la Repubblica, 10 agosto 2019
Il problema dell’Iva
Per la Lega le clausole Iva scatteranno «se qualcuno la tira per le lunghe». Per i Cinque Stelle invece sono proprio le elezioni anticipate la causa del possibile aumento. I due partiti ex alleati di governo si attribuiscono reciprocamente la colpa di quello che a questo punto appare come inevitabile, la partita più importante e più onerosa della prossima legge di Bilancio: il mancato disinnesco delle clausole Iva, 23 miliardi nel 2020, oltre 50 miliardi in due anni, un peso insopportabile per i consumi che già stentano e per le imprese. Si prospetta una legge di Bilancio da oltre 40 miliardi, se si aggiungono le spese indifferibili (come le missioni militari all’estero) riforme fiscali come la flat tax, voluta fortemente dalla Lega, e i tagli al costo del lavoro. Se non si troveranno altre coperture, il passaggio dell’aliquota intermedia dell’Iva dall’attuale 22 al 25,2% e di quella ridotta dal 10 al 13% sembra difficile da evitare: i tempi sono stretti, le scadenze della legge di Bilancio sono fin troppo vicine, ed è improbabile che un nuovo governo all’indomani delle elezioni sia già in grado di mettere a punto un disegno di legge da inviare al Parlamento entro il 20 ottobre e subito dopo alla Commissione Europea (che deve pubblicare il proprio giudizio sulla manovra entro il 30 novembre), garantendone l’approvazione finale entro il 31 dicembre. Un governo tecnico avrebbe pochi margini di manovra, mentre con l’esercizio provvisorio le clausole Iva scatterebbero in automatico.
Ecco perché, secondo Francesco Boccia, responsabile Economia del Pd, il governo ancora in carica ha il dovere di agire subito: «Prima di litigare tra di loro e di dirsi di tutto, serve un grande gesto di responsabilità: si presentino in Parlamento con un provvedimento che preveda le coperture in sostituzione dell’aumento dell’Iva, e lo votiamo tutti. Le risorse si possono trovare anche tagliando la spesa improduttiva: è loro responsabilità se serve una copertura per 23 miliardi e mezzo, la coda delle vecchie clausole ormai si era ridotta a 12». «Il problema è trovare le coperture – concorda Renato Brunetta, deputato e responsabile economico di Forza Italia – e non è un problema di tempi, il governo ha avuto 14 mesi per farlo. Ma le clausole Iva potrebbero diventare il male minore: lo spread sta già salendo, i titoli delle banche sono crollati, agosto è il mese peggiore per le crisi perché basta un bassissimo livello speculativo, e 23 miliardi si possono perdere in una settimana, specie se entriamo in una campagna elettorale con Salvini schierato contro l’Europa e i mercati. Potremmo entrare in una situazione greca o pregreca, con deficit al 3,5% e debito al 140%».
Eppure non è detto che le clausole Iva debbano scattare: «Anche un governo di natura tecnica può fare una manovra ultralight – sostiene Enrico Zanetti, viceministro dell’Economia nel governo Renzi – utilizzando i 4-5 miliardi di risparmi di quota 100 e reddito di cittadinanza per posticipare all’1 marzo l’entrata in vigore delle clausole Iva, dando tempo così al nuovo governo di trovare le risorse per disinnescare definitivamente gli aumenti. Anche in passato gli aumenti furono fatti in corso d’anno». Ma l’Iva non è l’unico problema: sono molti i dossier economici che rimarrebbero aperti in attesa di soluzione, con la crisi di governo. E se i risparmiatori truffati hanno tirato un sospiro di sollievo il 7 agosto, quando il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha firmato l’ultimo dei decreti attuativi del Fondo di Indennizzo, rimangono ancora in sospeso, approvati “salvo intese”, il decreto Ilva, che ripristina temporaneamente la tutela legale per l’azienda, le norme salva Whirlpool, dal quale dipendono centinaia di posti di lavoro, e quelle per le tutele dei rider. A rischio anche il decreto “salva-conti”, che ha riportato il deficit al 2% scongiurando la procedura Ue, e che però deve ancora essere votato dalla Camera, è in calendario per il 16 settembre. In sospeso il piano di salvataggio di Alitalia, che coinvolge Atlantia, in bilico per la concessione sulle Autostrade, visto che il governo si è espresso per la revoca. C’è poi il capitolo banche, con Mps e il salvataggio di Carige. E rimangono anche i dossier di cui nessuno ormai parla, come le assunzioni nella Pubblica Amministrazione, svuotata da quota 100.