il Fatto Quotidiano, 10 agosto 2019
I delfini muoiono di morbillo
A prima vista sembra una fredda sigla da referto medico: CeMv. E invece no perché, tradotto dal linguaggio medico, stiamo parlando del morbillo. Ma stavolta non del virus che provoca i celebri puntini rossi sul corpo umano e che si può combattere con un semplice vaccino: stavolta il Morbillivirus sta colpendo con estrema ferocia i delfini che vivono e nuotano nelle acque toscane. A stabilirlo sono state ieri le prime quattro autopsie su altrettanti delfini trovati morti negli ultimi giorni e svolte dall’Istituto zooprofilattico sperimentale Lazio e Toscana. Tutti e quattro i cetacei – spiaggiati tra Isola d’Elba, Viareggio e la costa livornese di San Vicenzo e Baratti dal 21 giugno ad oggi – hanno evidenziato una “importante positività” al Morvillivirus Cemv.
Vengono confermate così le ipotesi dei giorni scorsi per spiegare la moria di delfini nelle acque toscane: dall’inizio del 2019 sono stati trovati morti ben 37 cetacei ma il dato più preoccupante si registra nel mese di luglio con ben 20 delfini spiaggiati. L’ultimo caso è di ieri mattina quando è stata segnalata l’ennesima carcassa spiaggiata a Vecchiano (Pisa), a cinque chilometri dalla foce del fiume Serchio. Giovedì invece la 36esima vittima da inizio anno – un esemplare di Stenella – è apparsa tra i bagnanti di Feniglia (Orbetello). Un’epidemia che non sembra arrestarsi. “Le prime analisi non lasciano spazio a dubbi – commenta l’assessore all’Ambiente della Regione Toscana, Federica Fratoni – è una risposta che in qualche modo ci aspettavamo, ma che non può certo rallegrarci visto che nel 2013 il Morbillivirus CeMV causò la morte di molti delfini”. Le specie più colpite sono quelle dei tursiopi (ben 15 su 21 solo nel mese di giugno) che sono la maggioranza nel mar Tirreno ma anche della Stenella, un esemplare che nuota più vicino alla costa degli altri delfini.
Nella relazione pubblicata ieri dall’Istituto zooprofilattico sperimentale Toscana e Lazio si legge che “le indagini istologiche e in parte quelle batteriologiche risultano ancora in corso ma i dati preliminari sembrerebbero confermare il sospetto diagnostico per CeMv”. Non solo: a quanto si apprende, gli studiosi starebbero cercando evidenze su una possibile correlazione tra le epidemie del 2013 e del 2016, che avevano già provocato una moria di delfini nelle acque toscane e in particolare degli esemplari di Stenella striata.
Il Morbillivirus CeMv comprende i virus che, oltre ai cetacei, generano il cimurro dei cani e delle foche e la peste bovina: si trasmette tramite il semplice contatto ed è per questo che basta molto poco per provocare un’epidemia senza fine. Gli studiosi spiegano però che non ci sono pericoli per l’uomo perché è “patogeno solo per questi animali”.
Dal 30 luglio ad oggi, la moria dei delfini è precipitata con una media di uno al giorno e Arpat (l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Toscana) ha rilevato almeno due “particolarità” sul giallo dei delfini spiaggiati: in primis, tutti gli esemplari sono stati trovati con lo stomaco completamente vuoto come se non si cibassero da giorni e in secondo luogo perché molti di essi vengono avvistati inizialmente vivi (anche se in estrema difficoltà) a poche centinaia di metri dalla battigia prima di spiaggiarsi poco dopo. Ma, secondo la biologa marina Sabina Airoldi del centro studi sui cetacei Tethys (Toscana, Liguria e Corsica), le responsabilità dell’uomo su questa morìa di delfini esiste: “Sicuramente – ha spiegato all’agenzia Ansa – tutti gli inquinanti che l’uomo immette in mare, come i policlorobifenili (gli olii, ndr) e i composti aromatici policiclici (gli idrocarburi, ndr), abbassano le difese immunitarie dei cetacei e li debilitano, impedendo loro di contrastare in modo adeguato infezioni virali e batteriche”.