La Stampa, 11 agosto 2019
Fare la cacca ogni due giorni. Questa la ricetta di Bolsonaro per salvare l’ambiente
VANITY
Mentre il mondo intero s’interroga sulle strategie da adottare per combattere il riscaldamento climatico, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha voluto dare il suo contributo con una battuta che suona come una provocazione. «Dovremmo innanzitutto mangiare di meno, tutti quanti. Ma per combattere l’inquinamento e il riscaldamento globale potremmo anche fare la cacca un giorno sì e un giorno no, questo aiuterebbe molto». Davanti alla faccia esterrefatta dei cronisti, con il ministro della giustizia Sergio Moro che abbozzava imbarazzato un sorriso, Bolsonaro ha proseguito con il suo ragionamento. «Ci sono tante cose che si possono fare, per esempio controllare le nascite. Non sto pensando ad un controllo da parte dello Stato, non fraintendete le mie parole, ma a far capire alla gente che fare molti figli spesso non aiuta. Qui in Brasile sono le persone con meno cultura a fare tanti figli. Io ne ho cinque, è vero, ma sono l’eccezione a questa regola!». Non c’è giorno che passi senza una sua «sparata», ma dietro all’atteggiamento di Bolsonaro c’è un chiaro disagio per il pressing che la comunità internazionale sta facendo a causa della sua politica sull’Amazzonia.
Il pressing internazionale
Leader mondiali come Angela Merkerl e Emmanuel Macron, ricercatori, organizzazioni ambientaliste e in difesa dei popoli indigeni, tutti preoccupati per i dati sulla crescita esponenziale del disboscamento. Mille chilometri quadrati persi nel mese di luglio, un aumento del 274% rispetto al luglio 2018. I dati satellitari rilevati dall’Inpe, l’Istituto spaziale brasliano, mostrano un’intensificazione dell’azione dell’industria del legno, dei grandi coltivatori e allevatori e una crescita delle miniere illegali, anche a causa dell’aumento del prezzo dell’oro.
Bolsonaro non ha gradito i numeri e ha rimosso il direttore dell’Inpe, accusandolo di manipolare la realtà per fini politici; un negazionismo applicato di fronte a rilevamenti la cui attendibilità è stata riconosciuta a livello internazionale. Per il presidente si tratta di un complotto ardito per danneggiare l’economia brasiliana, che si basa fortemente sull’agroindustria e che brama per nuove terre da coltivare. «I Paesi stranieri – ama ripetere – non possono dirci cosa fare della nostra foresta, l’Amazzonia non è museo, lì ci sono attività strategiche per il nostro Paese. Gli europei hanno distrutto i loro boschi; non hanno nulla da insegnare sull’ambiente». —