Libero, 11 agosto 2019
La guerra del pecorino
La guerra del pecorino è solo congelata. Giàa settembrei tamburi della rivolta potrebbero tornare a far sentire il loro cupo rimbombo. E questa volta non ci sarebbe più spazio perlamediazione. Afar presagireil ritorno delle protestein Sardegna, conl’inevitabile coda di violenze, sequestri e aggressioni, sono alcuni proclami lanciati nelle ultime settimane dai rappresentanti dei pastori., si legge con frequenza crescente sui profili social dei leader della rivolta di febbraio. Ma quali sarebbero gli impegni che la politica avrebbe preso per garantire ai pastori sardi quel che chiedono per il latte ovino, vale a direalmeno un euro allitro? In realtà non ci sono. Anche perché non c’è partito né leader politico, da noi come nel resto d’Europa, che possa fissare per leggeil prezzo di un prodotto perché, semplicemente, non è consentito visto che creerebbe una pesante asimmetria di mercato.Vietata tassativamente dallenorme Ue. SENZA PREZZO In realtà gli accordi sottoscritti la scorsa primavera non fissano alcun prezzo per il latte ovino destinato alla produzione del Pecorino RomanoDop, se non quello dell’acconto che i caseifici si sono impegnati a corrispondere ai pastori: 74 centesimi per ogni litro di latte. L’importo del conguaglio verrà calcolato a novembre in base a un meccanismo di indicizzazione che parte dal prezzomedio delformaggio all’ingrosso sulla Borsamerci di Milano. Più precisamente il prossimo mese di novembre si farà un calcolo aritmetico. Il conguaglio sarà calcolato sulla base dei prezzi medi ponderati del formaggio registrati fra novembre e ottobre 2019. La correlazione fra prezzo medio e prezzo del latte ovino all’origine segue una grigliache è parteintegrante dell’accordo. Ad esempio, con il Pecorino Romano Dop quotato 6 euro al kg alla Borsa merci, il prezzo finale del latte, al litro, sarebbe di 72 centesimi. Con una quotazione di 6,50 euro al chilo del Pecorino, la materia prima sarebbe pagata 76 centesimi al litro. Per arrivare a 1,02 euro al litro per il latte qualora il formaggio fosse valutato 8,50 euro. La tabella – riportata integralmente nell’infografica di questa pagina – è parte integrante dell’accordo fra pastori, Regione Sardegna e Ministero delle Politiche Agricole. Ora sta accadendo che sulla piazzamilaneseil prezzomedioèlontanissimo dagli 8,50 euro necessari per consentire ai pastori sardi di spuntare un euro al litro per il loro latte ovino. Per la precisione l’ultimo prezzo del Pecorino Romano Dop censito ad agosto dal Clal è di 6,65 euro al kg, che comporterebbe un valore finale di circa 76 cent/litro con un conguaglio di appena 2 cent. Ben al di sotto della soglia dell’euroinvocato dai pastori. Eforse il prezzo medio ponderato rischia di essere ancora inferiore, visti i valori registrati dal Pecorino nei primi mesi dell’anno, appena superiori ai 5,50 euro al chilogrammo. Per semplificare sta accadendo che,in base all’accordo raggiunto in primavera, a fine campagna quasi sicuramentei pastori prenderanno molto meno di un euro al litro per il latte ovino. Da qui i proclami di guerra che si succedono con frequenza sempre maggiore dalla Sardegna. In realtà la crisi della filiera del Pecorino Romano Dop deriva da un problema cronico di sovrapproduzione che i pastori continuano a negare. Gli stoccaggi cheilMinistero delle PoliticheAgricole si èimpegnato a ritirare ammontano a 35.000 quintali, mettendoci 14 milioni di soldi pubblici che sta per spendere acquistando il pecorino invenduto alle aste per le derrate alimentari destinate agli indigenti. Certo, tagliare la produzione significa ridurre gli ovini all’origine. Ma non ci sono alternative. Chi invocaunmaggiore sostegno suimercati internazionali per il Pecorino Romano Dop, auspicando una riduzione delle eccedenze grazie alle vendite all’estero, non tiene conto che nei primi cinque mesi dell’anno l’export di pecorino è cresciuto del 30,8%. E sta aumentando ancora. Se i prezzi si mantengono bassi è perché se ne produce troppo.