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 2019  agosto 11 Domenica calendario

In Francia c’è chi vuole riportare la birra allo stadio. Un bicchiere a biglietto

Da 28 anni in Francia è un tabù. Ora tre deputati del partito di Macron propongono di superare il divieto e nasce una polemica che divide la maggioranza del presidente. L’idea è quella di consentire all’interno del perimetro degli stadi di calcio la vendita controllata di alcolici. Una pratica vietata da una legge del 1991, nata per evitare che portando la birra a ridosso delle curve la situazione nello stadio potesse rapidamente degenerare. Perché superare quel divieto? I promotori della proposta di legge, oggi controfirmata da un altro centinaio di deputati, sostengono che l’attuale divieto è nei fatti un’ipocrisia. Non solo perché chiunque può bere, e anche molto, prima di entrare allo stadio, ma anche perché nei box delle tribune dei vip il consumo di alcol è consentito. «Una discriminazione classista», dichiara a Le Figaro Pierre Barthélemy, avvocato di una delle associazioni dei club di tifosi. La replica è affidata a William Lowenstein, avvocato di un’associazione contro l’alcolismo, che dichiara a Liberation : «In Francia siamo indietro nella guerra all’alcol. E l’eguaglianza non si può fare diffondendo la cirrosi per tutti». I sostenitori della legge non vogliono, naturalmente, diffonderla. Parlano anzi di una vendita d’alcol affidata ai club e controllata. Ad esempio consegnando uno o due bicchieri di birra per ogni biglietto acquistato. E sostengono che questa autorizzazione consentirebbe alle società sportive di guadagnare in tutto 50 milioni di euro in più all’anno riducendo il gap finanziario con i club inglesi, spagnoli e tedeschi per i quali la vendita di alcolici negli stadi sarebbe una importante fonte di reddito. A quei 50 milioni se ne aggiungerebbero 80 se si potesse portare negli impianti la pubblicità dell’alcol. I contrari parlano di una iniziativa di legge voluta dalla potente lobby degli alcolici e oppongono ragioni sanitarie che sconsiglierebbero la liberalizzazione. Oggi la legge Evin, quella che dal 1991 impedisce la vendita di birra negli stadi (con poche deroghe nel corso della stagione), è considerata un baluardo contro le dipendenze. E ieri la ministra della salute Agnes Buzyn ha ripetuto il concetto con un lungo tweet: «Nel nostro Paese l’alcol uccide ogni anno 41 mila persone. Ciascuna di queste morti è evitabile. Evitiamo che nuovi inviti al consumo ci rendano complici di questo drammatico bilancio. Nei nostri stadi l’entusiasmo per una squadra di calcio non ha bisogno di alcol per esprimersi».