Corriere della Sera, 11 agosto 2019
Agenti di famiglia
Il babbo, la mamma, la moglie, il fratello. Ma anche lo zio, il nipote, il cugino, la fidanzata: non manca più nessuno. Al tavolo delle trattive ora si siedono proprio tutti. Di Wanda e Mauro Icardi e del loro ipermediatico ménage familiar-professionale si sa tutto, dettagli inclusi. Ma l’elenco degli affari di famiglia è sterminato e non può che aprirsi con una signora francese di nome Veronique, l’implacabile mamma di Rabiot che al momento della firma del figliolo con la Juventus ha incassato un bonus da 10 milioni di euro. Una fuoriclasse, dice chi la conosce (e la teme). Impressionante è di sicuro la freddezza con la quale ha tenuto testa agli emiri durante il lungo divorzio fra Adrien e il Psg. Così come nota è la cocciutaggine di Nicolas Higuain, il fidatissimo fratello di Gonzalo: è sempre lui a pianificare le astute strategie d’uscita del Pipita. Manuel El Shaarawy ha appena strappato per il fratello Stephan un ingaggio monstre: lo Shanghai Shenhua lo pagherà 40 milioni di euro netti in tre anni. Chi vuole Edinson Cavani deve passare prima dal fratello Walter. Chi vuole il più grande allenatore al mondo, Pep Guardiola, deve passare prima dal fratello Pere.
La figura più classica e ricorrente è però ancora quella del padre. Che è di vari tipi. C’è il papà maldestro, come Neymar senior, che ha gestito due trasferimenti (Santos-Barcellona e Barcellona-Psg) e tutte e due le volte la Fifa ha aperto un’inchiesta. Oppure il discreto ma efficace, come Jorge Messi, anche se pure lui ha avuto qualche serio guaio col fisco. C’è poi il papà iperattivo alla Mazinho, ex calciatore di Fiorentina e Lecce, oggi procuratore dei figli Rafinha e Thiago Alcantara. Un babbo-agente per due.
Cuore di papà anche in Italia: l’ultimo caso è quello di Federico Chiesa, rappresentato da Enrico, che ha dalla sua il fatto d’essere stato a suo volta un ottimo calciatore. Questo caso è infatti diverso rispetto ad altri: papà Enrico conosce perfettamente ambiente e dinamiche del mondo del calcio, avendolo frequentato per anni.
Ad ogni modo il fenomeno è lì da vedere, sono sempre più i giocatori – anche di alto livello, anzi soprattutto di altissimo livello – che scelgono di far gestire le proprie vicende contrattuali a persone di fiducia. Dai parenti serpenti ai parenti agenti. Acquisiti o meno, non importa: basta siano stretti, strettissimi, fedelissimi. Tutto in casa che è meglio, lo slogan. Facciamo tra noi. Anche perché così non c’è nemmeno da pagare la commissione all’agente: se i soldini restano tutti in famiglia meglio, no? Dipende. Perché non sempre è una grande idea. E le cronache di questa sessione di calciomercato sembrano confermarlo: va bene il fai da te, ma forse era meglio affidarsi a un professionista serio. Ok la fiducia, ma non sempre l’improvvisazione è d’aiuto. Specie in un calcio che evolve e di specializza, anche sotto il profilo contrattuale e normativo.
Eppure qualcosa potrebbe cambiare. Alle viste c’è una deadline, come si dice in linguaggio finanziario. Un termine ultimo. Perché dal 31 dicembre entrerà definitivamente in vigore il registro degli agenti sportivi, dopo la proroga di sei mesi firmata dalla Presidenza del Consiglio: significa che dal primo gennaio 2020 in poi i calciatori potranno essere rappresentati esclusivamente da un agente regolarmente iscritto all’albo. Che abbia quindi superato un esame, come avveniva già prima della deregulation stabilita nel 2015 dalla Fifa allora gestita da Blatter. Dall’anno nuovo si cambia. Tecnicamente sarà una rivoluzione. Tecnicamente, già, perché aggirare la barriera non sarà impossibile: l’agente senza licenza potrebbe continuare a trattare segretamente in prima persona con i club, per poi affidarsi a un agente riconosciuto per la parte ufficiale dell’affare. Il rischio c’è. Servirà una sorveglianza seria. E severa.
Il giro di vite però c’è stato. Perché la gran parte di questi parenti-agenti non è iscritta all’albo e quindi, se vorrà continuare a trattare «in nome e per conto», dovrà mettersi sui libri e studiare diritto privato, diritto commerciale e diritto sportivo. Che sarebbe poi il minimo, visto che in fondo si devono occupare di contratti. All’esame scritto di marzo, il primo dopo l’introduzione della legge, allo scritto si sono presentati in 800. L’hanno passato in 8.