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 2019  agosto 11 Domenica calendario

In 60mila contro Putin

A inondare Prospettiva Sakharov a Mosca sono oltre 60 mila. Hanno cartelli che dicono “Dateci il diritto di voto” o “Ci avete mentito”. E i ritratti degli attivisti arrestati, come lo studente 21enne Egor Zhukov che rischia otto anni di carcere con l’accusa di “disordini di massa”.
Neppure la pioggia ha dissuaso i moscoviti dallo scendere in strada per il quinto fine settimana consecutivo di proteste da quando una sessantina di candidati indipendenti sono stati esclusi dalle elezioni del Parlamento della capitale che si terranno il prossimo 8 settembre. Un voto apparentemente insignificante che si è però trasformato in un inedito terreno di scontro tra autorità e popolazione.
Poco prima dell’appuntamento, uomini a volto coperto avevano fatto irruzione nel seminterrato diventato quartier generale dell’opposizione moscovita che Ljubov Sobol ha eletto come sua dimora da quando, un mese fa, ha iniziato lo sciopero della fame per protestare contro la sua esclusione dalla corsa elettorale. Gli altri leader dell’opposizione, dal blogger anti-corruzione Aleksej Navalnyj agli altri candidati respinti Ilja Jashin e Dmitrij Gudkov, sono tutti in carcere. Eppure decapitare la protesta non l’ha fermata. Né sono serviti gli oltre 2.400 fermi, spesso violenti, o le minacce: il Servizio federale degli ufficiali giudiziari (FssP) che scova 350 mila euro di debiti dovuti dai dimostranti; il Dipartimento per la sicurezza e l’anticorruzione che promette di incriminare eventuali renitenti alla leva o la procura che minaccia di revocare la patria potestà a una coppia che ha portato il figlioletto di un anno al corteo.
Il movimento di protesta per elezioni libere anzi si allarga. Raccoglie il sostegno di diverse celebrità finora distanti dalla politica, come il rapper Oxxxymiron e lo Youtuber Jurij Dud che ieri sono scesi in piazza per la prima volta. E, a dispetto del provinciale disprezzo per la ricca capitale, ottiene la solidarietà di altre città della Federazione. A fine giornata si contano 214 fermi a Mosca dove i manifestanti provano ad assembrarsi davanti alla sede dell’amministrazione presidenziale e interviene persino l’esercito, 80 a San Pietroburgo, 13 a Rostov-sul-Don e due a Brjansk.
Numeri inferiori rispetto a un sabato fa: stavolta la manifestazione era autorizzata. Eppure una marea così non si vedeva dalla cosiddetta “Rivoluzione bianca” contro il ritorno di Vladimir Putin al Cremlino sette anni fa. «Sono numeri che le autorità non possono ignorare», dice Konstantin Gaaze del think tank Carnegie Moscow Center. Questi manifestanti «non sono l’opposizione tradizionale, ma un gruppo molto più ampio», aggiunge il politologo Gleb Pavlovskij.
Il Cremlino invece continua a tacere. Anzi, mentre i manifestanti si radunano a Mosca, all’indomani del suo ventesimo anniversario ai vertici del potere, il presidente Putin compare sulle tv di Stato in giacca di pelle mentre monta su una moto a un raduno dei biker “Lupi della notte” nella penisola di Crimea annessa nel 2014.