l’appartamento della principessa Isabelle Colonna è la sua parte più solenne. Ci sono gli affreschi del Pintoricchio e quelli del Tempesta, c’è la collezione di quadri fiamminghi e quella con le vedute della città dipinte da Gaspar van Wittel (conosciuto anche come Vanvitelli) con sottigliezza e delicato senso atmosferico. E poi il prezioso dipinto su tavola di Cosmè Tura, l’imponente ritratto di Maria Mancini Mazzarino (nipote del potente Cardinale Mazzarino), dipinto dai Simon Vouet, pittore alla corte di Luigi XIV di Francia. Ma non solo: a quanti visitano l’appartamento viene data la possibilità di respirare un’atmosfera più familiare, di casa vissuta. E questo anche grazie ai collaboratori del Palazzo che raccontano aneddoti sull’esclusivo salotto da cui la principessa ha regnato per quasi un secolo. Ma ora c’è anche uno strumento in più che permette ai visitatori di quelle sale, così come a chi è impossibilitato ad andare a Roma, di godere di tutti quei tesori conservati. È infatti uscito per i tipi diDe Luca Editori d’Arte il volume Palazzo Colonna. Appartamento della Principessa Isabelle (416 pagine, 35 euro). A cura di Mauro Natale (con la collaborazione di Patrizia Piergiovanni), con i saggi di Giovanna Capitelli, Laura Laureati e Tiziana Checchi, il volume – fortemente voluto dal principe Prospero Colonna che ha scritto anche la prefazione – è una visita guidata rigorosamente scientifica (ci sono schede, ricerche bibliografiche e storiografiche) e ottimamente illustrata da grandi fotografie che permettono a chi legge di “entrare” in quei saloni che non hanno nulla da invidiare a quelli di Versailles e di scoprire, in questo incredibile scrigno, autentici capolavori.
GLI AFFRESCHI
Come gli affreschi della Sala Fontana (una serie di vele e pennacchi con candelabri, cornici geometriche e scene bibliche e della storia antica sullo sfondo di finti mosaici dorati con citazioni precise nelle figure a singole statue o rilievi antichi visibili in Roma) realizzati tra il 1485 e il 1490 daBernardino diBetto dettoil Pintoricchio quando questa parte del palazzo era abitata da Giuliano della Rovere, divenuto poi Papa col nome di Giulio II. «Indagando lefonti diispirazione di questo ricco sistema decorativo», scrive Mauro Natale nel catalogo, «gli studiosi hannomesso in evidenza l’intelligenza con cui Pintoricchio ha utilizzato il repertorio antico, traducendoloin unlinguaggio pittorico che sempre aver implicato un “esteso impegno personale”. Queste pitture rivelano infatti un agio esecutivo e una resa pittorica sofficie e di grande qualità che consentono di riconoscere la mano estrosa del pittore umbro». La volta della Sala è stata poi stata completata nel Seicento conla decorazione delle lunette che mostrano scene di battaglie.
LA STORIA DELLA FAMIGLIA
Poi ci sono i ritratti, che danno la possibilità di approfondire anche la storia della famiglia Colonna. C’è quello di Marcantonio II, opera di Sustermans Justus; quello di Lucrezia Tomacelli realizzato da Ottavio Leoni nel 1608; quello di Filippo I (1635), quello del cardinale Ascanio e quello di Lorenzo Onofrio (del 1670-75) opera di Jacob Ferdinand Voet. Ma tra tutti spicca quello diMariaMancini nelle vesti di Armida (1669) sia per le dimensioni e la fattura, sia per l’iconografia del ritratto. La principessa, che era riuscita a fare innamorare Luigi XIV (ma fu costretto a sposare l’Infanta di Spagna mentre lei si univa in matrimonio a Lorenzo Onofrio Colonna dal quale fuggì camuffata da uomo dopo avergli dato tre figli), èvestita comelamaga cantata nella Gerusalemme Liberata: con il diadema d’oro e di perle dalla forma amezzaluna, gli abiti alla “turchesca” ovvero coni pantaloni sottola tunica,il velo appeso alla cintura e le calzature appuntite. «La nota passione di Maria Mancini e del marito Lorenzo Onofrio per il teatro e le maschere organizzate in occasione delCarnevale», silegge nella scheda dedicata nel catalogo al dipinto, «ha consentito di associarel’esecuzione di questo ritratto alla mascherata di Armida che durante i festeggiamenti carnevaleschi del febbraio 1969 vide come protagonista la principessa abbigliata come la maga orientale e accompagnata da un corteo di ventiquattro cavalieri turchi,il tutto per la regia di Giovanni Paolo Schor». Chi volesse saperne di più può visitarel’appartamento della principessa Isabelle a Palazzo Colonna e leggere il catalogo.