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 2019  agosto 10 Sabato calendario

Aids, la malattia dei nuovi vecchi

La notizia ha dell’incredibile, è stata una sorpresa per i medici ed ha lasciato sconcertati molti specialisti infettivologi che nel nostro Paese ogni giorno combattono contro l’Aids, una malattia niente affatto debellata che colpisce quotidianamente nuove fasce di età, in particolare i giovanissimi, ma la notizia ha suscitato sgomento perché il suo agente patogeno, il virus HIV, oltre che nelle nuove generazioni, è stato rilevato sempre più spesso nel sangue degli ultra settantenni e persino in quello degli ultra ottantenni. Eppure questi maturi pazienti, a differenza delle nuove generazioni, hanno vissuto in pieno gli anni tragici dell’allarme dell’Aids, che per oltre un decennio ha assunto le caratteristiche di una vera e propria epidemia, e i settantenni di oggi sono cresciuti professionalmente con questa consapevolezza, hanno visto morire molte persone famose a causa di questa temibile infezione, sono stati attenti ed hanno seguito la prevenzione per evitare di essere contagiati, ma purtroppo, come spesso succede, chi è convinto di aver superato l’età del rischio, pensa che l’Aids sia una malattia che non lo riguardi più. In Italia attualmente ci sono circa 140mila persone con Hiv, e di queste oltre 100mila sono in trattamento quotidiano, ma negli ultimi anni è stata rilevata un’elevata quota di neo-diagnosticati e ne è stata individuata un’altra più inquietante, definita “quota sommersa”, stimata in circa 20mila persone che hanno l’infezione conclamata senza sapere di averla, e quasi la metà è attribuita a soggetti anziani. Si stima inoltre che almeno un terzo di questi inconsapevoli pazienti oggi siano già in una fase di progressione, ed è quindi stata avviata una campagna di”reclutamento” per poterli riconoscere, diagnosticare e farli accedere al test, per poterli curare ed evitare che possano trasmettere ulteriormente il virus. I PROGRESSI Nonostante gli enormi progressi effettuati in campo terapeutico infatti, in Italia continuano ad osservarsi ogni giorno nuovi casi di infezioni da Hiv, e le caratteristiche di coloro che oggi si infettano con questo virus a trasmissione sessuale, sono decisamente diverse da quelle che si infettavano dieci o venti anni fa, che erano prevalentemente omosessuali e tossicodipendenti, perché oggi i contagi riguardano prevalentemente gli adolescenti e gli adulti avanti con l’età, che si infettano attraverso rapporti sessuali non protetti, che non usano il profilattico e che soprattutto scoprono di essere infetti solo in fase avanzata di malattia. Questa è una condizione che oggi interessa più della metà delle nuove diagnosi di Aids, che complica la gestione della patologia per l’età ultra matura dei nuovi pazienti, sia in termini terapeutici che prognostici. Il problema è che la maggior parte di questi individui non segue la prevenzione e non adotta misure di protezione nei rapporti sessuali perché ritiene di non appartenere ai classici sottogruppi a rischio per l’Hiv, ignorando che invece il serbatoio di infezioni è ancora molto ampio nel nostro Paese e che include categorie di persone insospettabili. È quindi importante sottolineare come l’infezione da HIV abbia superato da anni i confini delle “categorie particolari”, diventando una malattia diffusa nei nostri territori e spesso misconosciuta. LA PILLOLA BLU Oggi la maggioranza della popolazione gay sieronegativa, prima di un rapporto sessuale a rischio, assume il PrEP, una pillola blu come il Viagra, che riduce al minimo il rischio di contrarre l’infezione virale, garantendo una prolifassi pre-esposizione che sfiora il 90% in fatto di sicurezza, ma anche i gay sieropositivi assumono farmaci anti-Hiv che bloccano la trasmissione del virus ai vari partner sessuali. Nell’ultimo decennio la vera rivoluzione nelle cure dell’Aids è stato il Single Tablet Regimen, una innovazione terapeutica che ha permesso di passare da 12 a 1 sola compressa al giorno, un farmaco della Gilead Italia, che ha avuto la rimborsabilità per un nuovo regime a singola compressa (bictegravir), la quale permette maggior aderenza alla terapia ed alla qualità di vita dei pazienti. Il problema, al di fuori di queste categorie di persone, è che invece tra gli eterosessuali si è abbassata l’attenzione su questa malattia, addirittura ignorata dalle nuove generazioni, mentre nella popolazione anziana è ormai considerata una patologia cronica curabile, con una prognosi assai migliore rispetto al passato, ma soprattutto è percepita come una malattia in estinzione, che non li riguarda, che mai li aggredirà, della quale si sente sempre meno parlare, ed è noto che una patologia inosservabile, che non arriva più all’onore delle cronache, equivale psicologicamente ad una patologia non trasmissibile, non infettante, rara e lontana dai loro comportamenti, per cui la percezione del rischio dopo i 70 anni è calata a livelli inesistenti. Gli attuali scenari epidemiologici nazionali però iniziano a rilanciare l’allarme dei nuovi contagi in età avanzata, facilitati dall’uso ormai abituale ed efficace dei farmaci per la disfunzionale erettile, ed il Ministero della Sanità dovrebbe iniziare a perseguire una azione preventiva rivolta a questo tipo di soggetti, i quali, nonostante l’età, hanno da almeno un decennio comportamenti sessuali frequenti ed altamente a rischio per l’Hiv, con partner sessuali occasionali e diversi, di entrambi i sessi, dei quali sanno poco o nulla del loro effettivo stato di salute. Questi dati sottolineano la necessità di implementare interventi informativi e preventivi nei confronti di popolazioni non appartenenti ai classici sottogruppi a rischio per Hiv, poiché i nuovi pazienti sieropositivi acquisiscono l’infezione per via soprattutto eterosessuale, ed esaminando l’età dei nuovi infetti si registra come il range sia molto ampio, il quale oscilla tra ragazzi poco più che adolescenti, per poi balzare nell’ambito di soggetti ultrasettantenni. Un decennio, quello tra i 70 e gli 80 anni, che in caso di malattia conclamata presenta una prognosi nettamente peggiore, sia in termini di sopravvivenza che di cura e di recupero immunologico.