La Stampa, 10 agosto 2019
Iris Apfel, una giovane di 98 anni
Iris Apfel, 98 anni, regina del look super-eclettico “Si può essere irresistibili a qualsiasi età"
Roselina Salemi
Roselina salemi
La sua parola preferita? Amore. Il suo sogno? Visitare l’India, ma non sa se riuscirà a farlo. Il piacere più peccaminoso? Andare per mercatini delle pulci. Che cosa ha ereditato dai genitori? Curiosità, senso dell’avventura, humor e un’ottima genetica. ll suo successo maggiore? Vivere così a lungo.
Iris Apfel, 98 anni il 28 agosto, si definisce l’«adolescente più attempata del mondo», ma le piace anche, ironicamente, anche essere chiamata geriatric starlet.
Rossetto rosso, enormi occhiali («per guardarvi meglio») ormai definiti «alla Iris», look stravagante e anti-minimalista, lo scorso febbraio ha firmato un contratto con Img, l’agenzia di top model come Gigi Hadid e Kaia Gerber. Dice di lei il fotografo Bruce Weber: «Iris è uno dei miei soggetti preferiti. Ha quattro occhi davanti e due dietro, per questo riesce ad avere uno sguardo trasversale sulle cose. Sa sempre come allargare i tuoi orizzonti».
Giornalista (all’inizio), arredatrice (ha messo mano nella Casa Bianca dal 1950 al 1992 con nove presidenti, da Truman a Clinton), fondatrice con il marito Carl della Old World Weavers, azienda specializzata nella riproduzione di stoffe antiche, designer di gioielli, ispiratrice di una linea beauty per Mac Cosmetics.
Questo imprevisto successo che l’ha portata a essere l’unica testimonial novantenne di auto (Citroën) e moda (& Other Stories), protagonista della mostra Rara Avis dedicata ai suoi look, di un documentario, e, da pochissimo, della campagna del gelato Magnum #NeverStopPlaying, trova qualche spiegazione nell’autobiografia Iris Apfel. Icona per caso. Riflessioni di una star della terza età (HarperCollins). E se potessimo rubarle qualche segreto?
«Esagerate senza problemi»
«Mia madre diceva sempre che, con un abitino nero e gli accessori giusti, potevi creare un centinaio di look diversi. Compiva autentici miracoli con un semplice foulard. E aveva ragione. Puoi andare in ufficio e poi uscire a cena e persino andare a una serata di gala con gli stessi abiti, cambiando semplicemente gli accessori. I gioielli possiedono uno straordinario potere di trasformazione».
Iris Apfel si sente nuda senza bracciali, ne porta anche sei per polso, mescola pezzi di valore e chincaglieria, ha trasformato la casula di un sacerdote in un mantello prezioso, mette qualsiasi cosa sui jeans. Il suo invito: «Provate! Lanciatevi! More is more. Che cosa potrebbe succedervi, alla fine, di tanto terribile? Non esiste una polizia della moda pronta ad arrestarvi».
«Mai voler apparire giovane»
«Non si mette la minigonna a 75 anni. Si evitano i vestiti sbracciati, i capelli lunghi, il trucco eccessivo. Non c’è nulla che invecchi una donna quanto il tentativo di sembrare giovane, ma si può essere irresistibili a qualsiasi età, come diceva Coco Chanel. Basta scegliere l’abito in base all’occasione. Non si va al ristorante con le infradito, non sono adeguate. Ho l’impressione che oggi il concetto di “adeguato” sia stato un po’ dimenticato: la gente non vuole più fare fatica. Male».
«Basta nero totale»
«D’ inverno tutte le ragazze – proprio tutte – portano stivali neri, collant neri, un cappello nero e un giubbotto di pelle nera. È rarissimo vedere anche solo qualcosa di marrone. Lo fanno perché vogliono sentirsi accettate? Fare parte di un gruppo? O forse hanno paura di commettere un errore, visto che tutto costa caro?». Iris Apfel con suoi completi verdi, le mantella arancio, le piume fucsia, i colli di pelliccia arcobaleno, è un invito al colore: «Serve: oggi il mondo è così grigio! Tanto vale sbizzarrirsi. Perché non indossare qualcosa che urli al mondo:” eccomi qui”?».
«Lo stile non si compra»
Iris frequenta le svendite, i mercatini vintage, i negozietti dove una fashion victim non entrerebbe mai. Le piace trattare. E spiega: «Le persone più eleganti che ho conosciuto nella mia vita non avevano soldi. Puoi comprare la moda, non lo stile. Dopo la Seconda Guerra Mondiale ho viaggiato molto e ricordo ancora oggi donne napoletane che non avevano assolutamente niente, ma risultavano straordinariamente eleganti».
«Un tocco di rosso»
«Un tocco di rosso fa più effetto di un’intera secchiata d’acqua». Iris Apfel cita Matisse, che adora. Ma anche Man Ray, che paragonava «l’uso del rosso all’impeto e alla dignità di un cuore intrepido». Racconta: «A Mac dissi che i loro rossetti erano troppo nude, dovevano essere più coprenti e contenere più pigmenti. Andarono esauriti in un batter d’occhio. La gente rubava i tester nei negozi!» Very Red Apfel, prodotto da Edward Bess per Bergdorf Goodman è inconfondibile.
«Lavorate sino alla fine»
«Mi piace lavorare, fare cose nuove. Se la gente si interessa al mio stile o rimane sbalordita perché sgambetto ancora va benissimo. Sono convinta che siamo al mondo per realizzare qualcosa. Se smettiamo di usare il cervello, si atrofizzerà e improvvisamente smetterà di funzionare. Credo che la pensione sia un destino peggiore della morte». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Roselina salemi
La sua parola preferita? Amore. Il suo sogno? Visitare l’India, ma non sa se riuscirà a farlo. Il piacere più peccaminoso? Andare per mercatini delle pulci. Che cosa ha ereditato dai genitori? Curiosità, senso dell’avventura, humor e un’ottima genetica. ll suo successo maggiore? Vivere così a lungo.
Iris Apfel, 98 anni il 28 agosto, si definisce l’«adolescente più attempata del mondo», ma le piace anche, ironicamente, anche essere chiamata geriatric starlet.
Rossetto rosso, enormi occhiali («per guardarvi meglio») ormai definiti «alla Iris», look stravagante e anti-minimalista, lo scorso febbraio ha firmato un contratto con Img, l’agenzia di top model come Gigi Hadid e Kaia Gerber. Dice di lei il fotografo Bruce Weber: «Iris è uno dei miei soggetti preferiti. Ha quattro occhi davanti e due dietro, per questo riesce ad avere uno sguardo trasversale sulle cose. Sa sempre come allargare i tuoi orizzonti».
Giornalista (all’inizio), arredatrice (ha messo mano nella Casa Bianca dal 1950 al 1992 con nove presidenti, da Truman a Clinton), fondatrice con il marito Carl della Old World Weavers, azienda specializzata nella riproduzione di stoffe antiche, designer di gioielli, ispiratrice di una linea beauty per Mac Cosmetics.
Questo imprevisto successo che l’ha portata a essere l’unica testimonial novantenne di auto (Citroën) e moda (& Other Stories), protagonista della mostra Rara Avis dedicata ai suoi look, di un documentario, e, da pochissimo, della campagna del gelato Magnum #NeverStopPlaying, trova qualche spiegazione nell’autobiografia Iris Apfel. Icona per caso. Riflessioni di una star della terza età (HarperCollins). E se potessimo rubarle qualche segreto?
«Esagerate senza problemi»
«Mia madre diceva sempre che, con un abitino nero e gli accessori giusti, potevi creare un centinaio di look diversi. Compiva autentici miracoli con un semplice foulard. E aveva ragione. Puoi andare in ufficio e poi uscire a cena e persino andare a una serata di gala con gli stessi abiti, cambiando semplicemente gli accessori. I gioielli possiedono uno straordinario potere di trasformazione».
Iris Apfel si sente nuda senza bracciali, ne porta anche sei per polso, mescola pezzi di valore e chincaglieria, ha trasformato la casula di un sacerdote in un mantello prezioso, mette qualsiasi cosa sui jeans. Il suo invito: «Provate! Lanciatevi! More is more. Che cosa potrebbe succedervi, alla fine, di tanto terribile? Non esiste una polizia della moda pronta ad arrestarvi».
«Mai voler apparire giovane»
«Non si mette la minigonna a 75 anni. Si evitano i vestiti sbracciati, i capelli lunghi, il trucco eccessivo. Non c’è nulla che invecchi una donna quanto il tentativo di sembrare giovane, ma si può essere irresistibili a qualsiasi età, come diceva Coco Chanel. Basta scegliere l’abito in base all’occasione. Non si va al ristorante con le infradito, non sono adeguate. Ho l’impressione che oggi il concetto di “adeguato” sia stato un po’ dimenticato: la gente non vuole più fare fatica. Male».
«Basta nero totale»
«D’ inverno tutte le ragazze – proprio tutte – portano stivali neri, collant neri, un cappello nero e un giubbotto di pelle nera. È rarissimo vedere anche solo qualcosa di marrone. Lo fanno perché vogliono sentirsi accettate? Fare parte di un gruppo? O forse hanno paura di commettere un errore, visto che tutto costa caro?». Iris Apfel con suoi completi verdi, le mantella arancio, le piume fucsia, i colli di pelliccia arcobaleno, è un invito al colore: «Serve: oggi il mondo è così grigio! Tanto vale sbizzarrirsi. Perché non indossare qualcosa che urli al mondo:” eccomi qui”?».
«Lo stile non si compra»
Iris frequenta le svendite, i mercatini vintage, i negozietti dove una fashion victim non entrerebbe mai. Le piace trattare. E spiega: «Le persone più eleganti che ho conosciuto nella mia vita non avevano soldi. Puoi comprare la moda, non lo stile. Dopo la Seconda Guerra Mondiale ho viaggiato molto e ricordo ancora oggi donne napoletane che non avevano assolutamente niente, ma risultavano straordinariamente eleganti».
«Un tocco di rosso»
«Un tocco di rosso fa più effetto di un’intera secchiata d’acqua». Iris Apfel cita Matisse, che adora. Ma anche Man Ray, che paragonava «l’uso del rosso all’impeto e alla dignità di un cuore intrepido». Racconta: «A Mac dissi che i loro rossetti erano troppo nude, dovevano essere più coprenti e contenere più pigmenti. Andarono esauriti in un batter d’occhio. La gente rubava i tester nei negozi!» Very Red Apfel, prodotto da Edward Bess per Bergdorf Goodman è inconfondibile.
«Lavorate sino alla fine»
«Mi piace lavorare, fare cose nuove. Se la gente si interessa al mio stile o rimane sbalordita perché sgambetto ancora va benissimo. Sono convinta che siamo al mondo per realizzare qualcosa. Se smettiamo di usare il cervello, si atrofizzerà e improvvisamente smetterà di funzionare. Credo che la pensione sia un destino peggiore della morte». —
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Roselina salemi
La sua parola preferita? Amore. Il suo sogno? Visitare l’India, ma non sa se riuscirà a farlo. Il piacere più peccaminoso? Andare per mercatini delle pulci. Che cosa ha ereditato dai genitori? Curiosità, senso dell’avventura, humor e un’ottima genetica. ll suo successo maggiore? Vivere così a lungo.
Iris Apfel, 98 anni il 28 agosto, si definisce l’«adolescente più attempata del mondo», ma le piace anche, ironicamente, anche essere chiamata geriatric starlet.
Rossetto rosso, enormi occhiali («per guardarvi meglio») ormai definiti «alla Iris», look stravagante e anti-minimalista, lo scorso febbraio ha firmato un contratto con Img, l’agenzia di top model come Gigi Hadid e Kaia Gerber. Dice di lei il fotografo Bruce Weber: «Iris è uno dei miei soggetti preferiti. Ha quattro occhi davanti e due dietro, per questo riesce ad avere uno sguardo trasversale sulle cose. Sa sempre come allargare i tuoi orizzonti».
Giornalista (all’inizio), arredatrice (ha messo mano nella Casa Bianca dal 1950 al 1992 con nove presidenti, da Truman a Clinton), fondatrice con il marito Carl della Old World Weavers, azienda specializzata nella riproduzione di stoffe antiche, designer di gioielli, ispiratrice di una linea beauty per Mac Cosmetics.
Questo imprevisto successo che l’ha portata a essere l’unica testimonial novantenne di auto (Citroën) e moda (& Other Stories), protagonista della mostra Rara Avis dedicata ai suoi look, di un documentario, e, da pochissimo, della campagna del gelato Magnum #NeverStopPlaying, trova qualche spiegazione nell’autobiografia Iris Apfel. Icona per caso. Riflessioni di una star della terza età (HarperCollins). E se potessimo rubarle qualche segreto?
«Esagerate senza problemi»
«Mia madre diceva sempre che, con un abitino nero e gli accessori giusti, potevi creare un centinaio di look diversi. Compiva autentici miracoli con un semplice foulard. E aveva ragione. Puoi andare in ufficio e poi uscire a cena e persino andare a una serata di gala con gli stessi abiti, cambiando semplicemente gli accessori. I gioielli possiedono uno straordinario potere di trasformazione».
Iris Apfel si sente nuda senza bracciali, ne porta anche sei per polso, mescola pezzi di valore e chincaglieria, ha trasformato la casula di un sacerdote in un mantello prezioso, mette qualsiasi cosa sui jeans. Il suo invito: «Provate! Lanciatevi! More is more. Che cosa potrebbe succedervi, alla fine, di tanto terribile? Non esiste una polizia della moda pronta ad arrestarvi».
«Mai voler apparire giovane»
«Non si mette la minigonna a 75 anni. Si evitano i vestiti sbracciati, i capelli lunghi, il trucco eccessivo. Non c’è nulla che invecchi una donna quanto il tentativo di sembrare giovane, ma si può essere irresistibili a qualsiasi età, come diceva Coco Chanel. Basta scegliere l’abito in base all’occasione. Non si va al ristorante con le infradito, non sono adeguate. Ho l’impressione che oggi il concetto di “adeguato” sia stato un po’ dimenticato: la gente non vuole più fare fatica. Male».
«Basta nero totale»
«D’ inverno tutte le ragazze – proprio tutte – portano stivali neri, collant neri, un cappello nero e un giubbotto di pelle nera. È rarissimo vedere anche solo qualcosa di marrone. Lo fanno perché vogliono sentirsi accettate? Fare parte di un gruppo? O forse hanno paura di commettere un errore, visto che tutto costa caro?». Iris Apfel con suoi completi verdi, le mantella arancio, le piume fucsia, i colli di pelliccia arcobaleno, è un invito al colore: «Serve: oggi il mondo è così grigio! Tanto vale sbizzarrirsi. Perché non indossare qualcosa che urli al mondo:” eccomi qui”?».
«Lo stile non si compra»
Iris frequenta le svendite, i mercatini vintage, i negozietti dove una fashion victim non entrerebbe mai. Le piace trattare. E spiega: «Le persone più eleganti che ho conosciuto nella mia vita non avevano soldi. Puoi comprare la moda, non lo stile. Dopo la Seconda Guerra Mondiale ho viaggiato molto e ricordo ancora oggi donne napoletane che non avevano assolutamente niente, ma risultavano straordinariamente eleganti».
«Un tocco di rosso»
«Un tocco di rosso fa più effetto di un’intera secchiata d’acqua». Iris Apfel cita Matisse, che adora. Ma anche Man Ray, che paragonava «l’uso del rosso all’impeto e alla dignità di un cuore intrepido». Racconta: «A Mac dissi che i loro rossetti erano troppo nude, dovevano essere più coprenti e contenere più pigmenti. Andarono esauriti in un batter d’occhio. La gente rubava i tester nei negozi!» Very Red Apfel, prodotto da Edward Bess per Bergdorf Goodman è inconfondibile.
«Lavorate sino alla fine»
«Mi piace lavorare, fare cose nuove. Se la gente si interessa al mio stile o rimane sbalordita perché sgambetto ancora va benissimo. Sono convinta che siamo al mondo per realizzare qualcosa. Se smettiamo di usare il cervello, si atrofizzerà e improvvisamente smetterà di funzionare. Credo che la pensione sia un destino peggiore della morte». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Roselina salemi
La sua parola preferita? Amore. Il suo sogno? Visitare l’India, ma non sa se riuscirà a farlo. Il piacere più peccaminoso? Andare per mercatini delle pulci. Che cosa ha ereditato dai genitori? Curiosità, senso dell’avventura, humor e un’ottima genetica. ll suo successo maggiore? Vivere così a lungo.
Iris Apfel, 98 anni il 28 agosto, si definisce l’«adolescente più attempata del mondo», ma le piace anche, ironicamente, anche essere chiamata geriatric starlet.
Rossetto rosso, enormi occhiali («per guardarvi meglio») ormai definiti «alla Iris», look stravagante e anti-minimalista, lo scorso febbraio ha firmato un contratto con Img, l’agenzia di top model come Gigi Hadid e Kaia Gerber. Dice di lei il fotografo Bruce Weber: «Iris è uno dei miei soggetti preferiti. Ha quattro occhi davanti e due dietro, per questo riesce ad avere uno sguardo trasversale sulle cose. Sa sempre come allargare i tuoi orizzonti».
Giornalista (all’inizio), arredatrice (ha messo mano nella Casa Bianca dal 1950 al 1992 con nove presidenti, da Truman a Clinton), fondatrice con il marito Carl della Old World Weavers, azienda specializzata nella riproduzione di stoffe antiche, designer di gioielli, ispiratrice di una linea beauty per Mac Cosmetics.
Questo imprevisto successo che l’ha portata a essere l’unica testimonial novantenne di auto (Citroën) e moda (& Other Stories), protagonista della mostra Rara Avis dedicata ai suoi look, di un documentario, e, da pochissimo, della campagna del gelato Magnum #NeverStopPlaying, trova qualche spiegazione nell’autobiografia Iris Apfel. Icona per caso. Riflessioni di una star della terza età (HarperCollins). E se potessimo rubarle qualche segreto?
«Esagerate senza problemi»
«Mia madre diceva sempre che, con un abitino nero e gli accessori giusti, potevi creare un centinaio di look diversi. Compiva autentici miracoli con un semplice foulard. E aveva ragione. Puoi andare in ufficio e poi uscire a cena e persino andare a una serata di gala con gli stessi abiti, cambiando semplicemente gli accessori. I gioielli possiedono uno straordinario potere di trasformazione».
Iris Apfel si sente nuda senza bracciali, ne porta anche sei per polso, mescola pezzi di valore e chincaglieria, ha trasformato la casula di un sacerdote in un mantello prezioso, mette qualsiasi cosa sui jeans. Il suo invito: «Provate! Lanciatevi! More is more. Che cosa potrebbe succedervi, alla fine, di tanto terribile? Non esiste una polizia della moda pronta ad arrestarvi».
«Mai voler apparire giovane»
«Non si mette la minigonna a 75 anni. Si evitano i vestiti sbracciati, i capelli lunghi, il trucco eccessivo. Non c’è nulla che invecchi una donna quanto il tentativo di sembrare giovane, ma si può essere irresistibili a qualsiasi età, come diceva Coco Chanel. Basta scegliere l’abito in base all’occasione. Non si va al ristorante con le infradito, non sono adeguate. Ho l’impressione che oggi il concetto di “adeguato” sia stato un po’ dimenticato: la gente non vuole più fare fatica. Male».
«Basta nero totale»
«D’ inverno tutte le ragazze – proprio tutte – portano stivali neri, collant neri, un cappello nero e un giubbotto di pelle nera. È rarissimo vedere anche solo qualcosa di marrone. Lo fanno perché vogliono sentirsi accettate? Fare parte di un gruppo? O forse hanno paura di commettere un errore, visto che tutto costa caro?». Iris Apfel con suoi completi verdi, le mantella arancio, le piume fucsia, i colli di pelliccia arcobaleno, è un invito al colore: «Serve: oggi il mondo è così grigio! Tanto vale sbizzarrirsi. Perché non indossare qualcosa che urli al mondo:” eccomi qui”?».
«Lo stile non si compra»
Iris frequenta le svendite, i mercatini vintage, i negozietti dove una fashion victim non entrerebbe mai. Le piace trattare. E spiega: «Le persone più eleganti che ho conosciuto nella mia vita non avevano soldi. Puoi comprare la moda, non lo stile. Dopo la Seconda Guerra Mondiale ho viaggiato molto e ricordo ancora oggi donne napoletane che non avevano assolutamente niente, ma risultavano straordinariamente eleganti».
«Un tocco di rosso»
«Un tocco di rosso fa più effetto di un’intera secchiata d’acqua». Iris Apfel cita Matisse, che adora. Ma anche Man Ray, che paragonava «l’uso del rosso all’impeto e alla dignità di un cuore intrepido». Racconta: «A Mac dissi che i loro rossetti erano troppo nude, dovevano essere più coprenti e contenere più pigmenti. Andarono esauriti in un batter d’occhio. La gente rubava i tester nei negozi!» Very Red Apfel, prodotto da Edward Bess per Bergdorf Goodman è inconfondibile.
«Lavorate sino alla fine»
«Mi piace lavorare, fare cose nuove. Se la gente si interessa al mio stile o rimane sbalordita perché sgambetto ancora va benissimo. Sono convinta che siamo al mondo per realizzare qualcosa. Se smettiamo di usare il cervello, si atrofizzerà e improvvisamente smetterà di funzionare. Credo che la pensione sia un destino peggiore della morte». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Roselina salemi
La sua parola preferita? Amore. Il suo sogno? Visitare l’India, ma non sa se riuscirà a farlo. Il piacere più peccaminoso? Andare per mercatini delle pulci. Che cosa ha ereditato dai genitori? Curiosità, senso dell’avventura, humor e un’ottima genetica. ll suo successo maggiore? Vivere così a lungo.
Iris Apfel, 98 anni il 28 agosto, si definisce l’«adolescente più attempata del mondo», ma le piace anche, ironicamente, anche essere chiamata geriatric starlet.
Rossetto rosso, enormi occhiali («per guardarvi meglio») ormai definiti «alla Iris», look stravagante e anti-minimalista, lo scorso febbraio ha firmato un contratto con Img, l’agenzia di top model come Gigi Hadid e Kaia Gerber. Dice di lei il fotografo Bruce Weber: «Iris è uno dei miei soggetti preferiti. Ha quattro occhi davanti e due dietro, per questo riesce ad avere uno sguardo trasversale sulle cose. Sa sempre come allargare i tuoi orizzonti».
Giornalista (all’inizio), arredatrice (ha messo mano nella Casa Bianca dal 1950 al 1992 con nove presidenti, da Truman a Clinton), fondatrice con il marito Carl della Old World Weavers, azienda specializzata nella riproduzione di stoffe antiche, designer di gioielli, ispiratrice di una linea beauty per Mac Cosmetics.
Questo imprevisto successo che l’ha portata a essere l’unica testimonial novantenne di auto (Citroën) e moda (& Other Stories), protagonista della mostra Rara Avis dedicata ai suoi look, di un documentario, e, da pochissimo, della campagna del gelato Magnum #NeverStopPlaying, trova qualche spiegazione nell’autobiografia Iris Apfel. Icona per caso. Riflessioni di una star della terza età (HarperCollins). E se potessimo rubarle qualche segreto?
«Esagerate senza problemi»
«Mia madre diceva sempre che, con un abitino nero e gli accessori giusti, potevi creare un centinaio di look diversi. Compiva autentici miracoli con un semplice foulard. E aveva ragione. Puoi andare in ufficio e poi uscire a cena e persino andare a una serata di gala con gli stessi abiti, cambiando semplicemente gli accessori. I gioielli possiedono uno straordinario potere di trasformazione».
Iris Apfel si sente nuda senza bracciali, ne porta anche sei per polso, mescola pezzi di valore e chincaglieria, ha trasformato la casula di un sacerdote in un mantello prezioso, mette qualsiasi cosa sui jeans. Il suo invito: «Provate! Lanciatevi! More is more. Che cosa potrebbe succedervi, alla fine, di tanto terribile? Non esiste una polizia della moda pronta ad arrestarvi».
«Mai voler apparire giovane»
«Non si mette la minigonna a 75 anni. Si evitano i vestiti sbracciati, i capelli lunghi, il trucco eccessivo. Non c’è nulla che invecchi una donna quanto il tentativo di sembrare giovane, ma si può essere irresistibili a qualsiasi età, come diceva Coco Chanel. Basta scegliere l’abito in base all’occasione. Non si va al ristorante con le infradito, non sono adeguate. Ho l’impressione che oggi il concetto di “adeguato” sia stato un po’ dimenticato: la gente non vuole più fare fatica. Male».
«Basta nero totale»
«D’ inverno tutte le ragazze – proprio tutte – portano stivali neri, collant neri, un cappello nero e un giubbotto di pelle nera. È rarissimo vedere anche solo qualcosa di marrone. Lo fanno perché vogliono sentirsi accettate? Fare parte di un gruppo? O forse hanno paura di commettere un errore, visto che tutto costa caro?». Iris Apfel con suoi completi verdi, le mantella arancio, le piume fucsia, i colli di pelliccia arcobaleno, è un invito al colore: «Serve: oggi il mondo è così grigio! Tanto vale sbizzarrirsi. Perché non indossare qualcosa che urli al mondo:” eccomi qui”?».
«Lo stile non si compra»
Iris frequenta le svendite, i mercatini vintage, i negozietti dove una fashion victim non entrerebbe mai. Le piace trattare. E spiega: «Le persone più eleganti che ho conosciuto nella mia vita non avevano soldi. Puoi comprare la moda, non lo stile. Dopo la Seconda Guerra Mondiale ho viaggiato molto e ricordo ancora oggi donne napoletane che non avevano assolutamente niente, ma risultavano straordinariamente eleganti».
«Un tocco di rosso»
«Un tocco di rosso fa più effetto di un’intera secchiata d’acqua». Iris Apfel cita Matisse, che adora. Ma anche Man Ray, che paragonava «l’uso del rosso all’impeto e alla dignità di un cuore intrepido». Racconta: «A Mac dissi che i loro rossetti erano troppo nude, dovevano essere più coprenti e contenere più pigmenti. Andarono esauriti in un batter d’occhio. La gente rubava i tester nei negozi!» Very Red Apfel, prodotto da Edward Bess per Bergdorf Goodman è inconfondibile.
«Lavorate sino alla fine»
«Mi piace lavorare, fare cose nuove. Se la gente si interessa al mio stile o rimane sbalordita perché sgambetto ancora va benissimo. Sono convinta che siamo al mondo per realizzare qualcosa. Se smettiamo di usare il cervello, si atrofizzerà e improvvisamente smetterà di funzionare. Credo che la pensione sia un destino peggiore della morte». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Roselina salemi
La sua parola preferita? Amore. Il suo sogno? Visitare l’India, ma non sa se riuscirà a farlo. Il piacere più peccaminoso? Andare per mercatini delle pulci. Che cosa ha ereditato dai genitori? Curiosità, senso dell’avventura, humor e un’ottima genetica. ll suo successo maggiore? Vivere così a lungo.
Iris Apfel, 98 anni il 28 agosto, si definisce l’«adolescente più attempata del mondo», ma le piace anche, ironicamente, anche essere chiamata geriatric starlet.
Rossetto rosso, enormi occhiali («per guardarvi meglio») ormai definiti «alla Iris», look stravagante e anti-minimalista, lo scorso febbraio ha firmato un contratto con Img, l’agenzia di top model come Gigi Hadid e Kaia Gerber. Dice di lei il fotografo Bruce Weber: «Iris è uno dei miei soggetti preferiti. Ha quattro occhi davanti e due dietro, per questo riesce ad avere uno sguardo trasversale sulle cose. Sa sempre come allargare i tuoi orizzonti».
Giornalista (all’inizio), arredatrice (ha messo mano nella Casa Bianca dal 1950 al 1992 con nove presidenti, da Truman a Clinton), fondatrice con il marito Carl della Old World Weavers, azienda specializzata nella riproduzione di stoffe antiche, designer di gioielli, ispiratrice di una linea beauty per Mac Cosmetics.
Questo imprevisto successo che l’ha portata a essere l’unica testimonial novantenne di auto (Citroën) e moda (& Other Stories), protagonista della mostra Rara Avis dedicata ai suoi look, di un documentario, e, da pochissimo, della campagna del gelato Magnum #NeverStopPlaying, trova qualche spiegazione nell’autobiografia Iris Apfel. Icona per caso. Riflessioni di una star della terza età (HarperCollins). E se potessimo rubarle qualche segreto?
«Esagerate senza problemi»
«Mia madre diceva sempre che, con un abitino nero e gli accessori giusti, potevi creare un centinaio di look diversi. Compiva autentici miracoli con un semplice foulard. E aveva ragione. Puoi andare in ufficio e poi uscire a cena e persino andare a una serata di gala con gli stessi abiti, cambiando semplicemente gli accessori. I gioielli possiedono uno straordinario potere di trasformazione».
Iris Apfel si sente nuda senza bracciali, ne porta anche sei per polso, mescola pezzi di valore e chincaglieria, ha trasformato la casula di un sacerdote in un mantello prezioso, mette qualsiasi cosa sui jeans. Il suo invito: «Provate! Lanciatevi! More is more. Che cosa potrebbe succedervi, alla fine, di tanto terribile? Non esiste una polizia della moda pronta ad arrestarvi».
«Mai voler apparire giovane»
«Non si mette la minigonna a 75 anni. Si evitano i vestiti sbracciati, i capelli lunghi, il trucco eccessivo. Non c’è nulla che invecchi una donna quanto il tentativo di sembrare giovane, ma si può essere irresistibili a qualsiasi età, come diceva Coco Chanel. Basta scegliere l’abito in base all’occasione. Non si va al ristorante con le infradito, non sono adeguate. Ho l’impressione che oggi il concetto di “adeguato” sia stato un po’ dimenticato: la gente non vuole più fare fatica. Male».
«Basta nero totale»
«D’ inverno tutte le ragazze – proprio tutte – portano stivali neri, collant neri, un cappello nero e un giubbotto di pelle nera. È rarissimo vedere anche solo qualcosa di marrone. Lo fanno perché vogliono sentirsi accettate? Fare parte di un gruppo? O forse hanno paura di commettere un errore, visto che tutto costa caro?». Iris Apfel con suoi completi verdi, le mantella arancio, le piume fucsia, i colli di pelliccia arcobaleno, è un invito al colore: «Serve: oggi il mondo è così grigio! Tanto vale sbizzarrirsi. Perché non indossare qualcosa che urli al mondo:” eccomi qui”?».
«Lo stile non si compra»
Iris frequenta le svendite, i mercatini vintage, i negozietti dove una fashion victim non entrerebbe mai. Le piace trattare. E spiega: «Le persone più eleganti che ho conosciuto nella mia vita non avevano soldi. Puoi comprare la moda, non lo stile. Dopo la Seconda Guerra Mondiale ho viaggiato molto e ricordo ancora oggi donne napoletane che non avevano assolutamente niente, ma risultavano straordinariamente eleganti».
«Un tocco di rosso»
«Un tocco di rosso fa più effetto di un’intera secchiata d’acqua». Iris Apfel cita Matisse, che adora. Ma anche Man Ray, che paragonava «l’uso del rosso all’impeto e alla dignità di un cuore intrepido». Racconta: «A Mac dissi che i loro rossetti erano troppo nude, dovevano essere più coprenti e contenere più pigmenti. Andarono esauriti in un batter d’occhio. La gente rubava i tester nei negozi!» Very Red Apfel, prodotto da Edward Bess per Bergdorf Goodman è inconfondibile.
«Lavorate sino alla fine»
«Mi piace lavorare, fare cose nuove. Se la gente si interessa al mio stile o rimane sbalordita perché sgambetto ancora va benissimo. Sono convinta che siamo al mondo per realizzare qualcosa. Se smettiamo di usare il cervello, si atrofizzerà e improvvisamente smetterà di funzionare. Credo che la pensione sia un destino peggiore della morte». —