Corriere della Sera, 11 agosto 2019
Grillo apre al terzo mandato
Carta bianca alle sue truppe. Beppe Grillo per un giorno torna in campo da protagonista e con un post solo spiazza tutti, Cinque Stelle compresi. Il garante boccia l’idea di andare al voto e al tempo stesso apre una deroga per i parlamentari al secondo mandato. «Dobbiamo fare dei cambiamenti? Facciamoli subito, altro che elezioni, salviamo il paese dal restyling in grigioverde dell’establishment, che lo sta avvolgendo», scrive Grillo, che vuole mettere spalle al muro Matteo Salvini. E attacca l’ex alleato: «Mi eleverò per salvare l’Italia dai nuovi barbari, non si può lasciare il Paese in mano a della gente del genere solo perché crede che senza di loro non sopravviveremmo». L’orizzonte, secondo il garante, sembra quindi quello di un governo di scopo, con al centro le battaglie del Movimento (non a caso c’è un chiaro riferimento ai temi ambientali). Un’ipotesi che però prevederebbe un accordo in primis con i dem e con quelle frange di centrodestra che vorrebbero evitare il voto.
Grillo, però, al tempo stesso sa che l’opzione urne rimane sul tavolo e, di fatto, concede ai vertici un’altra chance, una deroga alla regola del secondo mandato. Dopo il voto delle Europee aveva ammonito: «Chi si è abituato al retrogusto di armadio vecchio delle poltrone ci resti pure, ma in silenzio. Chi vive e parla deve riprendere da capo la nostra storia. Se non manterremo noi, per primi, la promessa di essere biodegradabili non avremo fatto nessuna differen(ziata)». Ora invece il garante cambia totalmente prospettiva: «Io non vorrei che la gente abbia confuso la biodegradabilità con l’essere dei kamikaze». Insomma, di fronte all’emergenza e a quello che considera un attacco nei confronti dei Cinque Stelle, la visione del garante è cambiata. E ha dato nuovi strumenti a Di Maio – che il giorno prima nel vertice con Davide Casaleggio e gli altri big M5S aveva deciso di puntare al voto – per mutare volendo la strategia. L’obiettivo ora è «smascherare Salvini», come ripetono diversi Cinque Stelle.
Di Maio – che ha sentito Grillo – commenta: «Beppe è con noi ed è sempre stato con noi». E si lancia nella prima sfida alla Lega: «Il vero cambiamento è il taglio dei parlamentari. Le vere elezioni si fanno con 345 poltrone in meno». Il nodo della scelta del futuro candidato premier è lontano, anche se l’opzione del voto rimane viva. Il capo politico va di nuovo all’attacco, sapendo di avere nuove armi da utilizzare. E una forza politica che sta ritrovando compattezza dopo aver individuato un nemico comune: l’ex alleato. Non a caso poco dopo è Roberto Fico – che alcuni esponenti dell’ala ortodossa vedrebbero premier di garanzia in un governo istituzionale – a lanciare una stoccata a Salvini. «I presidenti di Camera e Senato convocano le Camere. Nessun altro», scrive. Non il ministro dell’Interno, è il messaggio sottinteso.
Intanto il leader della Lega replica proprio al garante pentastellato: «Sento Grillo e Renzi e inorridisco al pensiero di un governo tra loro. Siamo seri, l’Italia ha bisogno di certezze, fermezza, chiarezza e tanti sì». Anche Forza Italia reagisce, la capogruppo al Senato Anna Maria Bernini chiede elezioni che saranno un «vaffa day al contrario». Ma per capire quanto sia reale l’ipotesi di un ritorno al voto, almeno per il Movimento, bisognerà attendere l’assemblea dei parlamentari in programma domani, con la mozione dei falchi che apre al dialogo. Tuttavia i vertici ribadiscono: «Ora dobbiamo far capire agli italiani le responsabilità della Lega».